Il papa ha salutato il personale del Palazzo di vetro sottolineando la dignità del lavoro attraverso cui si esprime “la nostra dignità e il tipo di persone che siamo”Prima di parlare ai «grandi», Francesco ha incontrato «i piccoli»: i segretari, gli interpreti, i traduttori, gli addetti alle pulizie, i cuochi e il personale di sicurezza.
Due bambini avevano accolto con un mazzo di fiori il Pontefice all’ingresso del Palazzo di Vetro dell’Onu. Sono Emile e Maxime Antoine Laberge, rispettivamente di sette e sei anni, canadesi, figli di un membro della missione di pace delle Nazioni Unite ad Haiti morto durante il terremoto del 2010.
Il Papa ha quindi rivolto un breve saluto al personale dell’Onu, nella Secretariat Lobby, al piano terra del Palazzo di Vetro. Scherzando, Bergoglio, ha salutato anche i dipendenti «assenti a causa del sorteggio».
«La maggior parte del lavoro svolto qui – ha detto il Papa – non è del genere che fa notizia. Dietro le quinte, il vostro impegno quotidiano rende possibile molte delle iniziative diplomatiche, culturali, economiche e politiche delle Nazioni Unite, che sono tanto importanti per venire incontro alle speranze e alle aspettative dei popoli che compongono la famiglia umana».
«Siete esperti e operatori sul campo. Grazie per tutto ciò che fate! Il vostro lavoro silenzioso e fedele contribuisce non soltanto al miglioramento delle Nazioni Unite, ma ha pure un grande significato per voi personalmente, perché il modo in cui lavoriamo esprime la nostra dignità e il tipo di persone che siamo».
Francesco ha ricordato che molti «sono giunti in questa città da Paesi di tutto il mondo. E come tali siete un microcosmo dei popoli che questa Organizzazione rappresenta e cerca di servire». Come tanta gente in tutto il mondo, «anche voi – ha aggiunto – siete preoccupati del benessere e dell’educazione dei vostri figli. Vi sta a cuore il futuro del pianeta, e il tipo di mondo che lasceremo alle generazioni future».
«Oggi e ogni giorno – ha concluso Bergoglio – vorrei chiedere a ciascuno di voi, secondo le proprie capacità, di prendervi cura l’uno dell’altro: siate vicini gli uni agli altri, rispettatevi gli uni gli altri, così da incarnare in voi stessi l’ideale di questa Organizzazione di una famiglia umana unita, che vive in armonia, che opera non soltanto per la pace ma in pace; che agisce non solo per la giustizia, ma in uno spirito di giustizia».