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Papa Francesco: “i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma”

General Audience with Pope Francis 01 – April 17, 2013 – © Marcin Mazur – it

© Marcin Mazur / catholicnews.org.uk CC

https://www.flickr.com/photos/catholicism/8723767504

Radio Vaticana - pubblicato il 24/06/15

Così il pontefice durante l'udienza di oggi

di Giada Aquilino

Quando la famiglia si divide e si svuota “dell’amore coniugale”, la disgregazione “frana” addosso ai figli. Lo ha detto Papa Francesco all’udienza generale in Piazza San Pietro riflettendo “sulle ferite che si aprono” all’interno della convivenza familiare, quando – ha cioè spiegato – nella famiglia “ci si fa del male”. Quindi ha esortato ad accompagnare le famiglie “in situazioni cosiddette irregolari” affinché “i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma”. 

Tutte le ferite della famiglia incidono sui figli
Nella famiglia, “tutto è legato assieme”: quando la sua anima è ferita in qualche punto, “l’infezione contagia tutti”. Papa Francesco ricorda ad una Piazza San Pietro illuminata solo a tratti dal sole che “tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli”:

“Quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere ‘una sola carne’ e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli”.

Mortificazione dell’amore
Partendo dal passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli, il Pontefice riflette sul fatto che in “in nessuna storia famigliare mancano i momenti in cui l’intimità degli affetti più cari viene offesa dal comportamento dei suoi membri”. Si tratta di parole, azioni “e omissioni” che – sottolinea – “invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano”:

“Quando queste ferite, che sono ancora rimediabili, vengono trascurate, si aggravano: si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo. E a quel punto possono diventare lacerazioni profonde, che dividono marito e moglie, e inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione. Ma spesso questi ‘sostegni’ non pensano al bene della famiglia”.

La disgregazione frana sui figli
Lo svuotamento dell’amore coniugale, riflette Francesco, “diffonde risentimento nelle relazioni” e spesso “la disgregazione ‘frana’ addosso ai figli”. Nonostante la nostra “sensibilità apparentemente evoluta”, le nostre “raffinate analisi psicologiche”, il parlare “di disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli”, il Papa si domanda “se non ci siamo anestetizzati” rispetto alle ferite dell’anima dei bambini:
“Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite – più dolorose e profonde – dell’anima”.

Scelte sbagliate pesano sui bambini
Guardando alle famiglie “in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale”, Francesco invita a soffermarsi sul “peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino”, il peso di “scelte sbagliate”:

“Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa a sé stesso solamente, quando papà e mamma si fanno del male, l’anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita”.

Di fronte a violenze e indifferenza, separazione inevitabile
D’altra parte, nota il Papa, “ci sono casi in cui la separazione è inevitabile”:
“A volte può diventare persino moralmente necessaria, quando appunto si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”.

Non mancano coloro che, “sostenuti dalla fede e dall’amore per i figli”, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, “per quanto appaia impossibile farlo rivivere”. Non tutti i separati, però, sentono questa vocazione, riconoscendo “nella solitudine un appello del Signore rivolto a loro”:

“Attorno a noi troviamo diverse famiglie in situazioni cosiddette irregolari – a me non piace questa parola – e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma?".

La visita pastorale a Torino
Il Papa invita a chiedere per questo al Signore “una fede grande”, per guardare la realtà con lo sguardo di Dio, e “una grande carità”, per accostare le persone con il suo cuore misericordioso. Nei saluti finali nelle varie lingue, il pensiero va alla recente visita pastorale a Torino, in occasione dell’ostensione della Sindone e del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. Il Papa ringrazia la “gente torinese e piemontese” per la calorosa accoglienza, la Chiesa locale e mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, e tutti coloro “che hanno contribuito alla realizzazione” della visita:

“Mi sono sentito davvero a casa, abbracciato dal vostro affetto e dalla vostra ospitalità. Che il signore benedica tutti voi e la vostra bella città”.

Quindi saluta tra gli altri i membri dell’Associazione Fede e Luce, il Gruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, la Federazione apicoltori italiani e i pellegrini della Via Francigena.

QUI L’ORIGINALE

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