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Quanto è facile per te tradire Nostro Signore?

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padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 10/07/15

Più di quanto potresti pensare...

"Il vero test del carattere di un uomo è ciò che fa quando nessuno guarda”. Così diceva il leggendario allenatore di basket John Wooden. Penso che spesso i test del carattere si svolgano quando chiunque sta a guardare.

L’approccio di Wooden non è nuovo. Nel secondo libro della Repubblica di Platone, leggiamo dell’“anello di Gige”, che permette a chi lo porta di diventare invisibile. Platone usa la storia dell’anello per chiedersi perché una persona intelligente dovrebbe essere morale se non ha paura di essere colta sul fatto (grazie all’invisibilità conferita dall’anello). Con il rischio di mettermi in conflitto con il grande Platone, insisto sul fatto che soprattutto nella nostra epoca i test del carattere si svolgeranno più spesso quando chiunque sta guardando – via streaming, con i social media, ecc. Permettetemi di fare un esempio.

Ultimamente si è parlato molto della definizione di amore e matrimonio. Di recente l’Irlanda ha votato in un referendum nazionale sulla ridefinizione del matrimonio. Uno degli slogan di quanti sostengono l’“uguaglianza del matrimonio” è “Ogni amore conta!” Sembra difficile smentire questa affermazione, vero? Chiunque, ovunque, sembra dare importanza al valore supremo dell’amore, e quindi come si potrebbero accettare alcuni amori rifiutandone altri?

Prima di capitolare davanti a slogan come “Ogni amore conta!”, faremmo bene a prendere le distanze da qualche idea approssimativa. L’“amore” può davvero significare condonare il peccato di un’altra persona? L’amore, compreso in modo appropriato, è più di semplici sentimenti calorosi e accessi di stima reciprocamente conveniente. Il vero amore è amor benevolentiae, che è un desiderio soprannaturale del meglio per l’amato. Qual è il meglio per la persona amata? I discepoli di Gesù Cristo, anche dopo una rapida lettura del Vangelo di Giovanni, sanno che ciò che è meglio per l’amato è l’unione eterna nel cuore del nostro Padre Celeste. I cristiani sanno che il vero amore ci porta al cuore del nostro Padre Celeste, e che non lo fa nient’altro.

Allora a cosa assomiglia quel vero amore, l’unica via che porta alla realizzazione umana, che è la nostra dimora celeste? Per comprendere il vero amore dobbiamo considerare quattro parole: Croce, Altare, Confessione e Comunione. Facendolo, dobbiamo ricordare che Satana desidera disperatamente confonderci al riguardo, perché se le capiamo bene possiamo fuggire ai suoi progetti per noi e andare a riposare nella Casa del Padre.

Il vero amore, l’amor benevolentiae, richiede la Croce. Perché? Per via della nostra natura umana caduta, siamo troppo egoisti per amare come dovremmo. Abbiamo bisogno del potere della Croce per spezzare il guscio duro dell’egoismo che circonda il cuore umano. Dov’è che riusciamo a trovare meglio il pieno potere della Croce? All’Altare del Sacrificio.

Faremmo bene a meditare sulla Croce, pregare la Via Crucis e pregare davanti alle rappresentazioni della Croce di grandi artisti, ma nulla è paragonabile a stare ai piedi della Croce sul Calvario mentre Nostro Signore si offre in sacrificio. Quel sacrificio sulla Croce è di nuovo presente per noi sull’Altare nel Santo Sacrificio della Messa. Lì possiamo vedere l’amore perfetto, un amore che spiana la via verso il cuore di Nostro Padre. Lì possiamo prendere i nostri poveri doni e tutte le nostre imperfezioni e unirli al sacrificio perfetto di Cristo. Dobbiamo unirci a Cristo nella Sua offerta perfetta. Se non lo facciamo, allora qualsiasi cosa che tratterremo dall’Altare del Sacrificio diventerà bottino di Satana.

Ora dirò qualcosa che forse molti troveranno scioccante. L’obiettivo di andare a Messa non è ricevere la Santa Comunione. L’obiettivo di andare a Messa è unirci al sacrificio di Nostro Signore sul Calvario. Ricevere la Santa Comunione è il frutto impagabile di quel sacrificio, ma non è l’obiettivo della Messa. Se non siamo chiari a questo riguardo, possiamo essere trascinati in un peccato terribile.

Permettetemi di spiegarmi. In moltissime parrocchie degli Stati Uniti la scena si ripete ogni domenica. Arriva il momento della distribuzione della Santa Comunione. Gli “uscieri” si mettono di fronte alla prima fila e poi esortano le persone ad andare a riceverla. Quando la prima fila si esaurisce, passano alla seconda e così via. Sembra molto efficiente. Lo è. Ed è questo il problema.

Come mi è stato detto da molte persone (e sono sicuro che i miei confratelli sacerdoti saranno d’accordo con me), ci sono persone che sanno di non soddisfare le condizioni per ricevere in modo adeguato la Santa Comunione. Queste stesse persone sospettano che se rimangono sedute mentre i loro vicini le scavalcano per andare a mettersi in fila per ricevere la Comunione, gli altri noteranno chi rimane seduto e penseranno: “A-ha! Ecco un PECCATORE!” E questo mi porta al punto con il quale ho iniziato questo contributo: i test del carattere si verificano più spesso quando chiunque sta guardando. O almeno quando pensiamo che chiunque stia guardando (molti sembrano dimenticare che la maggior parte della gente è così presa dalle proprie preoccupazioni da non notare chi rimane seduto al proprio banco e chi no).

Cosa succede poi? Le persone che sanno di non rispettare i requisiti per ricevere degnamente la Santa Comunione e si presentano comunque per riceverla portano su di sé la condanna (1 Corinzi 11, 27). Come sacerdote, mi spezza il cuore. Alcuni possono aggiungere il peccato della presunzione alla loro blasfemia, dicendosi che si accosteranno al sacramento della Confessione più in là quella settimana – come se sapessero che sicuramente vivranno fino a quel momento. A nessuno di noi è tuttavia garantito un altro secondo di vita. Queste persone mettono la propria anima in pericolo quando profanano consapevolmente il Nostro Signore Eucaristico nel Suo Corpo e Sangue, nella Sua Anima e nella Sua Divinità – tutto per paura che alcuni cattolici di un altro banco possano dare loro una seconda occhiata perché non si presentano per ricevere la Santa Comunione.

Questo mi porta alla mia preoccupazione principale: se per i cattolici è così facile profanare il Nostro Signore Eucaristico per paura che una manciata di fedeli possa notare che siamo dei peccatori, cosa faremo quando saremo circondati non da fedeli, ma da una massa urlante o da uomini armati? Se tradiamo Cristo così facilmente ora, quando poche persone potrebbero sospettare che siamo dei peccatori, quanto sarà più semplice tradirLo quando ci sarà il sospetto rabbioso e violento che siamo cristiani? Siamo davvero pazzi se pensiamo che per noi non ci sarà persecuzione; siamo ingenui al di là di ogni scusante se pensiamo che la persecuzione non sia già iniziata.

Pensiamo davvero che resisteremo eroicamente alla persecuzione e diventeremo dei martiri per la fede? Crediamo davvero la migliore preparazione per la fedeltà fino alla morte inizi con la profanazione casuale dell’Eucaristia guidata dalla paura che qualcuno possa pensare che abbiamo mangiato una caramella dieci minuti prima della Messa?

Questo ci porta alla nostra terza parola chiave: Confessione. Temo che molti vedano il sacramento della Confessione semplicemente come una procedura legale che espunge il nostro registro criminale ma lascia intatti i nostri desideri e le nostre abitudini malvagie. Siamo allora liberi di peccare nuovamente, e presumiamo che vivremo abbastanza a lungo da ricevere l’assoluzione e poi andare fuori e peccare di nuovo… amando il nostro peccato più di quanto amiamo Nostro Signore, temendo le pene dell’Inferno più della perdita del Paradiso. Il Sacramento della Confessione è inteso come parte del processo di conversione – una svolta di tutta la nostra vita dal nostro peccato. Se non lasciamo il confessionale pieni di un desiderio ardente e di una fiera risoluzione a sradicare dalla nostra vita ciò che ha offeso Nostro Signore, probabilmente cerchiamo una discolpa e non la conversione.

Amare come ama Nostro Signore, ovvero amare andando sempre più vicini al cuore del Nostro Padre Celeste, richiede di trasformarci. Questo processo di trasformazione si raggiunge al meglio attraverso la degna ricezione della Santa Comunione – quando la Carne di Nostro Signore entra nella nostra, quando il Suo Prezioso Sangue scorre nelle nostre vene, quando la vita della Sua Divinità riempie la nostra anima umana. La Santa Comunione ricevuta degnamente è lo strumento dell’indispensabile transizione verso la santità necessaria per coloro che entrano alla presenza di Dio per tutta l’eternità. Che perdita tragica, vile e superflua per le anime disonorare Nostro Signore Eucaristico per la paura codarda che qualcuno possa sospettare che non siamo in stato di grazia!

Sì, qualche cattolico ficcanaso potrebbe guardarci per vedere se siamo apparentemente fedeli. Alla fine le persone in preda all’odio o i persecutori che operano sotto l’egida del potere statale potrebbero guardare per vedere se siamo veramente fedeli. La via della fedeltà, la via che porta al Cuore di Nostro Padre, inizia con questi quattro passi: Croce, Altare, Confessione, Comunione.

Padre Robert McTeigue, S.J.è membro della provincia del Maryland della Compagnia di Gesù. Docente di Filosofia e Teologia, ha una lunga esperienza in direzione spirituale, ministero di ritiri e formazione religiosa. Insegna Filosofia presso la Ave Maria University ad Ave Maria, Florida, ed è noto per le sue lezioni di Retorica ed Etica Medica.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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