“Una comunità nata il 24 gennaio” spiega Suor Teresinha. “Il Vescovo Monsignor Salvatore Pappalardo ha chiesto la nostra presenza per collaborare con la missione della Chiesa per accogliere i migranti“. Così da gennaio insieme alle tante realtà impegnate in tal senso – parrocchie, associazioni, volontari – le religiose offrono il loro contributo. “Colmare quel che manca che è poi sostanzialmente lo stare accanto, abbracciare al momento dello sbarco, poiin piazza, ai semafori, dare il buongiorno nella loro lingua, ringraziare questi fratelli per il lorocoraggio e la loro speranza”.
Sempre in cammino per le vie di Siracusa dalle 8 alle 23: “non abbiamo la macchina, camminiamo, è più bello. A volte curiamo i loro piedi, li fasciamo, di strada ne hanno fatta più di noi. Incontriamo siriani, sudanesi, nigeriani, eritrei, ivoriani. Spesso ci chiedono la corona e le candele per pregare con noi il rosario. Gli eritrei sono molto religiosi. Portiamo con noi il testo dell’Ave Maria nella loro lingua, anche se il linguaggio dell’amore, dello stare insieme è più forte della lingua materna. Sono loro parola vivente di Dio. Una sera d’inverno – racconta – abbiamo chiesto ad uno di loro di cantare per noi. Non ho casa, non ho moglie nè lavoro, ci ha detto, come fa il mio cuore a cantare?
Siamo rientrate a casa piangendo e abbiamo rilettoil salmo 137, il canto dell’esiliato “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?”. Quella notte non abbiamo dormito, abbiamo compreso”.