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Francesco, i poveri e l’America latina

bambini poveri

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 07/07/15

Maradiaga: “I poveri risuonano nel magistero dell’America latina e Francesco l’ha fatto suo”. Un testo dell’Editrice Ave
Povertà è sicuramente una delle parole chiave del pontificato di papa Bergoglio, che non cessa mai di incitare tutti a sentirsi parte dell’unica famiglia umana contro ogni discriminazione e contro una “cultura dello scarto” che valuta le persone solo in base a quanto possiedono o producono. Anche in questi giorni, durante il viaggio in America latina, rivolgendosi ai fedeli radunati fuori dalla cattedrale di Quito (Ecuador) papa Francesco ha auspicato che “non ci siano differenze, selettività, gente scartata, perché tutti siano fratelli, nessuno sia escluso e non ci sia nessuno che resti fuori”. Ai Poveri è dedicato anche il terzo volume della collana "Le parole di Francesco", Editrice Ave, che offre un'ampia antologia dei discorsi del cardinale Bergoglio a Buenos Aires, e del pontefice – i tweet e l'Evangelii Gaudium-, sul tema della povertà nella Chiesa e nel mondo. Tornare ai poveri, come afferma il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, nell’introduzione al volume di cui pubblichiamo un estratto, significa “ri-partire dalle origini apostoliche della Chiesa”.
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La povertà nella Chiesa non è un tema puramente sociale, né congiunturale, ma originariamente evangelico. Tutto parte da Betlemme. E il punto di partenza è certamente ciò che indica la traiettoria di tutto il percorso. Per questo papa Francesco propone a tutta la Chiesa la centralità dei poveri nell’azione evangelizzatrice. Tornare ai poveri è ri-partire dalle origini apostoliche della Chiesa. Gesù stesso «si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà» (2Cor 8,9). Gesù ha proclamato di essere stato inviato per «annunciare ai poveri la buona notizia» (Lc 4,18); ha dichiarato beati i poveri «perché di essi è il Regno dei cieli» (Lc 6,20). Lo stesso Signore si è identificato con i poveri: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25,35), «insegnando che la misericordia verso di loro è la chiave del cielo (cfr. Mt 25,35)» (EG 197).

Con questa premessa vogliamo chiarire che «l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» (EG 198). L’opzione preferenziale per i poveri si fonda sulla Sacra Scrittura. I poveri – ci dice papa Francesco – hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio. I poveri, la povertà non devono essere un tema da scegliere, sì o no, ma un tema che esprime una convinzione inerente all’essenza stessa del cristianesimo. Per questo nessuno si può sottrarre, «nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (EG 201). Il Papa conferma l’opzione preferenziale per i poveri fatta dalla Chiesa e ci dice espressamente: «desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci» (EG 198).

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Di tutta l’Evangelii gaudium vorrei sottolineare questa frase: «la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale» (EG 200). Quanto si può dire di questa sola frase! Il Papa propone alla Chiesa la centralità dei poveri nell’azione evangelizzatrice e in modo equidistante si discosta tanto dalla semplificazione del tema (perché ci sono coloro per i quali i poveri non esistono) come pure si allontana dalle ossessioni che affliggono tutte le ideologie e le teologie che fanno della povertà e dei poveri un pretesto per autogiustificarsi.

Un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria (cfr. EG 200) per i poveri è urgente e segna il ritmo della conversione pastorale. Tornare ai poveri, partire dai poveri, incontrarsi con i poveri, evangelizzare i poveri, andare verso i poveri e frasi simili risuonano nel Magistero ecclesiale dell’America latina e non c’è dubbio che papa Francesco, venuto da questo contesto, abbia saputo includerla nelle sue azioni e nel suo Magistero. Credo che il Papa abbia un Magistero che si ascolta, quello che gli si sente dire, quello che scrive, che predica e insegna, ma ne ha anche uno che si vede, quello dei suoi gesti, delle sue espressioni nuove, del suo nuovo linguaggio umano e pastorale che convince, mobilita e commuove. Il tema dei poveri e della povertà per questo non è un “discorso” in Francesco, è un magistero che si può osservare, toccare, del quale rendergli lode.

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