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Nasce il nuovo Centro di Studi Interreligiosi della Gregoriana

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AP Photo/Lefteris Pitarakis

(AP Photo/Lefteris Pitarakis)

Paolo Pegoraro - La Gregoriana - pubblicato il 06/07/15

Intervista al Rettore Magnifico, padre François-Xavier Dumortier, S.I.

Con una lettera inviata alla comunità universitaria lo scorso 17 aprile, il Rettore Magnifico François-Xavier Dumortier ha comunicato l’istituzione del nuovo Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana (Gregorian Centre for Interreligious Studies). Il Centro – gestito da un’equipe formata dai padri Laurent Basanese (Direttore), Bryan Lobo (Vice Direttore) e Linus Kujur (Coordinatore Accademico) – avrà due indirizzi di studio: “Studi islamici” e “Culture e religioni dell’Asia”. Il nuovo Centro Studi Interreligiosi godrà di una propria autonomia accademica e, secondo un’ottica interdisciplinare, contribuirà all’offerta formativa delle altre unità accademiche dell’Università, nonché ad offrire workshop e sessioni intensive di formazione relative alle questioni interreligiose e interculturali nel mondo di oggi. Il Rettore Magnifico ci spiega lo spirito di questa nuova istituzione.  

P. Dumortier, nel corso del Suo Rettorato, l’offerta accademica dell’Università si è ampliata attraverso l’istituzione di quattro Centri: il Centro Fede e Cultura “Alberto Hurtado”, il Centro di Spiritualità Ignaziana, il Centro per la Protezione dei Minori, ora il Centro Studi Interreligiosi. Qual è la specificità dei “Centri”, accanto alle sei Facoltà e ai due Istituti della Gregoriana?
«I Centri sono strutture accademiche nelle quali si svolgono docenza e formazione in vista dell’approfondimento dei contenuti ritenuti di maggiore importanza per l’Università. Mi sembrano importanti per tre ragioni. La prima, perché un Centro è interdisciplinare di natura e per vocazione: il campo degli studi interreligiosi tocca infatti diverse dimensioni: teologiche e filosofiche, spirituali, politiche… e abbiamo bisogno che una riflessione profonda si svolga in modo trasversale alle Facoltà e agli Istituti. La seconda ragione è che un Centro è una realtà più flessibile, agile, che non richiede la struttura più formale di una Facoltà o di un Istituto. La terza, infine, perché un Centro può più facilmente avere studenti che non svolgono il percorso formativo abituale e proporre una riflessione stimolante su nuove questioni o sfide».  

Perché un Centro Studi Interreligiosi? 
«Nel mondo di oggi, acquisiamo sempre di più coscienza delle diverse appartenenze religiose e convinzioni spirituali. Ci sembra molto importante offrire una formazione più visibile e più accessibile nel campo degli studi interreligiosi. Lo studio comparativo permette di acquisire le conoscenze storiche, filosofiche, teologiche e politiche necessarie all’analisi delle relazioni interreligiose, all’argomentazione e al dibattito costruttivo. L’incontro interreligioso non è semplice: richiede una formazione che permetta di conoscere e capire altre religioni e di incontrare altri credenti secondo modalità capaci di andare al di là delle differenze».  

Si tratta dunque di un cammino… 
«Sì, è un cammino e un cammino impegnativo. Ogni essere umano cammina nella ricerca della verità e del bene. Si tratta dunque di cercare come camminare insieme nella stima e nel rispetto dell’altro, ma anche nell’intelligenza della nostra propria fede cristiana. L’incontro interreligioso ci spinge sempre ad approfondire la nostra fede e a poter “dare ragione della speranza che è in noi”, come ci ricorda la Prima lettera di Pietro. La presa in conto dell’identità religiosa dell’altro e la comprensione di una cultura plasmata da una religione specifica sono elementi cruciali per l’incontro tra persone che appartengono a tradizioni diverse ».

Questo Centro è una novità? 
«Il Centro in quanto tale è una novità, ma la Gregoriana ha una lunga tradizione di studi interreligiosi. Inoltre, l’impegno in questo ambito fa parte della tradizione intellettuale e apostolica della Compagnia di Gesù, sempre chiamata ad andare verso le frontiere della Chiesa e ad affrontare sfide nuove».  

Nell’opinione pubblica corrente, la parola “religione” è associata sempre più spesso alla parola “violenza”… 
«Penso che non possiamo mai rinunciare ad un atteggiamento che superi ogni tentazione di violenza. La fede in Cristo non mi sembra permettere di rassegnarsi ad alcuna violenza che nega, uccide, elimina… che può non solo rovinare una società dall’interno, ma arrivare a minacciare la pace internazionale. Mi sembra che il cammino verso la verità e il bene diventa sempre di più il cammino del conoscere, incontrare, capire l’altro in un modo tanto rispettoso quanto realistico. Mi sembra che sia davvero la via proposta dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso nel documento Dialogue in Truth and Charity: Pastoral Orientations for Interreligious Dialogue (2014)».  

Il Centro è strutturato in due indirizzi… 
«Sì, ci sono gli studi che riguardano l’Islam nella sua specificità, e gli studi che riguardano alcune religioni e culture dell’Asia. Sono realtà complesse e – a questo punto – il nostro desiderio è permettere una introduzione approfondita a queste grandi tradizioni religiose attraverso corsi programmati in collaborazione con le diverse Facoltà e Istituti, come pure proposte formative specifiche: workshop, conferenze, sessioni intensive».  

Come vede la collaborazione con altre Università su queste tematiche? 
«Come molto auspicabile. Ovviamente desideriamo stabilire legami con altre Università e Istituti per evitare concorrenze inutili, sviluppare sinergie e lavorare sempre di più come rete di Istituzioni accademiche che possano portare avanti un progetto comune. Impegnarsi nella collaborazione con altre Università permetterà di avere progetti insieme, di istituire scambi di docenti e studenti nella misura del possibile. Devo aggiungere, in quanto gesuita, che mi piacerebbe molto poter coinvolgere anche i gesuiti che ovunque nel mondo si impegnano in queste ricerche e in questi lavori». 

L'offerta formativa del nuovo Centro di Studi Interreligiosi della Gregoriana

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