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Perché abbiamo bisogno del dono della meraviglia…

NICK VUJICIC frame

© Public Domain / Youtube

Catholic Link - pubblicato il 03/07/15

...e come questa può trasformare la nostra vita

di Ruth Baker

“Ciò di cui ha bisogno questo mondo è un po’ di meraviglia!” Ci sono così tanti temi che si possono trarre dal breve film The Butterfly Circus che è difficile sapere da dove cominciare, ma forse un inizio è la meraviglia. Ambientato nel periodo della Grande Depressione, questo breve film segue la vicenda di Will, un uomo nato senza arti, nel suo viaggio dalla disperazione alla speranza.

Will, interpretato dal noto oratore Nick Vujicic, non si meraviglia nella sua vita, e sicuramente non si meraviglia del miracolo che è la sua vita. Vive in una nebbia di disperazione, con i colori della vita declinati solo nelle tonalità del grigio e del marrone. Viene deriso e abusato. Tutto cambia, però, quando incontra il signor Mendez (Eduardo Verástegui), lo showman del Butterfly Circus. A Will viene permesso di seguire il circo e sperimenta il primo assaggio di speranza, luce e colore nella sua vita, ma non può unirsi al circo fino a che non troverà un atto che glorificherà il suo dono della vita piuttosto che limitarsi a mostrare il suo corpo come bizzarro show.

Se la storia mostra chiaramente la trasformazione dalla disperazione alla speranza, c’è ben più dell’idea “Puoi fare tutto ciò che vuoi con la tua vita”. Il film indica splendidamente la verità della redenzione. Nella pellicola, ogni persona aveva un passato, o un motivo per cui era stata messa da parte e dimenticata. Tutti noi possiamo lottare con il dolore; a volte si tratta del dolore insopportabile di essere semplicemente noi stessi. Viviamo in una società in cui i media diffondono la bugia per la quale solo una perfezione irrealistica e irraggiungibile è abbastanza buona. Come controrisposta a questo, c’è una pletora confusa di consigli sull’autostima che dicono fondamentalmente: “Se hai abbastanza fiducia in te stesso, se hai abbastanza autostima, potrai combattere tutti questi demoni e avere una buona vita”. Non c’è mai alcun consiglio su come raggiungere in modo tangibile questa autostima, e quindi finiamo per paragonarci agli altri, disperandoci inevitabilmente per ciò che siamo.

Uno dei momenti più potenti del film è quello in cui Will viene deriso dal signor Mendez, lo stesso uomo che lo ha ispirato a iniziare una nuova vita. Mendez ripete le dolorose espressioni di scherno che hanno angosciato la vecchia vita di Will.

“Perché proprio tu dici cose del genere?”, chiede Will con la voce spezzata dal dolore.

“Perché tu ci credi”, replica Mendez.

Finché non capiamo che non siamo le bugie che crediamo di essere, o che ci viene detto che siamo, non ci libereremo mai del nostro dolore e non guariremo. Ma come possiamo farlo? Una donna molto saggia mi ha detto di recente che è difficile amare se stessi. Potrebbe essere perfino impossibile. La cosa fondamentale, però, ha detto, è scoprire chi è Dio – e Dio è Amore, e bisogna permettergli di amarci. Allora si ha tutto ciò di cui si ha bisogno, perché si sa di essere amati dall’Amore stesso.

E la meraviglia è in questo! Non solo abbiamo la magnificenza di permettere all’Amore di amarci, ma abbiamo anche la meraviglia di permettere alle sue capacità infinite di trasformare le parti più oscure, tristi e dolorose della nostra vita in qualcosa di bello. Come si canta nell’Exultet durante la Veglia di Pasqua, “Beata colpa, che meritò tale e così grande Redentore”.

Chiedendo a Dio di mostrarci il suo amore e la sua guarigione, gli diamo il dono di permettergli di salvarci.

Abbiamo bisogno di meraviglia nella nostra vita. Il nostro mondo ha bisogno di meraviglia – meraviglia per il miracolo di un bambino nel grembo, meraviglia per la dignità della vecchiaia e forse un po’ di meraviglia per la splendida confusione che siamo. Perché questi luoghi – le parti di cui ci vergogniamo e che vorremmo nascondere – sono i campi di battaglia in cui Cristo viene a redimerci, e i luoghi in cui la vittoria della croce può trasformarci una volta per tutte.

E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno… Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 4-5)

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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