L'intenzione è importante, ma non è tutto
Sappiamo che i Dieci Comandamenti della legge morale naturale sono stati confermati dal Vangelo. Il Vangelo e gli altri testi del Nuovo Testamento dimostrano che Cristo insegnava morale.
E nel fare ciò, Cristo teneva conto sempre a mente le due dimensioni delle azioni umane: quella esteriore (gli atti esterni) e quella interiore (la rettitudine della coscienza umana e della volontà).
La morale deve tener conto di queste due dimensioni degli atti umani. Queste due dimensioni sono come un foglio di carta che ha un’altezza e una larghezza; se si spezza in una delle due parti smette di essere ciò che era.
Una semplice morale centrata solo sulle intenzioni e che non tenga conto delle opere in cui si plasmano gli atteggiamenti e le intenzioni sarebbe una morale falsa o incompleta.
Il Signore dava un’importanza fondamentale alla dimensione interiore, al cuore (in termini biblici).
Gesù ha insegnato che il male risiede nel cuore, ovvero nella coscienza e nella volontà: “Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo” (Mt 15,18).
Cristo lo sottolinea con ancora più forza quando parla dell’adulterio del cuore. Se si estirpa la radice cattiva, non ci sono frutti cattivi.
Gesù indica dove si trova la causa di queste opere, che in definitiva sono una manifestazione di ciò che c’è dentro.
Il fatto che la dimensione interiore dell’atto umano abbia un’importanza fondamentale non vuole dire che la dimensione esteriore, “l’azione”, non influisca sulla persona o non abbia rilevanza morale.
Qualsiasi cosa negativa, per quanto possa essere buona l’intenzione con cui si esegue, non smette di provocare il male, e l’atto umano che la realizza – composto dal soggettivo e dall’oggettivo – risulta negativo e danneggia la persona.