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Preghiera per chiedere che ci sia più fede

A man praying over the cross © CHOATphotographer / Shutterstock​ – it

CHOATphotographer / Shutterstock​

padre Carlos Padilla - pubblicato il 16/07/15

“Mi piacerebbe vedere la conversione di tanti che non credono e si allontanano…”
Qual è la missione alla quale Gesù mi chiama oggi? È Gesù che invia i discepoli. Mi piacerebbe sapere sempre che è Gesù a inviarmi. Avere la certezza che è Lui che mi chiede di andare dagli uomini. Che mi aspetta al ritorno. Che prega per me nella mia missione. Che viene con me nel mio cuore.
Lasciare la casa, la terra, le cose sicure e facili, per avvicinarmi agli uomini, per bussare alle porte. Mi costa. A volte preferisco che sia la gente ad avvicinarsi a me. Preferisco prendermi cura di quelli che Dio mi ha affidato, di quelli che conosco, che già ho nell'ovile.

Preferisco la mia routine. Pettinare le pecore, come ci dice papa Francesco. Ma la missione è molto più ampia, e bisogna essere capaci di abbandonare le comodità.

Qual è la missione alla quale mi invia Gesù? La conosco? Mi lascio uno spazio interiore per scoprire la sua voce nella mia vita impegnata e ascoltare dove mi invia? In cosa ha bisogno di me e dove?

Forse mi costa vedere cammini nuovi, persone nuove, tappe nuove. Lasciare la comodità e ciò che è conosciuto e uscire dalla mia zona confortevole. Richiede coraggio e audacia. A volte mi mancano. Quella che è l'avventura, ciò in cui non mi sento tanto sicuro.

E molte volte vivo, lascio passare i giorni, e non so dove mi invia Gesù. Cosa vuole che io offra agli altri.

Una persona pregava:

Mi piacerebbe vedere la conversione di tanti che non credono e si allontanano. Mi piacerebbe abbracciare la vita con le mie mani spezzate, nella mia barca spezzata. Mi piacerebbe inventarmi un paesaggio. Creare un mondo reale. Inventarmi sorrisi, dipingere gioie.

Sì, mi piacerebbe fare tante cose e smettere di farne altre. Legare e slegare. Andare e non andare. Correre e fermarmi. Parlare e tacere. Con calma. Aspettando che la vita diventi una via libera.

Voglio inventarmi una cosa che mi dia sicurezza per camminare senza paura. E poi vedo che la cosa che mi dà sicurezza ce l'ho solo se credo.

Se non credo, finisco per tenere le redini della vita aspettando il tempo giusto, sperando che le cose siano quello che non sono state mai. Aspettando che tutto sia chiaro. Camminando lentamente per paura di cadere.

Mi manca la fede. Quella fede dei bambini che non temono le sorprese, che cavalcano sicuri, che cammino erranti. La fiducia cieca nel fatto che un passo con paura equivale a un salto coraggioso. Ogni mattina, ogni sera”.

Gesù ci chiama, ci invita a collaborare con Lui. Ci chiama ad accompagnarlo e a conoscerlo più intimamente. Quella stessa chiamata che ha rivolto ai dodici oggi la rivolge a noi. Ci invita a stare vicino a Lui. Ci chiama per nome. Ciascuno.

Aspetta il nostro sì coraggioso. Lì dove Egli mi ama. Mi chiede di andare ad annunciare la pienezza, l'amore, la vita vera. Mi chiede di andare a guarire ferite. A liberare gli indemoniati. Coloro che hanno perso la direzione. A dare la pace a chi è pieno di violenza.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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