Il discorso di Viola Davis è stato definito da Vogue “il più potente di sempre” Viola Davis, protagonista nei panni dell’avvocato e docente Annalise Keating di How to Get Away With Murder (Le regole del delitto perfetto), è la prima donna di colore ad aver vinto l’Emmy come miglior attrice protagonista di una serie televisiva drammatica.
La 67ma edizione degli Emmy Awards è entrata quindi nella storia per un “tabù” infranto, consacrando un’attrice non caucasica.
Il discorso di accettazione della Davis è stato definito da Vogue “il più potente di sempre” (OptiMagazine, 21 settembre).
L’attrice ha iniziato citando Harriet Tubman, combattente per la libertà degli afro-americani: “Nella mia mente vedo una linea, e oltre quella linea vedo prati verdi, splendidi fiori e bellissime donne bianche con le braccia stese verso di me su quella linea, ma sembra che io non la possa oltrepassare”.
“L’unica cosa che separa le donne di colore da chiunque altro è avere delle opportunità”, ha dichiarato la Davis (Huffington Post, 21 settembre).
“Non puoi vincere un Emmy per ruoli che non esistono”, ha aggiunto, puntando il dito su una debolezza della televisione, che spesso non offre possibilità alle persone di colore, soprattutto alle donne.
Per questo, ha ringraziato “le persone splendide che sono Ben Sherwood, Paul Lee, Peter Nowalk, Shonda Rhimes, persone che hanno ridefinito cosa significhi essere bella, essere sexy, essere una donna di spicco, essere nera” (BuzzFeed, 21 settembre).
Allo stesso modo, ha ringraziato altri attori di colore: “i Taraji P. Henson, le Kerry Washington, le Halle Berry, le Nicole Beharie, le Meagan Good, le Gabrielle Union: grazie per averci fatto oltrepassare quella linea”.
La prima a commuoversi per le parole della Davis è stata Kerry Washington, che si è imposta all’attenzione di Hollywood nei panni di Olivia Pope in Scandal, un altro gioiello nato dalla mente di Shonda Rhimes e dalla squadra infallibile della sua casa di produzione, la Shondaland.
Merito della Rhimes è quello di aver “creato dei personaggi che abbattono gli stereotipi, di aver portato sugli schermi di tutto il mondo immagini femminili che destrutturano ogni prototipo classico. Donne in grado di guidare gli eventi, di conquistare spazi ed opportunità in un mondo ancora maschilista, donne dalla spiccata femminilità ma in grado di pensare come gli uomini, di mescolare astuzia e sensibilità. Idealiste ma a tratti anche ciniche, raramente succubi dell’universo maschile pure nella complessità delle trame in cui sono coinvolte, pronte ad imporsi con un carisma che sopravanza ogni distinzione di razza ed etnia” (OptiMagazine, 21 settembre).