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Perché la terra si ammala? Gli 8 “virus” secondo Papa Francesco

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 18/06/15

Il pontefice li spiega nell'Enciclica "Laudato Si"

Un po' ricordano le quindici malattie della Curia che Papa Francesco denunciò alla vigilia di Natale 2014. Stiamo parlando dei "virus" che fanno ammalare la Terra, che fanno "soffrire" il Creato e aumentare la povertà. A denunciarli è ancora una volta il papa. Ne abbiamo individuati almeno otto nell'Enciclica "Laudato Si'".

1) INQUINAMENTO ATMOSFERICO E RIFIUTI

©Flickr/Gilbert Rodriguez

L’esposizione agli inquinanti atmosferici, spiega il papa, «produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature. Ci si ammala, per esempio, a causa di inalazioni di elevate quantità di fumo prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare o per riscaldarsi».

A questo si aggiunge «l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale».

C’è da considerare, prosegue il Santo Padre, anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. «Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi».

2) CULTURA DELLO SCARTO


©Flickr/Furfante

Questi problemi sono «intimamente legati» alla cosiddetta «cultura dello scarto», che, evidenzia il pontefice, «colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura».

Basti pensare, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. «Allo stesso modo, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie».

3) RISCALDAMENTO GLOBALE

©Flickr/Nathan Rupert

Il riscaldamento, connesso all'aumento dell'inquinamento, è una piaga tra le più gravi ed ha effetti sul ciclo del carbonio. «Crea un circolo vizioso – denuncia Bergoglio – che aggrava ancora di più la situazione e che inciderà sulla disponibilità di risorse essenziali come l’acqua potabile, l’energia e la produzione agricola delle zone più calde».

Lo scioglimento dei ghiacci polari e di quelli d’alta quota minaccia la fuoriuscita ad alto rischio di gas metano, e la decomposizione della materia organica congelata «potrebbe accentuare ancora di più l’emissione di anidride carbonica. A sua volta, la perdita di foreste tropicali peggiora le cose, giacché esse aiutano a mitigare il cambiamento climatico. L’inquinamento prodotto dall’anidride carbonica – taglia corto il pontefice – aumenta l’acidità degli oceani e compromette la catena alimentare marina»

4) MANCANZA D'ACQUA

©Public Domain

La disponibilità di acqua, osserva papa Francesco, è rimasta relativamente costante per lungo tempo, «ma ora in molti luoghi la domanda supera l’offerta sostenibile, con gravi conseguenze a breve e lungo termine. La povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all’acqua potabile sicura, o subiscono siccità che rendono difficile la produzione di cibo».

Un problema particolarmente serio è poi «la qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno. Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche».

In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura «è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità».

5) PERDITA DI BIODIVERSITÀ

©Flickr/The Open University

Quando si analizza l’impatto ambientale di qualche iniziativa economica, fa notare il pontefice, si è soliti considerare gli effetti sul suolo, sull’acqua e sull’aria, ma «non sempre si include uno studio attento dell’impatto sulla biodiversità, come se la perdita di alcune specie o di gruppi animali o vegetali fosse qualcosa di poco rilevante. Le strade, le nuove colture, le recinzioni, i bacini idrici e altre costruzioni, vanno prendendo possesso degli habitat e a volte li frammentano in modo tale che le popolazioni animali non possono più migrare né spostarsi liberamente, cosicché alcune specie vanno a rischio di estinzione».

La cura degli ecosistemi richiede uno sguardo che va ben oltre il presente, «perché quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile – ammonisce il papa – a nessuno interessa veramente la loro preservazione. Ma il costo dei danni provocati dall’incuria egoistica è di gran lunga più elevato del beneficio economico che si può ottenere. Nel caso della perdita o del serio danneggiamento di alcune specie, stiamo parlando di valori che eccedono qualunque calcolo».

6) DETERIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA UMANA

©Flickr/Evandro Sudrè

Tra le componenti sociali del cambiamento globale, aggiunge Bergoglio, «si includono gli effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche, l’esclusione sociale, la disuguaglianza nella disponibilità e nel consumo dell’energia e di altri servizi, la frammentazione sociale, l’aumento della violenza e il sorgere di nuove forme di aggressività sociale, il narcotraffico e il consumo crescente di droghe fra i più giovani, la perdita di identità».

Sono segni, tra gli altri, «che mostrano come la crescita degli ultimi due secoli non ha significato in tutti i suoi aspetti un vero progresso integrale e un miglioramento della qualità della vita. Alcuni di questi segni sono allo stesso tempo sintomi di un vero degrado sociale, di una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale».

7) L'INEQUITÀ PLANETARIA

©Flickr/Zoriah

Oggi, osserva papa Francesco, non possiamo fare a meno di riconoscere che «un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».

E in tal senso, bisogna prestare attenzione «allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l’aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse, per le combinazioni di problemi legati all’inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse, alla qualità della vita».

L’inequità, così la definisce il papa, «non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e obbliga a pensare ad un’etica delle relazioni internazionali. C'è un infatti un vero “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi».

8) GLI INTERESSI DEI GRUPPI ECONOMICI

©Flickr/Tripp

La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel «fallimento» dei Vertici mondiali sull’ambiente. «Ci sono troppi interessi particolari – conclude il papa – e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti».

In questa linea, Bergoglio richiama il Documento di Aparecida, nel quale è stato esplicitamente detto che gli interventi sulle risorse naturali non devono prevalere sugli interessi di gruppi economici che distruggono irrazionalmente le fonti di vita. «L’alleanza tra economia e tecnologia – chiosa il papa – finisce per lasciare fuori tutto ciò che non fa parte dei loro interessi immediati».

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