«Considerazioni analoghe a quelle che ho appena svolto – evidenzia l'esperta di Diritto canonico – valgono anche nei confronti di catechisti ed educatori chiamati ad operare non solo come insegnanti ma anche come testimoni di vita. Scopo della catechesi e dell'educazione cristiana è infatti introdurre alla pienezza della vita di fede che comprende la conoscenza della dottrina, dei sacramenti, del comportamento morale, dell'appartenenza ecclesiale, del servizio».
PREPARAZIONE ADEGUATA
Il dovere di impartire la catechesi «compete principalmente al vescovo cui spetta assicurare ai catechisti una preparazione adeguata al fine di garantire una conoscenza appropriata della dottrina della Chiesa nel rispetto delle disposizioni date in materia dalla Sede apostolica e dalle Conferenze episcopali (cann. 775 e 780). Il parroco deve invece assicurare che il catechismo venga impartito, anche avvalendosi della collaborazione di fedeli laici (can. 776)».
VIGILARE SU INTEGRITA' DI FEDE E COSTUMI
Ora, sottolinea ancora Milani, è evidente che nella valutazione di questi collaboratori, «che non sono semplici fedeli (ossia battezzati), ma fedeli laici (ovverosia battezzati in piena comunione con la Chiesa), il parroco debba vigilare affinché sia assicurata l'integrità della fede e dei costumi secondo un principio che trova applicazione anche nella scelta degli insegnanti di religione operata dal vescovo (cann. 804 e 805). Anche qui non solo per sanzionare condotte, ma soprattutto per ricordare l'insegnamento della Chiesa con sollecitudine pastorale».
IL CASO DELLE ASSOCIAZIONI
Quanto invece alle associazioni ecclesiali con finalità educativa «sarà in base alla natura dell'associazione (pubblica o privata) e al suo statuto che si dovrà di volta in volta stabilire a chi competa la vigilanza in tal senso e l'adozione di conseguenti misure».
SCOLLAMENTO CON LE SENSIBILITA' PERSONALi
Al di là delle considerazioni puramente giuridiche, conclude la docente, «questa vicenda tradisce però uno scollamento sostanziale fra il piano delle regole, che dovrebbe essere noto ai cattolici impegnati nella comunità ecclesiale, e quello delle sensibilità personali. Scollamento peraltro già emerso in occasione dei rapporti elaborati dalle Conferenze episcopali − soprattutto del Centro Europa − in risposta al questionario predisposto in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, che si è svolto nell'ottobre dello scorso anno».