All’Onu “battaglia” comune per l’esposizione della bandiera. Nei Territori Occupati la Chiesa con i manifestanti di CremisanLa Santa Sede “non fa obiezioni” alla richiesta che le bandiere di Palestina e Vaticano possano sventolare all’Onu accanto a quelle degli Stati membri, pur essendo consapevole che la tradizione non lo preveda (Radio Vaticana, 28 agosto).
LE BANDIERE DI PALESTINA E VATICANO
La precisazione della Santa Sede fa seguito alla bozza di risoluzione presentata dalla Missione palestinese all’Assemblea generale, nella quale si chiede che – in vista del consueto appuntamento di settembre al Palazzo di Vetro dei capi di Stato e di governo e nell’imminenza della visita di Papa Francesco all’Onu – possano essere innalzate accanto alle 193 bandiere dei Paesi membri delle Nazioni Unite anche quelle degli “Stati osservatori non membri”, ovvero Palestina e Vaticano.
LA CONDANNA AI LAVORI DEL MURO
Ancora un segnale di intesa tra Vaticano e Palestina, dopo la firma, a giugno, dell’accordo che riguarda le attività della Chiesa cattolica nei territori controllati dall’autorità palestinese e il recente affondo del Patriarcato latino di Gerusalemme contro la ripresa dei lavori del Muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi. Il Patriarcato ha condannato l’operazione israeliana definendola «un insulto alla pace» (Radio Vaticana, 30 agosto).
LA PROTESTA DEI CRISTIANI
Molti cristiani hanno partecipato alla manifestazione di protesta, nella Valle di Cremisan, vicino Betlemme, contro la ripresa dei lavori, in un’area che accoglie la parrocchia di Beit Jala, i terreni di tante famiglie palestinesi, in gran parte cristiane, un monastero, un convento e una scuola elementare. La Corte suprema israeliana ha recentemente autorizzato i lavori con un provvedimento che ribalta una precedente sentenza. Dura la presa di posizione del Custode di Terrasanta Padre Pier Francesco Pizzaballa. «È una situazione di grande ambiguità legale, che influisce in maniera molto pesante sulla vita di tante famiglie» (Vatican Insider 29 agosto).
LA RIMOZIONE DEGLI ULIVI SECOLARI
Il movimento Pax Christi denuncia: «Quando le immagini delle ruspe e delle radici degli ulivi secolari del villaggio di Cremisan hanno cominciato a fare il giro del mondo, tutti hanno descritto la folle condizione dei proprietari di quelle terre, da anni aggrappati ad una sentenza della Corte israeliana che, dopo aver illuso di fermare l’assurda decisione di annessione di un’intera collina, ha lasciato il posto all’abbattimento di tutte le piante di ulivo. E le foto le hanno viste tutti. Ma è finita lì» (paxchristi.it).
TUTTI IN SILENZIO
Quando poi, prosegue Pax Christi, «si è diffusa la scena dell’aggressione del soldato al parroco e quelle decisamente inusuali della Messa celebrata esattamente lì, con l’altare picchettato dai militari, visto che le famiglie vittime di questa violenza sono della parrocchia di Beit Jala, allora tutti hanno alzato il tono della disapprovazione. Ma niente ha fermato le ruspe né coloro che hanno preso e approvato quella decisione».
LA BUFALA DELL’ULTIMATUM AL PAPA
Intanto è stata etichettata come «una farsa che non ha alcun valore legale» la lettera riportata dal quotidiano panarabo al Quds al Arabi in cui ci sarebbe stato un «ultimatum» a Papa Francesco: «Faccia marcia indietro rispetto al riconoscimento da parte del Vaticano della Palestina altrimenti “sarà processato in contumacia” da un “tribunale” religioso ebraico. L’aut aut, secondo fonti palestinesi, sarebbe stato lanciato da 71 rabbini con una lettera inviata al Pontefice al quale avrebbero dato tempo fino al 20 settembre prossimo per “chiedere scusa”». «Non ha alcun valore legale, è una farsa», ha detto il direttore del giornale Dimiti Daliani, membro, peraltro, dell’Assemblea Rivoluzionaria del Movimento palestinese al Fatah.