di Giovanni Tridente
Il recente viaggio apostolico a Cuba e negli Stati Uniti di Papa Francesco ha ridato fiato, soprattutto sulla stampa oltreoceano – insieme ad altre questioni, che si possono leggere qui – alle accuse di “comunismo” nei suoi confronti. Ciò è stato rilevato anche dal giornalista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi, che nell’intervista rilasciata in aereo durante il volo intermedio tra i due Paesi ha espressamente chiesto al Santo Padre cosa ne pensasse di queste “considerazioni abbastanza bizzarre”.
Il motivo vero di queste considerazioni risiedono probabilmente nel lungo discorso che Papa Francesco fece al II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari in Bolivia, nel precedente viaggio in America Latina del luglio scorso. E sembrano cozzare con un sistema capitalista autoreferenziale che esclude la persona umana, con tutto ciò che questo comporta. Sprazzi di altre affermazioni in questo senso si trovano anche nel recente discorso di Papa Francesco alla Sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite di New York.
Dal discorso ai Movimenti popolari della Bolivia – che ha una estensione di diverse cartelle e si può definire come una summa di tutte le affermazioni del Papa in argomento -, abbiamo estratto i passaggi che più si avvicinano a una presunta “concezione comunista” dei temi sociali e li abbiamo confrontati con quello che è da sempre l’insegnamento sociale della Chiesa, racchiuso in ogni suo dettaglio nei 583 punti del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, pubblicato nel 2004 dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace su incarico di San Giovanni Paolo II.
PROFITTO A TUTTI I COSTI
Voi nelle vostre lettere e nei nostri incontri – mi avete informato sulle molte esclusioni e sulle ingiustizie subite in ogni attività di lavoro, in ogni quartiere, in ogni territorio. Sono molti e diversi come molti e diversi sono i modi di affrontarli. Vi è, tuttavia, un filo invisibile che lega ciascuna delle esclusioni. Non sono isolate, sono unite da un filo invisibile. Possiamo riconoscerlo? Perché non si tratta di problemi isolati. Mi chiedo se siamo in grado di riconoscere che tali realtà distruttive rispondono ad un sistema che è diventato globale. Sappiamo riconoscere che tale sistema ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura? (Papa Francesco, II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 9 luglio 2015).
174 Il principio della destinazione universale dei beni invita a coltivare una visione dell’economia ispirata a valori morali che permettano di non perdere mai di vista né l’origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale, in cui la formazione della ricchezza possa assumere una funzione positiva. La ricchezza, in effetti, presenta questa valenza nella molteplicità delle forme che possono esprimerla come il risultato di un processo produttivo di elaborazione tecnico-economica delle risorse disponibili, naturali e derivate, guidato dall’inventiva, dalla capacità progettuale, dal lavoro degli uomini, e impiegato come mezzo utile per promuovere il benessere degli uomini e dei popoli e per contrastare la loro esclusione e il loro sfruttamento.
332 La dimensione morale dell’economia fa cogliere come finalità inscindibili, anziché separate e alternative, l’efficienza economica e la promozione di uno sviluppo solidale dell’umanità. La morale, costitutiva della vita economica, non è né oppositiva, né neutrale: se ispirata alla giustizia e alla solidarietà, costituisce un fattore di efficienza sociale della stessa economia. È un dovere svolgere in maniera efficiente l’attività di produzione dei beni, altrimenti si sprecano risorse; ma non è accettabile una crescita economica ottenuta a discapito degli esseri umani, di interi popoli e gruppi sociali, condannati all’indigenza e all’esclusione. L’espansione della ricchezza, visibile nella disponibilità di beni e di servizi, e l’esigenza morale di una equa diffusione di questi ultimi devono stimolare l’uomo e la società nel suo insieme a praticare la virtù essenziale della solidarietà per combattere, nello spirito della giustizia e della carità, ovunque ne sia rivelata la presenza, quelle «strutture di peccato» che generano e mantengono povertà, sottosviluppo e degradazione. Tali strutture sono edificate e consolidate da molti atti concreti di egoismo umano.
DENARO CHE DOMINA
L’ambizione sfrenata di denaro che domina. Questo è lo “sterco del diavolo”. E il servizio al bene comune passa in secondo piano. Quando il capitale diventa idolo e dirige le scelte degli esseri umani, quando l’avidità di denaro controlla l’intero sistema socioeconomico, rovina la società, condanna l’uomo, lo fa diventare uno schiavo, distrugge la fraternità interumana, spinge popolo contro popolo e, come si vede, minaccia anche questa nostra casa comune, la sorella madre terra (Papa Francesco, II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, 9 luglio 2015).
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