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Cristiani nel mondo: 100 milioni di perseguitati

al furqan Mosul, Iraq – ISIS © al-Furqān Media – it

© al-Furqān Media

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 04/08/15

Un dossier di Caritas italiana fotografa la difficile condizione dei cristiani e l'aumento globale di intolleranza verso le minoranze

Sono oltre 100 milioni i cristiani nel mondo vittime di discriminazioni, persecuzioni e violenze. All'intolleranza del fanatismo religioso e ideologico fanno da contrappunto sistemi istituzionali che non riconoscono la libertà religiosa e le strategie politiche dei regimi totalitari. Nella top ten dei paesi con il più alto numero di persecuzioni contro minoranze e gruppi etnico-religiosi ci sono soprattutto i paesi del Medio Oriente – Siria e Iraq dove il terrorismo dell'Isis ha aggiunto nuovi motivi di barbarie e orrore – e dell'Asia, come Afghanistan, Pakistan, Myanmar, e anche dell'Africa: Somalia, Sudan, Repubblica del Congo, Sud Sudan e Repubblica centrafricana. Nella Corea del Nord del dittatore Kim Jong-un ci sono tra 50 e 70 mila cristiani in campi di detenzione. Si calcola che da novembre 2013 al 31 ottobre 2014 i cristiani nel mondo uccisi per ragioni strettamente legate alla loro fede siano stati 4.344, mentre le chiese attaccate per la stessa ragione sono state 1.062. Il Rapporto di Caritas italiana "Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa tra terrorismo e migrazioni forzate" pubblicato a fine luglio (www.caritasitaliana.it) mette in fila i dati di un fenomeno che, nonostante i ripetuti appelli di papa Francesco e dei vescovi del Medio Oriente, non sembra ancora scuotere sufficientemente la coscienza dell'Occidente cristiano. Il paradosso è che proprio l'identificazione tra Occidente e cristiani tout court è uno dei motivi che li rende bersaglio delle persecuzioni in qualsiasi parte del mondo si trovino, come spiega ad AleteiaSilvio Tessari, responsabile del settore Africa del nord e Medio Oriente dell'area internazionale di Caritas italiana e uno degli curatori del Rapporto.

Il Rapporto evidenzia dei dati impressionanti: quello della persecuzione dei cristiani è un fenomeno sottovalutato nel tempo o c'è stata di recente una escalation?

Tessari: Più che sottovalutato, il fenomeno è stato praticamente ignorato. Si è avuto un sussulto l'anno scorso quando l'Isis ha conquistato alcuni territori dell'Iraq e della Siria obbligando i cristiani a convertirsi o ad andarsene, portando con sé solo i vestiti che indossavano. Ma non c'è solo il califfato. Come afferma il Rapporto, l'Europa continua a fingersi sorda indicando nell'islamismo radicale la principale ragione delle persecuzioni contro i cristiani del Medio Oriente e nel mondo. In parte è vero, ma in America latina i cristiani sono presi di mira dai narcotrafficanti perchè ciò in cui credono rovina la "piazza" al mercato della droga. E ci sono legislazioni di Paesi come l'India che non ammettono le conversioni religiose e quindi limitano la libertà di coscienza.

Si tratta di un problema, come evidenzia anche il Rapporto, che colpisce anche molte altre minoranze etniche e religiose…

Tessari: Certamente oggi i cristiani in Medio Oriente sono perseguitati, ma avviene lo stesso con gli yazidi e imperversa la violenza settaria tra sunniti e sciiti, che sono le due principali confessioni all'interno del mondo islamico. Attraverso la presenza delle Caritas dei vari paesi ci rendiamo conto che c'è un aumento di insofferenza a livello globale verso il diverso da me. Lo dimostra il crescendo di insofferenza verso le minoranze che si registra nella stessa Europa e soprattutto nel nord Europa, in paesi come Norvegia, Danimarca, Svezia, noti da sempre per accoglienza e democraticità.

Quali sono le cause?

Tessari: Il dossier evidenzia come spesso le cosiddette "guerre di religione" coprano precisi interessi politici ed economici. C'è, inoltre, il tema delle diseguaglianze: è inevitabile che se le risorse fossero distribuite più equamente, se ci fosse più giustizia sociale nel mondo e all'interno degli stessi paesi, i conflitti avrebbero meno occasioni di esplodere. Le difficoltà delle varie situazioni economiche e sociali sono come benzina sul fuoco quando si cerca un capro espiatorio per i problemi, tenendo conto che in molti paesi cristianesimo equivale a Occidente, ricco ed egoista. Ed è chiaro, come è stato rilevato, che è più facile prendersela con i cristiani che si hanno in casa piuttosto che andare ad attaccare il Parlamento europeo o la Casa Bianca.

Di fronte al terrorismo di matrice islamica, tuttavia, è facile cedere all'idea dello "scontro di civiltà": come fare per evitarla?

Tessari: Bisogna costruire una cultura contraria. E' verosimile che si possa andare a uno scontro tra sistemi ideologici e religiosi, ma ci sono altrettante ragioni e possibilità perchè i popoli scelgano una convivenza pacifica, sforzandosi di capire il punta di vista dell'altro. In questo processo serve il rispetto per tutte le religioni, ma anche delle leggi che tutelano i diritti fondamentali della persona. E' un lavoro di costruzione di civiltà perchè tutti si sentano "cives" del mondo, con pari dignità. In questo lavoro di costruzione di civiltà è possibile far emergere il volto di pace delle religioni, come già testimonia il lavoro delle Caritas del Medio Oriente.

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