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Che senso ha imporre le mani? Come si fa?

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 26/06/15
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Gesù ha usato l’imposizione delle mani come segno di misericordia, perdono e salvezza
Le mani che si stendono sulla testa di una persona o su una cosa, magari con contatto fisico, è il gesto liturgico più comune nell’amministrazione dei sacramenti, il più ricco di significato e quindi il più espressivo.

Non stupisce che questo segno sia stato valorizzato e usato da Gesù e che fosse suo desiderio che si mantenesse nel tempo: “E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: (…) imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16, 17-18). Questa possibilità è dunque alla portata di chiunque creda.

Il testo non dice che questi segni accompagnano solo coloro che sono stati designati come apostoli, perché in At 9, 17 vediamo che Anania, un fedele comune con una funzione ecclesiale che oggi potremmo paragonare a quella del catechista, venne guidato dallo Spirito Santo per imporre le mani su Saulo perché potesse riprendersi dalla cecità e fosse pieno dello stesso Spirito.

Questo rito è molto antico e ha avuto un uso sia sacro che profano.

Nella Bibbia possiamo vedere che l’imposizione delle mani si realizza per impartire benedizione e autorità – soprattutto nell’Antico Testamento – e per impartire salute e conferire lo Spirito Santo – soprattutto nel Nuovo Testamento.

Il Nuovo Testamento è ricchissimo di momenti in cui c’è imposizione delle mani. Gesù ha impiegato l’imposizione delle mani come segno di misericordia, perdono e salvezza, e per ridare la vita alla figlia di Giairo (Mt 9, 18). Imponeva anche le mani sui bambini, pregando per loro (Mt 19,13-15), o lo faceva per restituire la salute ai malati (Lc 6, 19), tra i tanti esempi.

È per questo che una delle funzioni di questo gesto oggi è fungere da ponte perché Gesù trasferisca il suo amore e la sua compassione.

Gli apostoli lo hanno impiegato soprattutto per comunicare il dono dello Spirito Santo, segno che quindi la Chiesa usa oggi nell’amministrazione di tutti i sacramenti.

Uno dei gesti più ripetuti nella celebrazione di tutti i sacramenti è proprio l’imposizione delle mani toccando o meno il fedele.

Anche se c’è un unico Spirito Santo, il senso e la finalità dell’epiclesi, la sua invocazione, ha diverse connotazioni, in base al contesto.

Nella Messa vediamo l’imposizione delle mani al momento della consacrazione. È anche il gesto che esprime meglio la benedizione solenne al termine della Messa. Anche nel matrimonio si applica l’imposizione delle mani, perché dopo il Padre Nostro il sacerdote stende sugli sposi le mani e pronuncia la sua preghiera di benedizione. L’imposizione delle mani viene usata anche nelle preghiere di liberazione.

Dal punto di vista sacramentale, chi ha il potere di imporre le mani è solo il ministro ordinato che ha la potestà di Cristo.

L’imposizione delle mani è quindi un gesto che la Chiesa usa nei sacramenti, ma anche al di fuori di essi, per benedire, chiedere l’intercessione di Dio, chiedere la guarigione di un malato o un ravvivamento dello Spirito Santo in una persona.

Uno dei più grandi apporti del Concilio Vaticano II, parlando a livello liturgico, è quello di richiamare l’attenzione sul ruolo dello Spirito Santo negli atti sacramentali della Chiesa, e lo ha fatto mediante un’attenta formulazione di testi e con un’enfasi accentuata sul gesto dell’imposizione delle mani.

Il termine “imposizione” deriva dal greco epi thesis, che significa “mettere sopra” – mettere qualcosa su qualcosa o qualcuno allo scopo di apportare qualcosa: invio, benedizione, salute. È permettere al Signore di usare le nostre mani come mezzo speciale di contatto per la benedizione. È il potere di Dio che si riflette sull’aspetto fisico (Rom 1, 20).

Al giorno d’oggi sembra che questo gesto per benedire sia riservato solo all’azione di un superiore su chi gli sta sotto, ad esempio da padre a figlio, ma non è così perché si verifica anche tra pari, ad esempio tra gli sposi, e anche tra inferiore e superiore, come abbiamo visto ultimamente quando papa Francesco, nella sua visita in Croazia, ha voluto che un sacerdote che è stato torturato gli imponesse le mani.

Purtroppo questa azione è stata ed è poco usata da parte di sacerdoti e fedeli, e dico purtroppo perché dove la Chiesa lascia un vuoto, questo viene poi riempito da altre offerte “pseudospirituali”, come il reiki. L’imposizione delle mani nel reiki non ha nulla a che vedere con la forma cristiana e la sua efficacia.

Il sacramento dell’ordine sacerdotale permette funzioni specifiche, ma questo non implica necessariamente il fatto di accaparrarsi tutte le azioni e funzioni ecclesiali.

Alcuni sacramentali possono essere amministrati anche da laici (Can 1168) (Sc, 79). I laici possono anche compiere tutto ciò che per essenza non spetta a un ministro ordinato. Una di queste azioni sono alcuni sacramentali.

Anche l’imposizione delle mani, fuori dal suo utilizzo nei sacramenti, può essere considerata un sacramentale. Ovviamente l’effetto varia in base al fatto che il gesto venga compiuto da un ministro ordinato o da un fedele.

È lecito che un fedele preghi per un altro anche con questo gesto di intercessione. Non c’è alcun motivo per proibire che i fedeli impongano le mani mentre si prega per chiedere a Dio di restituire la salute a qualcuno o per chiedere qualsiasi altra cosa. Non c’è neanche alcun pericolo nel farlo. La fede di colui che lo usa è importante per la sua efficacia.

In nessun ordinamento ecclesiastico esiste alcun divieto esplicito in questo senso, né c’è alcuna norma nella Chiesa che impedisca seppur implicitamente a qualsiasi laico di imporre le mani.

Cosa si raccomanda per realizzare un’imposizione delle mani?

1. È importante che il fedele laico abbia purezza di intenzione. Questa purezza di intenzione è chiedere a Cristo di agire imponendo le mani e ricevere la misericordia di Cristo quando si chiede l’imposizione.

2. Il laico che compie questo gesto deve farlo senza solennità, senza animo di protagonismo, senza alcuna pretesa, ma con semplicità e in modo informale.

3. Il laico deve essere un esempio di sana vita cristiana, molto legato alla vita della Chiesa; deve godere di buona reputazione. Le persone che impongono le mani devono essere persone dedite a Dio.

4. Le imposizioni delle mani devono portare ai sacramenti e a una vita ecclesiale migliore e più autentica, perché ci sono persone che recuperando la salute si potrebbero accontentare di questo e potrebbero abbandonare la vita sacramentale non tornando a Messa. L’imposizione delle mani non dev’essere un sostituto dei sacramenti. Se Dio guarisce con quel gesto, è perché le persone migliorino la propria vita cristiana come segno di vita nuova. 

5. Conoscere bene la persona alla quale si imporranno le mani (1 Tim 3,1-13; Tt 1,5-16).

6. Non si deve usare il gesto su nessuno che si rifiuti di riceverlo, né su malati incoscienti o moribondi se consta che non avrebbero voluto riceverlo.

7. Bisogna togliere a questo gesto tutto ciò che potrebbe privarlo del suo carattere cristiano e sacro, non dargli un carattere magico o esoterico o cose del genere. Questo gesto va privato di fantasie e divagazioni che cercano la suggestione nella gente, così come non si devono imitare stili e forme estranei alla Chiesa.

8. Nel caso dell’imposizione delle mani durante le Messe di guarigione, bisogna tener conto e insistere sul fatto che tutte le Messe sono sante e guariscono. Non si può accettare che i fedeli vadano solo alle Messe di guarigione e non vadano poi alla Messa parrocchiale la domenica.

9. Al di fuori della Messa, quando si impongono le mani è bene che sia la comunità stessa a farlo, e non solo una persona, per evitare malintesi.

10. Non dogmatizzare sui dettagli quanto a forme, tempi e luoghi. Ci sono varie opinioni, ad esempio se toccare o meno la testa, ecc.

11. Tenere presente che imporre la mano non conferisce più potere alla preghiera, perché si può pregare lo stesso per una persona, con efficacia uguale e maggiore, dalla distanza fisica.

12. Questo gesto, se viene fatto da un fedele, deve essere compiuto in silenzio; non bisogna fare preghiere di alcun tipo che facciano pensare che la persona che impone le mani abbia qualche potere.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]