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“Vogliamo lasciare un mondo con le famiglie!”

September 22 2015 : Pope Francis meets families at the Metropolitan Cathedral in Santiago de Cuba.

©ALESSIA GIULIANI/CPP

September 2 2015 : Families attend Pope Francis at the Metropolitan Cathedral in Santiago de Cuba. - ©ALESSIA GIULIANI/CPP

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 22/09/15

Papa Francesco nell'incontro con le famiglie ha ringraziato i cubani per l'accoglienza e ha benedetto le donne "incinte di speranza"

È la famiglia che «ci salva dalla frammentazione e dalla massificazione». In casa, in famiglia, impariamo la fraternità, la solidarietà e l’accoglienza; impariamo a perdonarci.«Senza famiglia, senza il calore di casa, la vita diventa vuota» e «cominciano a mancare le reti che ci sostengono nelle difficoltà». Per questo, pur non esistendo la «famiglia perfetta», non bisogna dimenticare che le famiglie «non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità». Nell’ultimo appuntamento del suo viaggio cubano, Papa Francesco incontra le famiglie nella cattedrale di Santiago de Cuba e ricorda l’importanza dei contesti familiari nella vita e nella predicazione di Gesù che ha preferito manifestarsi durante matrimoni, visita alle famiglie e cene.

Il Papa, dopo aver ringraziato i cubani per il calore dell’accoglienza e aver definito quest’ultimo incontro come «la ciliegina sulla torta» perché in ogni momento della visita si è sentito «in famiglia», ha commentato il Vangelo delle Nozze di Cana. La vita pubblica di Gesù e il suo primo miracolo avviene nel corso di un matrimonio. «Gesù comincia la sua vita pubblica all’interno di una famiglia – spiega – in seno a una comunità domestica. Ed è in seno alle nostre famiglie che Egli continua a inserirsi, continua a esser parte».

«È interessante osservare come Gesù – continua Bergoglio – si manifesta anche nei pranzi, nelle cene. Mangiare con diverse persone, visitare diverse case è stato per Gesù un luogo privilegiato per far conoscere il progetto di Dio. Egli va a casa degli amici – Marta e Maria –, ma non è selettivo, non gli importa se sono pubblicani o peccatori, come Zaccheo… Matrimoni, visita alle famiglie, cene, qualcosa di speciale avranno questi momenti nella vita delle persone perché Gesù preferisca manifestarsi lì».

Il Papa ricorda come a Buenos Aires «molte famiglie mi spiegavano che l’unico momento che avevano per stare insieme era normalmente la cena, di sera, quando si tornava dal lavoro, e i più piccoli finivano i compiti di scuola. Era un momento speciale di vita familiare. Si commentava il giorno, ciò che ognuno aveva fatto, si metteva in ordine la casa, si sistemavano i vestiti, si organizzavano gli impegni principali per i giorni seguenti. Sono momenti in cui uno arriva anche stanco, e può capitare di assistere a qualche discussione, a qualche litigata. Gesù sceglie questi momenti per mostrarci l’amore di Dio».

È in casa, infatti, che «impariamo la fraternità, la solidarietà, il non essere prepotenti. È in casa che impariamo ad accogliere e apprezzare la vita come una benedizione e che ciascuno ha bisogno degli altri per andare avanti. È in casa che sperimentiamo il perdono, e siamo continuamente invitati a perdonare, a lasciarci trasformare. In casa non c’è posto per le “maschere”, siamo quello che siamo e, in un modo o nell’altro, siamo invitati a cercare il meglio per gli altri». È nel calore della casa che «le persone hanno cominciato a scoprire l’amore concreto e operante di Dio».

Ma, osserva ancora Francesco «in molte culture al giorno d’oggi vanno sparendo questi spazi, vanno scomparendo questi momenti familiari, pian piano tutto tende a separarsi, isolarsi; scarseggiano i momenti in comune, per essere uniti, per stare in famiglia. Allora non si sa aspettare, non si sa chiedere permesso né scusa, né dire grazie, perché la casa viene lasciata vuota. Vuota di relazioni, vuota di contatti, vuota di incontri». Il Papa ha raccontato che un laico suo collaboratore in Vaticano «mi raccontava che sua moglie e i figli erano andati in vacanza e lui era rimasto solo. Il primo giorno la casa stava tutta in silenzio, “in pace”, niente in disordine. Il terzo giorno, quando gli ho chiesto come stava, mi ha detto: “Voglio già che ritornino tutti”. Sentiva che non poteva vivere senza sua moglie e i suoi figli».

«Senza famiglia, senza il calore di casa, la vita diventa vuota – sottolinea Bergoglio – cominciano a mancare le reti che ci sostengono nelle difficoltà, che ci alimentano nella vita quotidiana e motivano la lotta per la prosperità. La famiglia ci salva da due fenomeni attuali: la frammentazione (la divisione) e la massificazione. In entrambi i casi, le persone si trasformano in individui isolati, facili da manipolare e governare. Società divise, rotte, separate o altamente massificate sono conseguenza della rottura dei legami familiari; quando si perdono le relazioni che ci costituiscono come persone, che ci insegnano a essere persone».

Nonostante le «molte difficoltà che affliggono oggi le nostre famiglie», Francesco invita a non dimenticare che «le famiglie non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità. Un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere, accompagnare».

E quando si discute a proposito del mondo che vogliamo lascare ai nostri figli, il Papa suggerisce «una delle possibili risposte»: «Vogliamo lasciare un mondo con le famiglie. Certamente non esiste la famiglia perfetta, non esistono sposi perfetti, genitori perfetti né figli perfetti, ma questo non impedisce che siano la risposta per il domani… Abbiamo cura delle nostre famiglie, vere scuole del domani».

Francesco ha invitato a pregare in modo particolare per l’incontro mondiale delle Famiglie a Filadelfia e per il prossimo Sinodo.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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