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Sant’Eurosia, signora delle tempeste

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 20/07/15
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La devozione alla fanciulla, martire a 16 anni, è diffusa soprattutto in Spagna, Francia e Italia

Folgori, vento e tuoni assordanti e uno scrosciare di grandine a flagellare la terra: terribili le forze del cielo che si scatenano all'improvviso, ma ancora più terribile la scena che illumina il livore dei lampi. Una fanciulla di sedici anni tende verso l'alto i moncherini di entrambi i polsi in una muta e disperata preghiera, mentre una scimitarra levata in aria sta per abbattersi sul suo collo. L'anno è l'880 e il feroce episodio si svolge in una selva ai piedi dei Pirenei, non lontano dalla cittadina di Jaca, a quel tempo capitale del Regno di Aragona. Quando la testa della fanciulla rotola al suolo, una voce più forte della tempesta proclama dal cielo: "Sia dato a Lei il dono di sedare le tempeste, ovunque sia invocato il suo nome".

 

E' così che la dolce Eurosia, canonizzata due anni più tardi e la cui festa si celebra il 25 giugno, diventa la signora delle tempeste, invocata contro i fulmini, le grandinate e anche per i frutti della terra. Certo non l'avrebbe immaginato quando, ancora bambina, Dobroslava giocava alla corte di suo padre, il duca di Boemia Moyslav. Scomparsi precocemente entrambi i genitori, la piccola venne accolta come una figlia dal nuovo duca Boriboy e dalla sua giovane moglie Ludmilla, quasi una coetanea, essendo andata sposa appena adolescente. I duchi erano impegnati a diffondere la religione cristiana nella regione e anche Dobrolasva venne battezzata, assumendo come nome l'equivalente greco di Eurosia. Erano tempi turbolenti e la famiglia ducale venne costretta all'esilio dalla presa del potere da parte di un gruppo di cechi-boeri di religione pagana. Fu solo grazie all'intervento e alla mediazione di san Metodio, il grande evangelizzatore dei popoli slavi insieme al fratello san Cirillo, che il duca e la sua famiglia dopo qualche tempo poterono tornare in Boemia.

 

UNA SPOSA PER IL RE

 

E fu proprio san Metodio il primo anello della catena di eventi che portarono Eurosia a morire ai piedi dei Pirenei, martire della fede incrollabile in quel Gesù appena conosciuto. Nell'880 il santo evangelizzatore degli slavi fu richiamato dal papa Giovanni VIII a Roma, dove in quel momento era presente un'ambasceria del conte spagnolo d'Aragona venuta a chiedere, tra le altre cose, consiglio al papa sul nome di una sposa per l'erede al trono di Aragona e Navarra, Fortun Jimenez. La questione non era così facile come poteva sembrare, perchè in quel momento il regno spagnolo era impegnato nella lotta contro i saraceni e occorrevano principi all'altezza di questo confronto cruento con i popoli infedeli. Coinvolto dal papa nella scelta, san Metodio indicò come sposa Eurosia, di cui conosceva la fede e la bontà verso i poveri. La proposta venne inviata in Boemia e accettata di buon grado dal duca e dalla stessa Eurosia la quale, nonostante la personale inclinazione per una vita di preghiera, vide nella richiesta avallata dall'autorità del pontefice il segno di un diverso disegno di Dio sulla sua vita.

 

LA CORONA DEL MARTIRIO

 

Accompagnata da una delegazione ducale, la fanciulla si mise in viaggio verso Jaca dove avrebbe dovuto incontrare il futuro sposo e diventare regina in terra di Spagna. Ma un'altra corona era stata predisposta per lei, quella della gloria del martirio. Avvenne che la regione intorno a Jaca fu oggetto all'improvviso dell'invasione di saraceni guidati dal rinnegato Aben Lupo. Questi, ucciso l'ambasciatore che avrebbe dovuto annunciare l'arrivo di Eurosia, venne a conoscenza dei piani per il matrimonio e del rango della fanciulla in viaggio e maturò così il proposito di catturarla per tenerla con sè. Avvertiti degli avvenimenti che andavano maturando, Eurosia e la sua delegazione fuggirono sui monti, ma furono facilmente raggiunti dal bandito che tentò con ogni mezzo di convincere la ragazza a rinunciare al proposito di sposare il principe ereditario e a rinnegare la sua fede. Di fronte al fermo rifiuto di Eurosia uccise la gran parte dei membri della comitiva e inseguì la ragazza in fuga. Con ferocia si accanì sulla coraggiosa fanciulla chiusa nel rifiuto di sconfessare Cristo facendole amputare entrambe le mani e poi i piedi. L'ultimo atto, mentre dal cielo si scatenavano furiosi elementi che mettevano in fuga i saraceni, fu quello di decapitarla.

 

SANTA A FUROR DI POPOLO

 

Due anni più tardi le spoglie di Eurosia vennero trovate da un pastorello chiamato Guilleu cui un uccellino, mentre era al pascolo, aveva suggerito di raccogliere i resti della fanciulla per portarli nella chiesa di Jaca. La tradizione vuole che mentre il pastorello compiva il percorso con le spoglie di Eurosia al suo passaggio si aprissero le corolle dei fiori, le fontane secche ricomiciassero a dare acqua spontaneamente e le campane dalle torri suonassero senza che una mano umana le percuotesse. All'epoca di Eurosia il processo di canonizzazione si svolgeva solo a livello diocesano: nell'accertare la santità della giovane martire si tenne in gran conto la vox populi e il giudizio del popolo cristiano sui miracoli a lei attribuiti. Ci fu una votazione di tipo popolare e il risultato dello scrutinio non lasciò dubbi sulla fama di santità della mancata regina di Aragona e Navarra. La canonizzazione avvenne a Jaca, dove ancora sono i resti della santa, il 25 giugno 882. Durante la solenne celebrazione l'officiante sollevò le spoglie della martire tenendoli per qualche momento alla vista dei numerosi presenti, molti dei quali si erano convertiti proprio grazie ad Eurosia. E anche in quel momento solenne, la generosa fanciulla di Boemia non fece mancare la sua presenza benevola: la leggenda dice che furono molti i malati che ottennero la guarigione e molti di più i miscredenti che ebbero in dono la luce della fede.