
Con motivo della sua ordinazione, sul sito della archidiocesi di Boston, don Andrea si racconta un una intervista dove, rispondendo ad alcune domande, condivide il suo cammino verso il sacerdozio mostrando la bellezza della sequela di Gesù, il Buon Pastore:
«La prima volta che ho pensato alla vocazione al presbiterato fu nel 2004, quanto passai un periodo di vacanze in Israele. Fu lì che, visitando i luoghi santi e scrutando la Parola di Dio, sentii che il Signore mi chiamava a diventare prete.Quanto sentii che Dio mi chiamava ad entrare in seminario, stavo attraversando una crisi personale cercando di trovare il senso della mia vita e cosa volesse Dio per me. Don Rino Rossi, rettore della Domus Galileae, in Israele, mi aiutò molto a capire il motivo della mia crisi e il senso delle mie sofferenze, come la morte di mio padre quando io avevo undici anni. Don Rino mi aiutò a vedere la croce che Dio permise nella mia vita e mi ha illuminato il cammino verso il presbiterato. Mi aiutò a vedere il segreto della vera felicità in una profonda e sincera relazione con il Signore Risorto.
Non ho mai voluto pregare molto, ma quando ho iniziato a pregare la mia vita è cambiata. Ho iniziato a sentire una pace che non avevo mai sentito prima. Oggi penso che la preghiera è un aspetto molto importante della mia vita. Ho capito infatti che è importante pregare, dialogare con Dio, per discernere la propria vocazione, ma ancora di più per ascoltare cosa il Signore ha da dirmi. A chi sta pensando alla propria vocazione e considera che Dio potrebbe chiamarlo a diventare prete direi di non avere paura. Io ero molto preoccupato per la vocazione ma è qualcosa di special, unico. Suggerirei anche di pregare ogni giorno davanti al Santissimo Sacramento e di trovare un direttore spirituale.
Credo che già il fatto di considerare la possibilità che Dio scelga una persona imperfetta come me per diventare “pescatore di uomini” sia un privilegio. Mi entusiasma la possibilità di aiutare le persone a superare i problemi in nome di Dio.
Credo che la sfida più grande per chi entra in seminario è abbandonare il vecchio modo di vivere. Il seminario, e in fine il presbiterato, ti cambiano la vita radicalmente, creando un uomo nuovo, un uomo che offre se stesso per le “pecore”, seguendo l’esempio di Dio Pastore. Per arrivare a questo, sarà necessario allontanarsi dalle menzogne e dai lacci del mondo ed ancorare se stessi solo in Gesù Cristo.
Penso che il miglior modo di incoraggiare le vocazioni al presbiterato nella archidiocesi di Boston sia attraverso l’evangelizzazione, vale a dire, cercando la “pecora perduta” e i cattolici che hanno abbandonato la Chiesa. Al fine di incoraggiare le vocazioni c’è bisogno di aiutare le famiglie. La scarsità delle vocazioni è spesso dovuta alla crisi della famiglia e dei suoi valori. Riportare le famiglie a Dio e alla sua Chiesa è certamente il primo passo per far crescere il numero di vocazioni».
