Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 29 Marzo |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

La storia dietro la “Madonna nera”

web-000_par8003827_1436997172594 – it

FABRICE COFFRINI / AFP

Silas Henderson - Aleteia - pubblicato il 17/07/15

Celebrare lo spirito contemplativo di Maria con Nostra Signora di Einsiedeln

Il 21 gennaio 861, due ladri uccisero brutalmente un anziano monaco benedettino che viveva da decenni come eremita nella Foresta Nera svizzera. Il monaco, Meinrado, aveva offerto ai due ladri cibo e rifugio, pur avendo avuto una premonizione sul fatto che avevano intenzione di ucciderlo.

Il piccolo eremo di San Meinrado – ora onorato come il “Martire dell’Ospitalità” – è diventato un luogo di pellegrinaggio e casa di altri eremiti, incluso il beato Benno di Metz. Un’abbazia benedettina è stata costruita sul posto nel 934 sotto la cura del primo abate, il beato Eberhard. Nel corso dei secoli, questa importante e storica abbazia – l’abbazia di Maria Einsiedeln – ha goduto di molti privilegi ed è stata la casa di numerosi santi, come il vescovo San Wolfgang di Regensburg, gli abati San Thietland, San Gregorio e Sant’Adalgott e i monaci beato Kuno, beato Ulrich e Sant’Alarico. Oggi un altro dei monaci di Einsiedeln, il venerabile Meinrad Eugster (d. 1925), è un candidato alla beatificazione.

Nel 1854, due monaci missionari viaggiarono dalla Svizzera alle colline dell’Indiana meridionale, stabilendo un monastero che alla fine sarebbe diventato l’arciabbazia di San Meinrado. Quei monaci svizzeri portarono con loro l’immagine della nota “Madonna nera” che era stata venerata per secoli nella loro abbazia originaria, introducendo questa devozione negli Stati Uniti.

La parola “einsiedeln” significa “eremo”, e si riferisce alla dimora originaria di San Meinrado. Un’antica tradizione riferisce che una statua della Madre di Dio nell’eremo del santo divenne il centro di preghiere e pellegrinaggi e venne tramandata da una generazione di monaci all’altra. Purtroppo l’immagine originaria è andata perduta (forse in uno degli incendi che hanno devastato l’abbazia nel corso degli anni); la statua della Madonna col Bambino ora venerata nell’abbazia di Einsiedeln è stata scolpita da un ignoto artigiano alla metà del XV secolo e si erge in una cappella marmorea splendidamente adornata costruita sul luogo dell’eremo di San Meinrado. Nella cappella sono custodite anche le reliquie del santo.

L’immagine attuale, annerita da secoli di fumo di candele e incenso e nota come Nostra Signora di Einsiedeln, è un riverito simbolo di Maria, onorata con quel titolo da monaci, suore e sorelle benedettini in tutta Europa, negli Stati Uniti e in America Latina. La sua festa si celebra il 16 luglio, osservato più in generale come la commemorazione di Maria sotto il titolo ispirato dai Carmelitani di Nostra Signora del Monte Carmelo.

Oggi il Santuario di Maria all’abbazia di Einsiedeln attira più di 200.000 pellegrini ogni anno e ha la caratteristica di essere sia una tappa importante lungo il Cammino di Santiago che il terzo santuario mariano più popolare in Europa.

Se il titolo di Maria di Nostra Signora del Monte Carmelo celebra splendidamente la protezione materna di Maria (simboleggiata dallo scapolare marrone), la tradizione di onorare Maria come Nostra Signora dell’Eremo potrebbe essere ritenuta in onore allo spirito contemplativo di Maria, come il santo eremita la cui storia è alla base di questa antica devozione.

In due passi, il Vangelo di Luca ci dice che Maria ponderava ciò che stava accadendo nella sua vita – e in quella di suo Figlio – “nel suo cuore”. Il primo è immediatamente successivo al racconto lucano della nascita di Gesù, con gli angeli che cantano e i pastori che gli vanno a far visita (2, 19), l’altro è quando Maria e Giuseppe trovano nel Tempio di Gerusalemme Gesù dodicenne che si era perso: “Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore” (2, 51).

Se Maria ha goduto di un rapporto con Cristo che nessun’altra persona può avere – quello di una madre –, provava stupore e meraviglia di fronte ai grandi eventi nei quali aveva acconsentito ad avere un ruolo. Possiamo anche immaginare che la Maria del Sabato Santo, piangendo la morte del proprio Figlio crocifisso, avrà guardato nel suo cuore per trovare un senso a tutto ciò che era accaduto. Era lo stesso cuore che Simeone tanti anni prima aveva promesso che sarebbe stato trafitto quando lei e Giuseppe avevano presentato Gesù al Tempio. Il suo era un cuore che aveva conosciuto sia le gioie della maternità che la devastante spada del dolore.

Abbiamo poi Maria per come viene presentata negli Atti degli Apostoli, riunita con gli amici e i seguaci più stretti di Gesù mentre guarda e prega nella sala superiore nel giorno di Pentecoste (cfr. Atti 1, 14). Maria aspetta ancora una volta una nascita miracolosa, ma non la nascita di un bambino, quanto quella della Chiesa.

Marie era una donna dell’attesa, che guardava e aspettava, ma era anche una donna di preghiera. E il suo modo di pregare ci insegna qualcosa su come dovremmo pregare anche noi.

È significativo che San Luca dica che Maria si volgeva alla preghiera nei momenti di cambiamento, di sfida e di possibilità. Era sostenuta dalla preghiera pubblica, liturgica, della sua fede ebraica, ma al di là di questo ci vengono dati anche dei cenni della fede di Maria attraverso la sua apertura a ciò che Dio le stava chiedendo e i suoi stessi momenti di preghiera.

La festa annuale di Nostra Signora di Einsiedeln è un invito a onorare e imitare lo spirito contemplativo di Maria, vissuto da tanti monaci e da tante suore nel corso dei secoli. Riflettendo su Maria come modello di contemplazione, San Giovanni Paolo II ricordava che “la contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria” (Rosarium Virginis (RV), n. 10). 

La preghiera è sia la base che il grande dono del nostro rapporto con Gesù, il figlio di Maria. Le grandi feste della Chiesa – molte delle quali sono radicate nelle storie e nei simboli del passato – ci incoraggiano a impegnarci sempre nei misteri della nostra fede in modi nuovi, permettendo loro di aprirsi come i boccioli di un fiore si aprono per incontrare il sole. Celebrando l’amore materno di Maria, possiamo anche imitare il suo spirito contemplativo e riflessivo mentre cerchiamo dei modi per far sì che Cristo sia presente e attivo negli eventi della nostra vita e nella vita della Chiesa: “Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di ‘imparare Lui‘. Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria?” (San Giovanni Paolo II, RV n. 14).

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

Top 10
See More