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Ecco chi sono i quattro grandi americani citati dal Papa

Martin Luther King

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Vatican Insider - pubblicato il 24/09/15

Nel discorso al Congresso Francesco ha proposto le loro figure come modello di vita: Abraham Lincoln, Martin Luther King, Thomas Merton e Dorothy Day

di Mauro Pianta

Francesco li ha citati nel suo lungo e appassionato discorso a Capitol Hill, proponendoli come quattro modelli, quattro grandi figli dell’America. «Una nazione – detto il Papa – può essere considerata grande quando difende la libertà», come ha fatto il presidente Abraham Lincoln; «quando promuove una cultura che consenta alla gente di “sognare” pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare»; quando «lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro», frutto di una fede che «diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo» di padre Thomas Merton.

Ma vediamo, allora, più da vicino le biografie di queste importanti figure: alcune conosciute, altre  un po’ meno note al grande pubblico.

lincoln

Cominciamo con Abraham Lincoln che fu il sedicesimo presidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865) e fu il principale artefice della vittoria degli unionisti nella guerra di secessione americana e dell’abolizione della schiavitù.

Nato a Hodgenville, in Kentucky, il 12 febbraio 1809 da una famiglia di pionieri, intraprende gli studi giuridici, guadagnandosi ben presto una solida reputazione per la sua onestà.

Nel 1833 viene eletto deputato al parlamento dell’Illinois. Nel febbraio del 1861 sette stati sudisti si separarono formalmente dall’Unione; altri stati del sud seguirono il loro esempio e scoppiò la guerra che si concluse nel 1865 con la vittoria dei nordisti. Tra i momenti fondamentali della guerra civile ci fu la Battaglia di Gettysburg, a cui seguì – a guerra finita – il celebre discorso sull’importanza dell’unione degli Stati.

Già nel 1862 il presidente emanò il proclama di emancipazione che liberava gli schiavi e autorizzava la creazione di unità militari di colore.

Lincoln, però, era determinato a porre l’emancipazione su una base permanente e nel 1864 propose l’introduzione di un emendamento contro la schiavitù nella Costituzione. Tale emendamento venne accettato dopo la sua rielezione, nel 1865. Poche settimane dopo l’inizio del suo secondo mandato, Lincoln annunciò pubblicamente il suo sostegno al suffragio limitato per i neri in Lousiana.

Un fanatico sudista, John Wilkes Booth, preoccupato dell’eventualità che i neri potessero ottenere il diritto di voto, il 14 aprile del 1865 ferì mortalmente Lincoln, a Washington.

MLK

La lotta per la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King.

Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia). Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia a Boston.

Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel ’53. A partire da quell’anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel periodo ’55-’60, invece, è l’ ispiratore e l’ organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l’abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.

Nel 1957 fonda la “Southern Christian Leadership Conference” (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunci a il suo discorso più famoso “I have a dream….” (“Ho un sogno”). Nel 1964 riceve ad Oslo il premio Nobel per la pace.

Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati.

Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca.

Nel mese di aprile dell’anno 1968 Luther King si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero. Mentre, sulla veranda dell’albergo, s’intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: King cadde riverso sulla ringhiera, pochi minuti dopo era morto. Approfittando dei momenti di panico che seguirono, l’assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore diciannove del 4 aprile.

Thomas Merton

Thomas Merton (Prades, 31 gennaio 1915 – Bangkok, 10 dicembre 1968), di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è invece una delle figure di spicco del cattolicesimo nordamericano, nonché voce profetica della Chiesa universale del XX secolo. Monaco trappista, ma anche prolifico scrittore, poeta, pacifista e attivamente impegnato nel dialogo interreligioso, è stato un singolare esempio di religioso contemplativo attento e sensibile alle problematiche sociali del suo tempo.

Nasce nel 1915 a Prades, in Francia da padre neozelandese e madre statunitense, entrambi pittori e cresce tra gli Stati Uniti, Francia e Inghilterra. Nel 1933 intraprende un viaggio a Roma, dove viene molto colpito dalle basiliche paleocristiane e, nel Santuario trappista delle Tre Fontane, inizia a maturare l’idea di convertirsi al cattolicesimo. Nel 1939 completa i suoi studi universitari alla Columbia University di New York, specializzandosi in Letteratura inglese, con una tesi su Thomas Blake. In questo periodo, grazie all’influenza del docente cattolico Dan Walsh, completa il suo percorso di conversione al cattolicesimo, facendosi battezzare nel 1938 nella parrocchia newyorchese del Corpus Christi.

Dopo la laurea insegna per breve tempo Letteratura all’Università San Bonaventura di New York. Attirato dalla vita monastica contemplativa, dopo un ritiro spirituale presso l’abbazia trappista di Nostra Signora di Gethsemani, nei pressi di Bardstown, nel Kentucky, matura la decisione di entrarvi. Nel 1947 pronuncia i voti solenni, diventando monaco e nel 1949 viene ordinato sacerdote. Rimarrà nell’abbazia di Nostra Signora di Gethsemani, fino alla morte nel 1968, conciliando la vocazione monastica con l’attività di studioso e una ricca produzione letteraria: più di 50 libri, 2mila poesie e numerosi altri scritti. Tra le sue opere più conosciute il best-seller “La montagna delle sette balze”, dove si rifà al viaggio di Dante per narrare il suo itinerario spirituale alla ricerca di Dio.

Negli ultimi dieci anni della sua vita, hanno luogo alcune esperienze decisive, che lo spingeranno, sia ad approfondire la propria ricerca interiore che il proprio coinvolgimento nel mondo: l’incontro con la tradizione spirituale dell’Oriente cristiano e con le grandi religioni dell’Asia; l’analisi critica dei problemi sociali e politici del suo tempo; l’intrecciarsi del suo cammino con quello di alcune grandi figure del panorama culturale contemporaneo. La morte in guerra del fratello contribuisce molto a far maturare in lui una profonda avversione nei confronti di tutte le guerre che lo porterà a diventare attraverso i suoi numerosi scritti, uno dei principali punti di riferimento del movimento pacifista nordamericano degli anni ’60 e della battaglia contro il razzismo.

dorothy-day

Infine, la Serva di Dio Dorothy Day (New York, 8 novembre 1897 – New York, 29 novembre 1980), è stata un’importante esponente del cattolicesimo sociale negli Stati Uniti e co-fondatrice del Movimento dei lavoratori cattolici.

Nasce a Brooklyn l’8 novembre 1897 da una famiglia borghese di fede episcopaliana. Cresce tra San Francisco e Chicago e, dopo avere interrotto gli studi all’Università dell’Illinois, torna a New York, nella Lower East Side, dove si avvicina ai movimenti della sinistra radicale marxista allontanandosi dalla religione. Nel 1925 comincia il processo della sua conversione al cattolicesimo, che sfocia nel 1927 nel suo battesimo e in quello della figlia Tamar Teresa. Per mantenersi si dedica al giornalismo ed è in questi anni, quelli della Grande Depressione, che matura l’idea di usare il suo talento e la sua fede per la causa dei poveri.

Dopo avere assistito come inviata alla Marcia per la Fame a Washington dell’8 dicembre 1932, l’anno successivo fonda, insieme a Peter Maurin, il quotidiano cattolico “Catholic Worker” e il Movimento dei lavoratori cattolici, per aiutare i senzatetto e i poveri di New York, promuovere la causa dei diritti dei lavoratori e la non violenza.

In seguito, Dorothy Day apre in un quartiere povero di New York la prima “casa di ospitalità”. Il movimento, con le sue case, si diffonde rapidamente in altre città degli USA, in Canada e in Gran Bretagna: dal 1941 in poi saranno aperte decine di comunità, ognuna indipendente, ma tutte affiliate ai Catholic Workers. In una di queste case morirà il 29 novembre del 1980. Nel 2000 il cardinale O’Connor ha aperto la causa per la sua beatificazione, alla quale nel 2012 ha dato il suo sostegno la Conferenza episcopale degli Stati Uniti.

All’Udienza generale del 13 febbraio 2013, Benedetto XVI aveva citato Dorothy Day come un esempio di conversione: “Il cammino verso la fede in un ambiente così secolarizzato aveva detto il pontefice, richiamando alcuni suoi scritti – era particolarmente difficile, ma la Grazia agisce lo stesso”.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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