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Papa Francesco: “La nostra rivoluzione passa dalla tenerezza”

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Vatican Insider - Andrea Tornielli - pubblicato il 22/09/15

La messa del pontefice al Santuario della Virgen del Cobre. Come Maria, una Chiesa che esce di casa per servire

«Come Maria vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità». Lo ha detto Francesco nell’omelia della messa celebrata al santuario della Virgen de la Caridad del Cobre, a Santiago de Cuba, nelle ultime ore del suo viaggio in terra cubana. Durante la celebrazione, Bergoglio inaugura l’Anno giubilare mariano, che si concluderà nel settembre 2016, nel centesimo anniversario della proclamazione della Virgen del Cobre come Patrona di Cuba, da parte di Benedetto XV.

In prima fila, anche a questa terza messa in terra cubana – la prima celebrata all’interno di una chiesa e non in una Plaza de la Revolución – c’è il presidente Raul Castro. Entrando con la processione, Francesco, avvolto nei paramenti bianchi, si ferma a salutarlo.

Come già aveva fatto nella Plaza de la Revolución all’Avana, nell’omelia il Papa sottolinea come il «servire» sia la caratteristica del cristiano. Caratteristica peculiare, che si ritrova nelle parole e nei gesti di Gesù, con buona pace di quanti, anche in casa cattolica, guardano con un certo fastidio a queste sottolineature, quasi che l’attenzione per chi è povero e chi soffre fosse un cedimento al marxismo.

Commentando il Vangelo che descrive l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, Francesco afferma: «La presenza di Dio nella nostra vita non ci lascia mai tranquilli, ci spinge sempre a muoverci. Quando Dio ci visita, sempre ci tira fuori di casa. Visitati per visitare, incontrati per incontrare, amati per amare».

Il modello è Maria: dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata «la madre del Salvatore. Lungi dal credersi chissà chi e dal pensare che tutti sarebbero venuti ad assisterla o servirla, lei esce di casa e va a servire. Va ad aiutare sua cugina Elisabetta».

«Né agitata né addormentata – continua Francesco – Maria va di fretta, per accompagnare sua cugina incinta in età avanzata. Maria, la prima discepola, visitata è uscita a visitare. E da quel primo giorno è sempre stata la sua caratteristica particolare. È stata la donna che ha visitato tanti uomini e donne, bambini e anziani, giovani. Ha saputo visitare e accompagnare nelle drammatiche gestazioni di molti dei nostri popoli; ha protetto la lotta di tutti coloro che hanno sofferto per difendere i diritti dei loro figli».

Dopo aver ricordato la dedizione dei cubani per la Virgen del Cobre, Bergoglio ha continuato: «L’anima del popolo cubano è stata forgiata tra dolori, privazioni che non sono riusciti a spegnere la fede; quella fede che si è mantenuta viva grazie a tante nonne che hanno continuato a render possibile, nella quotidianità domestica, la presenza viva di Dio… Nonne, madri, e tanti altri che con tenerezza e affetto sono stati segni di visitazione, di coraggio, di fede per i loro nipoti, nelle loro famiglie».

«Siamo invitati – ha detto ancora il Papa – a vivere la rivoluzione della tenerezza come Maria, Madre della Carità.Siamo invitati a “uscire di casa”, a tenere gli occhi e il cuore aperti agli altri. La nostra rivoluzione passa attraverso la tenerezza, attraverso la gioia che diventa sempre prossimità, che si fa sempre compassione e ci porta a coinvolgerci, per servire, nella vita degli altri.La nostra fede ci fa uscire di casa e andare incontro agli altri per condividere gioie e dolori, speranze e frustrazioni.La nostra fede ci porta fuori di casa per visitare il malato, il prigioniero, chi piange e chi sa anche ridere con chi ride, gioire con le gioie dei vicini».

«Come Maria, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità». Come Maria, ha concluso Francesco,«vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione. Come Maria vogliamo essere una Chiesa che sappia accompagnare tutte le situazioni “imbarazzanti” della nostra gente, impegnati nella vita, nella cultura, nella società, non nascondendoci ma camminando con i nostri fratelli».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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