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I vescovi africani dicono “no” al neocolonialismo e alla schiavitù ideologica

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Jesús Colina - Aleteia - pubblicato il 16/09/15
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Documento congiunto di denuncia rivolto al vertice ONU sul progetto di sviluppo mondiale“No” categorico al neocolonialismo e alla schiavitù ideologica; “sì” allo sviluppo dell’Africa basato su un rispetto autentico. È questa la sintesi della “Dichiarazione comune” appena pubblicata dai vescovi di Africa e Madagascar per invitare i responsabili politici ad ascoltare la voce della loro coscienza.

Il documento è stato pubblicato alla vigilia del vertice mondiale delle Nazioni Unite che si svolgerà a New York dal 25 al 27 settembre con lo scopo di adottare un progetto mondiale di sviluppo da qui al 2030.

La dichiarazione dei vescovi è stata redatta tra l’8 e l’11 giugno ad Accra (Ghana), durante la riunione di tutto l’episcopato africano e del Madagascar in preparazione al Sinodo sulla Famiglia, che verrà inaugurato il 4 ottobre prossimo in Vaticano.

Il testo, firmato da 45 vescovi africani, 32 dei quali presidenti di Conferenze Episcopali, in rappresentanza di 40 Paesi africani e del Madagascar, dieci cardinali e tre vescovi africani in Vaticano, lancia un pressante appello ai leader politici e “ai figli e alle figlie del nostro amato continente africano” per chiedere a tutti di “rispettare, amare e servire l’Africa nella verità”.

Seguendo la tradizione di san Gelasio, papa africano, i presuli invitano i dirigenti politici ad ascoltare la voce della loro coscienza e a ricordare che “ogni persona umana dovrà presentare i conti a Dio per le sue azioni”.

I vescovi africani definiscono un nuovo colonialismo i progetti di istituzioni straniere che cercano di imporre alla cultura e ai Governi africani politiche di promozione di “salute e diritti sessuali e riproduttivi”, così come la “prospettiva di genere”.

Istituzioni internazionali cercano infatti di imporre “come condizione di aiuto allo sviluppo” l’adozione di preservativi, servizi abortivi, educazione sessuale meramente tecnica senza tener conto dei principi etici e lo smantellamento degli “stereotipi” di genere.

In questo contesto, i vescovi sostengono di dover “dire categoricamente ‘No’ a questo progetto che finisce per assassinare il nostro continente”. In particolare, i rappresentanti della Chiesa mettono in discussione il Protocollo alla Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli, più noto come Protocollo di Maputo, redatto nel 1995 e applicato nel 2005.

Il documento spinge i Governi a legalizzare l’aborto e a promuovere tra la popolazione un ampio e indiscriminato accesso agli anticoncezionali.

I vescovi ritengono che questi progetti, “pilotati da agenti esterni all’Africa”, siano promossi anche da altri documenti internazionali, come la Dichiarazione di Addis Abeba sulla Popolazione e lo Sviluppo in Africa dopo il 2014.

I vescovi di Africa e Madagascar riconoscono di sentirsi “unanimemente feriti, nel più intimo del nostro cuore di pastori”, dalla “terribile recrudescenza dello spirito colonialista”.

Gli africani, affermano, non sono soci servili di agenti della governance mondiale. Hanno invece un contributo umano e spirituale profetico da offrire all’umanità in questo momento in cui la famiglia e la fede sono gravemente minacciate.

La dichiarazione è già stata inviata personalmente, tra gli altri, ai Capi di Stato e di Governo dell’Africa, al Segretario Generale dell’ONU e ai responsabili delle istituzioni africane.

 

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Dichiarazione comune dei vescovi di Africa e Madagascar

Tenendo conto degli sviluppi attuali nel continente africano, in vista del summit che si svolgerà dal 25 al 27 settembre a New York per adottare uno “sviluppo post 2015 globale”.

Rispettate, amate e servite l’Africa nella verità!

1. Ai nostri Capi di Stato e Governi africani,

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite,

Ai Capi di Stato e ai Governi con cui i nostri Paesi hanno celebrato accordi bilaterali o multilaterali,

Ai responsabili delle istituzioni panafricane,

Ai responsabili delle organizzazioni internazionali,

Ai partner della governance mondiale e ai finanziatori dello sviluppo,

Ai figli e alle figlie del nostro amato continente africano.

2. Noi, vescovi dell’Africa e del Madagascar, qui rappresentati dai presidenti delle nostre Conferenze Episcopali o dai vescovi da loro designati, animati da un grande amore per Dio e per tutti gli uomini, riponendo la nostra fiducia nella Provvidenza divina che fa concorrere tutto al bene di quanti cercano Dio, strettamente legati, insieme alla Chiesa universale, a tutta la famiglia umana, riteniamo sia nostro dovere di fronte all’Eterno, in questo momento critico della cooperazione internazionale, lanciare a tutti, e in particolare ai dirigenti politici e ai responsabili degli organismi internazionali, questo appello urgente:

3. Abbiate il coraggio e impegnatevi a rispettare, amare e servire l’Africa nella verità! Non abbiate paura di aprirvi al contributo umano e spirituale che il continente nero può offrire all’umanità in questo momento in cui in altri continenti la decadenza morale ha avuto come conseguenza mali che noi africani non vogliamo! Proteggete e difendete i valori ancestrali del nostro continente! Cercate e servite in primo luogo il bene dei vostri figli e delle vostre figlie! Rinunciate alla triplice seduzione del piacere, del denaro e del potere!

4. Siamo unanimemente feriti, nel più intimo del nostro cuore di pastori, dagli attacchi contro la vita, la famiglia, quello che è morale e sacro, il saggio sviluppo umano dei nostri giovani, futuro dell’Africa, la piena realizzazione delle donne, il rispetto per gli anziani, che nelle nostre culture africane è tanto forte. Interessi egoisti e perversi si impongono al nostro continente a una velocità che non smette di aumentare, com un’aggressività in continuo rafforzamento, in modo sempre più organizzato e finanziariamente potente, introducendo nelle nostre società un individualismo e un edonismo del tutto estranei a quello che siamo e che vogliamo essere.

5. Per questo motivo vi imploriamo di porre fine alle indecenti campagne di promozione della civiltà mondiale della morte nel nostro continente. Si tratta di una terribile recrudescenza dello spirito colonialista, camuffato sotto definizioni attraenti di libertà, uguaglianza, autonomia, democratizzazione e sviluppo. Preservativi, contraccettivi, programmi di educazione sessuale puramente tecnici, senza riferimento morale, aborto cosiddetto “sicuro” sono diventati più accessibili per gli africani delle istruzioni sullo sviluppo integrale di cui abbiamo una necessità fondamentale. Nessuno ignora più che dietro l’eufemismo “salute e diritti sessuali e riproduttivi” questi programmi siano semplicemente imposti come condizione di aiuto allo sviluppo. Lo stesso accade com la “prospettiva di genere”, in base alla quale la maternità e l’identità filiale e sponsale dell’essere umano e della famiglia, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sarebbero “stereotipi discriminatori”. No! In Africa le donne e gli uomini non sono individui autonomi dai propri genitori, sposi, figli: donne, uomini, bambini, siamo tutti persone, create per amore e per l’amore, e tutti facciamo parte di una famiglia e di una comunità unita in modo vitale, ontologico e affettivo!

6. Ogni africano è consapevole della manipolazione in corso. L’Africa non si sviluppa in armonia con la sua anima. Gli agenti della civiltà della morte utilizzano un linguaggio ambivalente, seducendo i decision makers e le popolazioni per renderli partner nel perseguitmento dei loro obiettivi ideologici. Coinvolgono il maggior numero possibile di persone nelle partnership di cui sono in realtà i padroni. Approfittano della povertà, della debolezza e dell’ignoranza per sottomettere i poveri e i Governi al loro ricatto.

7. Noi, pastori africani, non vogliamo che gli africani siano ridotti a “partner servili”. Si tratta di una nuova forma di schiavitù! Vogliamo che la dignità dei nostri popoli venga rispettata. No, l’Africa non è un immenso mercato potenziale per l’industria farmaceutica dei contraccettivi e dei preservativi. Sì, l’Africa è popolata da uomini, donne e bambini dotati di una dignità trascendente, di una vocazione magnifica ed eterna. Il popolo africano ha oggi una missione insostituibile nei confronti dell’umanità. È amato da Dio! Oggi l’Africa è il “polmone spirituale” dell’umanità, ha dichiarato solennemente Benedetto XVI[1]. A oltre 50 anni dalla decolonizzazione dei nostri territori, non è ormai ora di permettere ai popoli africani di determinarsi liberamente e di offrire le proprie ricchezze culturali all’umanità?

8. Constatiamo com profonda tristezza che le nostre istituzioni panafricane, fin dalla loro creazione, sono state sotto il giogo di lobby neocolonialiste. Nel 2003, queste hanno fatto adottare dall’Unione Africana appena istituita il Protocollo alla Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli sui Diritti delle Donne in Africa, l’unico trattato internazionale che riconosce vergognosamente l’aborto come un diritto delle donne. Così, pur se deputata a rappresentare, servire e far rispettare il popolo africano, l’UA ha venduto la sovranità dei popoli africani per alcuni sussidi e un miserevole “aiuto tecnico” giunto da fuori e altamente tossico per l’Africa. In dieci anni, 48 dei 54 Stati africani, sottoposti a un’incessante pressione esterna, hanno firmato il Protocollo di Maputo, e 36 lo hanno ratificato. Determinati ad applicarlo, questi stessi partner transnazionali della contraccezione e dell’aborto hanno esercitato la propria influenza a livello della Commissione Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli, “organo di supervisione” dell’applicazione dei trattati e dei protocolli da parte dell’Unione Africana e degli Stati membri.

9. I pastori africani hanno preso coscienza delle Osservazioni Generali nº2 sull’articolo 14.1 (a), (b), (c) e (f) e l’articolo 14.2 (a) e (c) del Protocollo alla Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli Relativo ai Diritti delle Donne in Africa [2], adottate dalla Commissione nel maggio 2014. Abbiamo constatato con costernazione la determinazione dei veri autori di queste osservazioni – la lobby transnazionale dei “diritti riproduttivi” – a far tutto perché gli Stati firmatari del Protocollo legalizzino o depenalizzino l’aborto medico sicuro, o rivedano le leggi restrittive per ampliarle; forniscano l’“accesso universale” alla “gamma completa” dei contraccettivi moderni; rimuovano le barriere ai servizi di salute riproduttiva che ritengono “basati su ideologie o convinzioni” (25); inseriscano la salute riproduttiva nei programmi scolastici (52) e i diritti sessuali e riproduttivi nei corsi di educazione civica (60); “sensibilizzino” i leader religiosi e i capi tradizionali sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne (44); garantiscano la prestazione di informazioni complete e di un’educazione sessuale agli adolescenti (51) e così via. Com quale diritto le ONG occidentali che rappresentano solo i propri interessi ideologici affermano che sia giuridicamente vincolante per gli Stati africani la loro visione del mondo? Perché questa programmazione e questa volontà di inquinamento e perversione generalizzata del continente africano?

10. Noi, pastori africani, siamo consapevoli che le pressioni vengono da tutte le parti e non sono solo giuridiche. Sono anche culturali, politiche, finanziarie ed economiche. Le dichiarazioni politiche adottate in quest’ultimo decennio a livello di Unione Africana contengono lo stesso programma. La Dichiarazione di Addis Abeba sulla Popolazione e lo Sviluppo in Africa, adottata in tutti i Paesi tranne il Ciad, è l’ultima a livello cronologico. La Campagna per l’Accelerazione della Riduzione della Mortalità Materna, Neonatale e Infantile in Africa promuove attivamente la contraccezione come mezzo per ridurre la mortalità materna! Prima di questa, il Piano d’Azione di Maputo per l’Implementazione del Quadro di Orientamento Continentale per la Promozione della Salute e dei Diritti Sessuali e Riproduttivi è stato dettato integralmente dagli agenti della rivoluzione sessuale occidentale. Tutte queste pressioni politiche ed economiche hanno un unico obiettivo: il controllo e la drastica riduzione della popolazione africana, la demolizione pianificata del matrimonio e della famiglia. Noi africani dobbiamo dire categoricamente “No” a questo progetto che finisce per assassinare il nostro continente. “Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche”, ci esorta papa Francesco. “Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire “no” a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire ‘no’ a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia” [3]. Allo stesso modo, come possiamo non lamentare l’inclusione dell’“Introduzione di un’educazione sessuale e riproduttiva completa adatta all’età”(par. 41) e dell’“accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in materia di riproduzione” nella Posizione Africana Comune sul Programma di Sviluppo per il post-2015 dell’Unione Africana?

11. I miliardi di dollari assegnati alla produzione e distribuzione di preservativi e contraccettivi, così come l’implementazione di programmi di educazione sessuale che non rispettano le norme morali universali, sono uno scandalo che grida vendetta ai cieli, una nuova schiavitù inflitta dall’idolo “denaro”. L’obiettivo da raggiungere è, in particolare, controllare efficacemente la crescita della popolazione africana, in base al “modello” occidentale, che attualmente accusa in Europa una crescita zero.

12. È giunto il momento di demistificare quello che il linguaggio della governance mondiale [4] definisce “proprietà nazionale” e iniziative “condotte dai Paesi”. No, questi programmi non hanno nulla di africano! Sono, dalla A alla Z, pilotati da agenti esterni all’Africa: dall’introduzione di concetti normativi dello “sviluppo” come il “genere” o la “salute riproduttiva” alla redazione dei documenti politici o giuridici [5] e alla loro adozione, poi alla loro implementazione e infine alla supervisione della loro applicazione. Facciamo appello alla responsabilità degli africani che, comprati dal denaro, collaborano a questi programmi odiosi e mortali. Invitiamo insistentemente i responsabili politici e religiosi, che hanno il duro compito di guidare e proteggere le nostre popolazioni africane, a studiare com attenzione e ad analizzare con grande cura e responsabilità i documenti, le strategie e i programmi di sviluppo della governance mondiale. Questi documenti, anche se nella loro presentazione e formulazione esteriore sembrano perseguire elementi di benessere e di prosperità per tutti, in realtà quando integrano, spesso in modo velato, l’agenda della rivoluzione sessuale occidentale sono veri programmi di distruzione dei poveri e dei valori dell’umanità, e non di sviluppo che rispetta la dignità e la sacralità della persona umana e del benessere della famiglia.

13. Noi pastori africani constatiamo oggi con profonda tristezza che il programma di sviluppo mondiale post 2015, nel suo stato di elaborazione attuale, porta avanti la dinamica delle conferenze del Cairo e di Pechino, e che vent’anni dopo queste conferenze le partnership istituite per implementarle sono diventate una potente forza politica e finanziaria. Ma queste “partnership”, nelle quali i nostri Governi e le nostre popolazioni si coinvolgono tanto facilmente, rubano agli africani la loro libertà sovrana e tradiscono la loro fiducia!

14. Noi, vescovi di Africa e Madagascar, sappiamo che le nostre preoccupazioni sono condivise da altre confessioni religiose, cristiane e musulmane, presenti nel continente, e dalle religioni tradizionali africane. Sono anche quelle dei nostri popoli, radicate nelle culture che celebrano la bellezza e la sacralità della vita e della famiglia. Autori e partner, africani o stranieri, dei programmi della cosiddetta “liberazione sessuale”, ascoltate la voce della vostra coscienza! Risvegliate la vostra coscienza! Ricordate che ogni persona umana dovrà presentare i conti a Dio per le sue azioni.

15. Papa San Gelasio I, un africano, scrisse nel 494 in una lettera indirizzata all’imperatore bizantino Anastasio I (491-518): “Supplico la tua pietà di non considerare arroganza l’ubbidienza ai princìpi divini. Non si dica di un imperatore romano, ti prego, che egli giudichi ingiuria la verità comunicata al suo intendimento. Due sono infatti i poteri, o augusto imperatore, con cui questo mondo è principalmente retto: la sacra autorità dei pontefici e la potestà regale. Tra i due, l’importanza dei sacerdoti è tanto più grande, in quanto essi dovranno rendere ragione al tribunale divino anche degli stessi reggitori d’uomini. Tu sai certo, o clementissimo figlio, che, pur essendo per la tua dignità al di sopra degli uomini, tuttavia devi piegare devotamente il capo dinanzi a coloro che sono preposti alle cose divine, e da loro aspettare le condizioni della tua salvezza”.

16. Lo Stato e le organizzazioni internazionali devono rispettare quello che tutti gli uomini e le donne possono riconoscere come reale, vero e buono nella loro coscienza e nel loro cuore. Devono onorare la trascendenza, centralità e superiorità in valore della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, della maternità e della vita, della religione. Devono servire i popoli per come sono e per come vogliono essere, radicati in una ricca diversità di culture. Possano le politiche di sviluppo cambiare radicalmente direzione in questo senso!

17. Il nostro auspicio, il nostro desiderio, la nostra preghiera, il nostro impegno pastorale hanno come fine che l’Africa, in questa era di globalizzazione, offra all’umanità di oggi il contributo insostituibile che ha da offrire all’umanità, in base ai dono che ha ricevuto da Dio e che le sono propri.

Accra (Ghana), 8-11 giugno 2015


[1] Omelia di papa Benedetto XVI nella Messa di apertura della II Assemblea Speciale per l’Africa, Basilica Vaticana, 4 ottobre 2009.

[2] http://www.achpr.org/fr/instruments/general-comment-two-rights-women/

Le Osservazioni sono state redatte con il sostegno tecnico del ramo africano di una lobby di origine americana, Ipas: un’altra conferma, in caso servisse, dell’origine straniera del protocollo, scritta a grandi lettere sui muri delle istituzioni panafricane.

[3] Discorso del Santo Padre papa Francesco durante l’incontro con le famiglie, Manila, 16 gennaio 2015.

[4] Una partnership mondiale multilaterale con al centro le Nazioni Unite.

[5] Ci riferiamo al Protocollo alla Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli sui Diritti delle Donne in Africa.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]