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Durante la messa si possono portare in chiesa animali domestici?

A dog is blessed by a priest at San Anton church in Madrid on Saint Anthony’s Day, – it

AFP PHOTO / PEDRO ARMESTRE

A dog is blessed by a priest at San Anton church in Madrid on Saint Anthony's Day, on January 17, 2013. Dogs, cats, rabbits and even turtles, many dressed in their finest, trooped into churches across Spain in search of blessing on Saint Anthony's Day, the patron saint of animals. 

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/06/15

Il liturgista don Antonio Sorrentino: il loro ingresso è sconsigliato perché distraggono e preoccupano i presenti

Un nostro lettore ci chiede: “Quali sono le regole da rispettare con gli animali domestici in Chiesa durante le liturgie? Ovvero, possono entrare in chiesa e a quali condizioni? E il sacerdote può interrompere la liturgia qualora infastidissero?”. 

Presenza inopportuna

«Tra le tante norme che regolano la liturgia – spiega don Antonio Sorrentino, liturgista della diocesi di Salerno – non ve n’è una che riguardi l’ammissione o meno di animali domestici in chiesa durante le celebrazioni. Evidentemente la si è ritenuta superflua, perché sembra scontato che il culto è atto specifico dei credenti, che intendono onorare Dio».

D’altra parte, prosegue il liturgista, «la presenza di animali in chiesa, oltre che impropria, sembra anche inopportuna, perché potrebbe distrarre i fedeli da una partecipazione attiva, serena, pia e fruttuosa». 

SAINT ANTHONY THE ABBOT,ANIMALS

Fedeli preoccupati o incuriositi

Il problema non è tanto l’ingresso dell’animale in chiesa, aggiunge don Antonio, ma è a monte. «Con tutto il rispetto per il rapporto anche molto confidenziale che si può instaurare tra un animale domestico e il suo padrone, la presenza di un animale durante le celebrazioni può incuriosire o preoccupare i partecipanti. I quali hanno diritto di ascoltare la parola di Dio, di pregare e cantare senza ansia». 

Reazioni fuori controllo

Si sa, evidenzia il liturgista, «che le reazioni degli animali sono imprevedibili. Soprattutto perché essi possono percepire i fedeli come estranei o come pericolosi. E non sappiamo come potrebbero reagire nei vari momenti e nelle diversificate azioni della liturgia (movimenti, voci, canti, suoni, ecc.)». 

“A ciascuno il suo”

C’è una norma liturgica, conclude con Antonio, che recita “a ciascuno il suo“ (Costituzione liturgica n. 26). «D’altra parte, né a teatro, né a cinema, né a una festa di compleanno ci si presenta con il proprio cagnolino, la cui presenza – chiosa – potrebbe infastidire chi sta  prendendo parte all’evento». 

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