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I miracoli tra i piccoli ammalati di tumore visti da don Santo

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© agatakrreras

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 26/08/15

Il cappellano dell'ospedale Sant'Orsola parla di Dio nella vita delle persone in difficoltà

All’ospedale Sant’Orsola di Bologna, «in particolare nei reparti di pediatria e ostetricia», un giovane cappellano trentenne, dialoga ogni giorno con le famiglie dei bambini malati o malformati.

Un luogo dove farsi domande urticanti è inevitabile: «Davanti al dolore innocente – dice don Santo Merlini – le domande di senso si fanno più forti. Spesso mi sento dire: “Se Dio esistesse, nostro figlio non sarebbe passato attraverso questa malattia”. Oppure: “Perché proprio a mio figlio e non a uno più cattivo?”. O ancora: “Perché Dio ci ha dato un figlio per poi togliercelo?”» (Tempi.it, 24 agosto).

DIO HA UN PROGETTO POSITIVO PER TUTTI
Don Santo, della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, dice di non avere «una ricetta per ogni singolo bambino. So che non devo rispondere ai genitori con una teoria – dice sempre a Tempi.it – È facendo compagnia a queste persone che è possibile scoprire insieme quello che Dio sta chiedendo loro attraverso la prova. Io so che Dio ha sempre un progetto positivo: non so perché proprio quel bambino, non so perché quella malattia, ma a causa della mia fede so che è per un bene. E quando le famiglie si aprono e mi danno la possibilità di accompagnarle, a volte lo scopriamo assieme».

LA PICCOLA SOFIA
Fa l’esempio della famiglia di Sofia, una bambina vittima prima di un tumore al cervello e poi alla gamba. «All’inizio quando mi avvicinavo alla loro stanza, mi cacciavano via perché non volevano avere niente a che fare con un prete». Poi nel tempo, insieme hanno capito che «Dio non li aveva abbandonati, anzi, era vicino a loro durante la malattia. Così hanno scoperto il volto amorevole di Dio».

LA MADRE RISPONDE A VERONESI
Prima che «salisse al cielo, pochi mesi fa», don Santo ha battezzato Sofia e il suo fratellino. «I genitori hanno scoperto che questa malattia ha avuto un senso». E la mamma di Sofia, sottolinea il sacerdote, «con una semplicità che mi ha lasciato di stucco», ha risposto ad Umberto Veronesi. L’oncologo in un suo libro scrisse: “Il cancro è la prova della non esistenza di Dio. Come puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi?”. La mamma di Sofia gli ha risposto: «Non è vero, io attraverso il tumore di mia figlia ho conosciuto Dio».

LA RINUNCIA ALL’ABORTO
Un piccolo “miracolo”, un avvicinamento con Dio inatteso, che si ripete sempre più spesso con le donne che don Santo convince a non abortire: «Al Sant’Orsola appena ti fanno una diagnosi di malformazione del feto, ti propongono in automatico di abortire. Io ne ho convinte molte a non farlo e spesso, quando il bambino nasceva e magari non aveva nulla di quanto predetto dai medici, venivano a ringraziarmi. La verità è che i miracoli accadono. Anche la bravura dei medici è importante, ma spesso non c’è proprio altro da dire».

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