Giovanni Paolo II: “quel volontario ‘farsi prigioniero del confessionale'”
"L'umiltà è il miglior modo per amare Dio. E' il nostro orgoglio ad impedirci di diventare santi" (Curato d'Ars)
L'umiltà è stata la cifra autentica della vita di san Giovanni Maria Vianney – noto come "curato d'Ars" per il luogo in cui esercitò la sua intensa vita pastorale -, nato nel 1786 a Dardilly in una famiglia umilissima di contadini, dalla quale apprese la viva tradizione della fede in tempi molto difficili per la Chiesa, come quelli della Francia post-rivoluzionaria e del regime del Terrore di Robespierre.
L'amore verso Dio portava il piccolo Giovanni Maria, di scarsissima istruzione – e lo studio costituì successivamente un'enorme difficoltà nella sua strada verso il sacerdozio – a farsi maestro dei concetti base del catechismo, prima con la sorellina e gli altri pastorelli che come lui, all'età di 7 anni, avevano ricevuto la responsabilità del gregge di famiglia e poi dei contadini del villaggio di Noës, nel periodo dellla sua vita in cui divenne involontariamente un disertore, essendo stato richiamato alle armi mentre stava studiando da sacerdote.
"Figlioli miei, il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio" (Curato d'Ars)
Faticosamente superati gli studi canonici in cui si era distinto, però, per pietà e devozione mariana – "ho amato la Madonna prima di conoscerla, è il mio affetto più antico" soleva dire il futuro santo – venne ordinato sacerdote il 13 agosto 1815. Il suo primo incarico fu quello di vicario parrocchiale a Ecully, presso il parroco don Carlo Balley, suo padre spirituale, che lo aveva accolto a studiare nel piccolo seminario domestico in cui aveva trasformato al sua casa per ospitare giovani desiderosi di intraprendere la via del sacerdozio e che lo aveva sostenuto vigorosamente fino al completamento degli studi nel Seminario maggiore di Lione.
Il primo atto del suo ministero fu un battesimo, il 27 agosto 1815. A Ecully le attività principali del giovane Giovanni Maria erano costituite da interminabili ore al confessionale – tanto da trascurare anche i pasti -, dal catechismo ai bambini, le prediche dal pulpito. La sorella Margherita testimoniò come, sebbene ricevesse dai suoi parrocchiani il prezzo del mantenimento, il sacerdote spesso si ritrovasse senza nulla perchè donava anche i propri vestiti ai mendicanti, imitando in questo lo stile estremamente rigoroso e ascetico del suo maestro, don Balley. Alla morte di questi, Vianney fu destinato alla piccola cappellania di Ars, un paesino – 230 abitanti in tutto – 35 km a nord di Lione, dove arrivò il 9 febbraio 1818.
All'ingresso del paesino c'è oggi un monumento che ricorda l'incontro tra Vianney e il suo primo parrocchiano, Antonio Givre, uno dei pastorelli a cui il nuovo parroco – che aveva fatto a piedi i 30 km tra Ecully e Ars, si era rivolto per chiedere indicazioni: "Tu mi hai indicato la strada per Ars – disse Vianney – io ti insegnerò la strada per il Paradiso". E' l'obiettivo per cui Vianney si prodigò nei successivi 40 anni, consumandosi letteralmente per lo zelo verso il popolo che gli era stato affidato con la sola indicazione, da parte del vescovo: "Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete".
"Per oltre quarant'anni – afferma il Martirologio Romano – guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villeggio d'Ars vicino a Belley, in Francia, con l'assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell'ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio".
"Figli miei penso spesso che la maggior parte dei cristiani che si dannano, si dannano a causa della loro ignoranza" (Curato d'Ars)
Per questo il curato d'Ars radunava i fanciulli alle prime ore del mattino, prima che partissero per il pascolo e la domenica: "suonava lui il catechismo dei fanciulli – affermano i biografi – lo cominciava con la preghiera, che recitava in ginocchio, senza mai appoggiarsi. Quindi attirava l'attenzione dei piccoli con alcune forti riflessioni; presentata la lezione ne faceva la spiegazione, breve e facile". Una formazione robusta che i successori di Vianney ad Ars, molti anni dopo, avrebbero constatato con meraviglia negli anziani parrocchiani.
All'istruzione degli adulti dedicava soprattutto l'omelia della Messa domenicale: la preparava sul Catechismo del Concilio di Trento, sui trattati spirituali e sulle vite dei santi e per memorizzarla rinunciava a molte ore di sonno, a causa delle difficoltà mnemoniche. Poichè molto uomini preferivano alla domenica recarsi all'osteria, consumando i pochi denari nel vino, il curato pronunciò severissime invettive contro questi luoghi tanto che alcune taverne dovettero chiudere i battenti per mancanza di clienti e a uno degli osti caduto in rovina il parroco si trovò a dover prestare del denaro per intraprendere un'altra professione…
"Andate pure di continente in continente, di regno in regno, di ricchezza in ricchezza, di piacere in piacere: non troverete la felicità che cercate. La terra e quanto contiene non possono appagare un'anima immortale più di quanto un pizzico di farina possa saziare un affamato" (Curato d'Ars)
Vianney, la cui festa liturgica si celebra il 4 agosto, morì nel 1859 in fama di santità e già Ars era diventata meta di pellegrinaggi mentre era in vita. Papa Pio X lo ha proclamato beato l'8 gennaio 1905 e Pio XI, il 31 maggio 1925, lo ha canonizzato e proclamato patrono dei parroci. Nel centenario della sua morte, il 1° agosto 1959, papa Giovanni XXIII gli ha dedicato l'enciclica Sacerdotii Nostri Primordia, additandolo a modello dei sacerdoti.
Nel 1986, papa Giovanni Paolo II, nel bicentenario della nascita del santo, andò in pellegrinaggio ad Ars e dedicò a Vianney la lettera che come d'abitudine inviava a tutti i sacerdoti il Giovedì Santo. Il santo pontefice polacco era impressionato dall'"eroico servizio confessionale" del curato d'Ars che confessava più di dieci ore al giorno, nutrendosi poco e dedicando al sonno poche ore. In questo modo era riuscito, in un difficile periodo storico "a suscitare una sorta di rivoluzione spirituale in Francia e non soltanto in Francia. Migliaia di persone passavano per Ars e si inginocchivano al suo confessionale. Sullo sfondo della laicizzazione e dell'anticlericalismo del XIX secolo, la sua testimonianza costituisce un evento davvero rivoluzionario". Dall'incontro con questa figura, sottolinea Giovanni Paolo II, "trassi la convinzione che il sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione attraverso il confessionale, attraverso quel volontario 'farsi prigioniero del confessionale'".
In occasione del 150° anniversario della sua morte, nel 2009, papa Benedetto XVI ha indetto un Anno sacerdotale dedicato alla sua figura "vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo".