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Quando famiglia fa rima con servizio

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Credere - pubblicato il 24/09/15

Équipes Notre-Dame, un movimento di spiritualità familiare dove gruppi di coniugi camminano insieme nella fede

di Adriano Torti

Gianni e Teresa Andreoli ci accolgono con semplicità nella loro casa all’interno di un bel palazzo ottocentesco sulle alture di Genova. Un edificio raggiungibile solo attraverso ripide scalinate e strette stradine che, con pochi passi, allontanano dal traffico cittadino e rimandano il pensiero alla vita quotidiana e ai fasti di una borghesia cittadina che una volta si gloriava di vivere nella città “Superba”.

I coniugi Andreoli di superbo non hanno nulla. Al contrario, se c’è una parola che può definire la loro vita insieme è “servizio”. «Ci siamo incontrati facendo volontariato», racconta Gianni. «Era il novembre del 1980 quando il terremoto devastò l’Irpinia. Io ero studente in medicina e Teresa era iscritta al primo anno della scuola per fisioterapisti. Non ci conoscevamo. Siamo partiti, animati come tanti giovani nostri coetanei dalla voglia di fare qualcosa per gli altri e di renderci utili». Con il passare del tempo la Caritas organizzò un campo base a Colliano, un paese gemellato con il capoluogo ligure. «Non ci siamo mai incontrati a Colliano, ma grazie a Colliano e al terremoto, che di per sé porta distruzione e dolore, ci siamo conosciuti e le nostre vite sono state “sconvolte”».

Sposati nel 1986, hanno tre figli tutti nati nei primi anni di matrimonio: Giacomo, Adele e Luigi. Il desiderio di servizio e di accoglienza emerge subito, quasi con prepotenza. «Eravamo convinti che nella nostra vita il servizio sarebbe stato uno degli elementi fondanti, uno spazio importante, ma non sapevamo né come né quando. Eravamo certi di alcuni presupposti, volevamo una famiglia numerosa, eravamo pronti ad accogliere i nostri figli fin da subito, volevamo che la nostra casa fosse accogliente per gli amici, per le nostre famiglie ed eravamo certi che il Signore doveva proprio abitare con noi». L’occasione però arriva presto, quasi per caso, «anche se siamo convinti che nulla accada per caso». Infatti, «ci siamo sentiti chiamati quando abbiamo saputo di Maria, una bambina in ospedale per la quale si stava cercando una famiglia affidataria» e l’esperienza dell’affido si è rivelata col tempo «molto importante». Allora «Maria aveva 5 mesi, due in meno di Giacomo, ed è stata con noi per qualche mese. Negli anni successivi altri bambini sono entrati nella nostra casa, sono stati accolti come figli anche se sapevamo che per loro c’erano altri disegni, altri progetti».

Direttore sanitario in una Azienda ospedaliera lui, fisioterapista lei, Gianni e Teresa attualmente sono i responsabili nazionali delle Équipes Notre-Dame, un movimento laicale di spiritualità coniugale nato in Francia alla vigilia della Seconda guerra mondiale e ben presto diffusosi in altri Paesi. In Italia ci sono circa 4.000 équipes distribuite in maniera differente su tutto il territorio nazionale. «Siamo un movimento laicale della Chiesa, un movimento di riferimento, non di appartenenza», spiega Gianni.

«Il nostro è un movimento di persone che vogliono vivere la fede e la vocazione coniugale nel lavoro, nell’ambito sociale, nelle parrocchie, nel volontariato, nella scuola», aggiunge Teresa. «In Équipe», chiariscono, «si vive in una dimensione a due e si condivide un percorso con altre coppie, un cammino di arricchimento spirituale». Vivere in Équipe «diventa una ricchezza esportabile, una caratteristica del nostro stile di servire». Nello stesso tempo «vivere con attenzione nella comunità parrocchiale di riferimento ci aiuta nel nostro essere équipier».

Infatti, «se viviamo in modo più vero e profondo la realtà, ampliamo il nostro orizzonte di preghiera, sia a livello personale, sia nella nostra coppia che all’interno della piccola comunità di coppie e sacerdoti del movimento». Tanti anni passati all’interno delle équipes «ci hanno aiutato a prendere coscienza della responsabilità reciproca che abbiamo di aiutare l’altro, il nostro coniuge, e a cercare il disegno che Dio ha su di lui». Lo specifico degli incontri, che hanno cadenza mensile, è «condividere ascoltando, senza mai giudicare». È un modo «per farsi carico gli uni degli altri con la preghiera, l’amicizia, la vicinanza».

Come responsabili nazionali delle Équipes, Gianni e Teresa si incontrano ogni due mesi insieme alle coppie responsabili delle diverse regioni. In queste occasioni si preparano le iniziative di animazione da proporre e attuare su tutto il territorio nazionale. Annualmente poi si svolge l’incontro internazionale che quest’anno si è tenuto a Roma e grazie al quale «abbiamo avuto la gioia di partecipare all’udienza privata con papa Francesco il 10 settembre». Incontrando il movimento, Francesco ha esortato i membri a farsi «vicini alle famiglie ferite, che sono oggi tanto numerose, a motivo della mancanza di lavoro, della povertà, di un problema di salute» e a «essere strumenti della misericordia di Cristo e della Chiesa verso le persone il cui matrimonio è fallito».

«All’interno del movimento», spiegano ancora i coniugi Andreoli, «nelle gioie e nelle difficoltà, sperimentiamo l’aiuto reciproco con l’accoglienza, la preghiera, l’amicizia, la convivialità». È un cammino che diventa testimonianza anche per i figli. «In qualche modo loro ci guardano», afferma Gianni. «Speriamo di passare loro un esempio di servizio e di gratuità, un modo di vivere che i nostri figli potranno utilizzare per affrontare la loro vita». Quello che più ci sta a cuore, aggiuge Teresa, «è avere la consapevolezza che ogni giorno siamo chiamati e che l’atteggiamento corretto è di non farsi scivolare le cose addosso ma farle entrare dentro di noi e capire come si possa rispondere alle sfide quotidiane come coppia e come famiglia».

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