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Cosa significheranno le leggi LBGT-Friendly per la medicina?

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Michael Cook - pubblicato il 22/06/15

Le ripercussioni iniziano ad essere chiare

Con il matrimonio omosessuale e la trasformazione di Bruce Jenner in Caitlyn Jenner sui titoli dei giornali di tutto il mondo, è ora di chiedersi come sarebbe la bioetica LGBT. Timothy Murphy, del College of Medicine dell’Università dell’Illinois, prevede alcuni dei temi principali sulla rivista Bioethics.

Benefici bioetici. “La bioetica è migliore di quanto sarebbe altrimenti, perché la gente queer a livello di interessi e identità sessuali ha sfidato concetti errati di salute e malattia, ha sfidato ostacoli all’accesso e all’equità a livello di assistenza sanitaria e ha costretto a fare attenzione agli standard professionali nella cura clinica, tra le altre cose”.

Difendere la genitorialità LGBT. Per mostrare che la battaglia non è del tutto finita, Murphy cita l’implacabile opposizione del filosofo di Oxford John Finnis all’adozione da parte di omosessuali uomini e donne come “intrinsecamente negativa”. Lasciare “alle spalle lo scetticismo sulle persone LGBT come genitori adatti” sarà uno dei primi compiti di una bioetica LGBT pienamente sviluppata.

Promuovere nuove tecnologie riproduttive. In un futuro non troppo distante, potrebbe essere possibile usare la tecnologia delle cellule staminali per creare gameti sintetici per coppie gay e lesbiche. Ciò permetterà loro di crescere i propri figli genetici. “Questa opzione aiuterebbe molto le persone transgender a esprimersi e a consolidare la loro identità di genere”, ha scritto Murphy. Un altro sviluppo potrebbero essere le “gravidanze maschili”. Ora che è possibile trapiantare un utero, perché gli uomini non potrebbero avere dei bambini?

Pagamento. Gli assicuratori e il Governo non dovrebbero pagare queste tecnologie molto care, se coprono già i costi per le coppie eterosessuali? “Dobbiamo iniziare a porre queste domande LGBT-centriche”.

Chiarire l’obiettivo dell’obiezione di coscienza. Negare servizi medici legittimi ai pazienti LGBT non dovrebbe essere una cosa protetta dalla legge. “Se i clinici possono mandare via i pazienti per la loro peccaminosità o immoralità percepita, diventa difficile stabilire un limite qualsiasi all’esercizio di quel diritto… Se procediamo su questa via, l’assistenza sanitaria può diventare un bazaar morale, minando il suo valore generale e riducendo la sua efficienza”.

Raggiungere l’uguaglianza di status. “Una forte presupposizione nella teoria per cui le persone LGBT sono uguali a chiunque altro è l’unico vero punto di partenza positivo per raggiungere quell’uguaglianza nella pratica”.

Questo articolo si limita ad alludere al panorama di cambiamenti e sfide per la bioetica LGBT, ma ce ne potrebbero essere molti altri, alcuni piuttosto inaspettati.

Ad esempio, in un articolo precedente su Bioethics, Murphy non ha visto niente di male nella selezione dei bambini in base al sesso. Se un’obiezione a questo è la possibile distorsione del tasso naturale più o meno uguale di maschi e femmine nella società, Murphy sottolinea che da una prospettiva LGBT non è un problema morale significativo.

“Le problematiche relative a chi qualifica come ‘maschio’ o ‘femmina’ complicano i giudizi sul tasso”, ha affermato, concludendo che “il tasso naturale relativo al sesso non può essere una base morale giusta per proibire ai genitori di selezionare il sesso dei bambini”.

Un’altra teorica della bioetica LGBT ha criticato i programmi di educazione sessuale americani che promuovono l’astinenza. La sua analisi suggerisce che un approccio conservatore promuove “il terrore del desiderio” e “la proliferazione della paura”. Deve essere dato più spazio alle sessualità eteronormative. In altre parole, sembra che quando genitori e insegnanti spiegheranno i fatti della vita avranno bisogno di aggiungere molti più “fatti”, da discussioni dettagliate sull’omosessualità a spiegazioni simpatetiche di sessualità transgender.

Tutto questo suggerisce che ci saranno sempre più chiacchiere sull’omosessualità e sulle questioni collegate. Ma forse ce ne saranno di meno.

Circa 20 anni fa, il bioeticista che oggi è l’editore della rivista Bioethics, Udo Schuklenk, e un altro autore hanno affermato sul Journal of Homosexuality che la ricerca sulle origini dell’omosessualità non era etica nel clima attuale. “La ricerca sulle cause dell’omosessualità assume più spesso di quanto non faccia che l’omosessualità sia solo un’altra forma di malattia mentale o di devianza indesiderabile dalla norma eterosessuale, e che dovrebbe essere curata”. In un altro articolo, insieme ad alcuni colleghi ha spiegato che “la motivazione reale del fatto di cercare un”origine’ dell’omosessualità rivela omofobia”.

In un società in cui il fatto dell’omosessualità è assiomatico, metterla in discussione potrebbe diventare un crimine. Allacciatevi le cinture di sicurezza!

Michael Cook è editore di MercatorNet, su cui è stato pubblicato in origine questo articolo.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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