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7 modi per ripensare la famiglia

Praying family © Itsmejust / Shutterstock – it

<a href="http://www.shutterstock.com/pic.mhtml?id=257270470&amp;src=id" target="_blank" />Praying family</a> © Itsmejust / Shutterstock

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 17/06/15

Le proposte di don Vinicio Albanesi per una famiglia cristiana protagonista della vita ecclesiale

Riscoprire il senso profondo del sacramento del matrimonio e promuovere la famiglia cristiana a protagonista della vita della Chiesa è l'obiettivo che si propone don Vinicio Albanesi in vista del Sinodo sulla Famiglia dell'ottobre prossimo.

In “Ripensare la famiglia. Per un cambio di passo nella Chiesa” (Ancora), il sacerdote sottolinea che la centralità della famiglia non può rimanere uno slogan, ma deve concretizzarsi nella legge della Chiesa, nella liturgia e nella pastorale rompendo monopoli che già le indicazioni del Concilio Vaticano II avevano suggerito di superare.

Punto di partenza della riflessione di don Vinicio è il Sinodo straordinario sulla Famiglia del 2014, che ha espresso preoccupazione per la crisi della famiglia ma non ha suggerito proposte concrete, “limitandosi a esprimere misericordia e accoglienza, confermando contenuti che nessuno ha mai messo in discussione”.

Per il sacerdote, “il rischio evidente è che si tratti – ancora una volta – di una dottrina senza conseguenze pastorali e quindi resa sterile”. Ecco allora i suoi suggerimenti per capire cosa è possibile fare oggi per i matrimoni cristiani, considerando che la dottrina è importante, ma il riferimento vero è quello della vita.

1 RIPENSARE IL SINODO
Don Vinicio ricorda innanzitutto che al Sinodo 2014 i padri sinodali erano quasi tutti chierici. Era sì presente circa un terzo di persone non appartenenti alla gerarchia, ma senza diritto di voto. In questo contesto, “forse è giunto il momento di approfondire il concetto di Sinodo, ipotizzando, con una riforma, un’assemblea diversa, composta, questa volta, da vescovi, presbiteri, diaconi e fedeli cristiani, che insieme affrontano i temi vitali per la Chiesa”.

Il Sinodo del 2014, inoltre, non ha sempre distinto tra famiglia e matrimonio, “eppure la distinzione esiste ed è forte. Il matrimonio è inizio della famiglia, ma non la esaurisce”. Allo stesso modo, ha parlato poco della spiritualità familiare, “probabilmente perché, nell’esperienza della Chiesa odierna, la riflessione su tale spiritualità è scarsa, per non dire inesistente. Troppo spesso la famiglia è citata esclusivamente per la procreazione e l’educazione dei figli, senza dotarla di visibilità e di funzioni in ambito sacramentale e liturgico, salvo invocarla per accompagnare altre coppie”.

Va poi superato l'“approccio difensivo”. Fin dall’inizio della fase preparatoria del Sinodo 2014, ricorda don Vinicio, “sono emerse le difficoltà del matrimonio cristiano, con l’attenzione alle situazioni irregolari (convivenze, unioni di fatto, matrimonio civile), scatenando un previo e ansioso appello alla 'verità' e alla sacralità del matrimonio cattolico, unico, fedele e indissolubile. Il timore che gli appelli alla misericordia e alla comprensione fossero lesivi dell’ortodossia ha acceso gli allarmi per riproporre la 'sacra dottrina', patrimonio inviolabile della Chiesa, soprattutto in relazione alle situazioni irregolari, prime fra tutte quella delle famiglie di divorziati-risposati e le unioni degli omosessuali”.

“Nessuno al Sinodo”, però, “ha messo in discussione la dottrina della Chiesa”. “In nessun comparto teologico c’è maggiore sicurezza in dottrina come per il matrimonio e la famiglia. Gli allarmi sono stati esagerati e non consoni al tema da trattare. Il problema è che cosa suggerire perché il matrimonio sia 'desiderato' come occasione di una famiglia felice”.

2 AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ DELLE FAMIGLIE
Don Vinicio osserva che mentre in passato per famiglia si intendeva una comunità di vita stabile e certificata (dallo Stato e dalla Chiesa) tra un uomo e una donna, con l’intento di mettere al mondo dei figli, oggi questa concezione “è solo uno dei modi di intendere la famiglia”.

“Le risposte giunte da tutto il mondo ai questionari preparatori del Sinodo rispecchiano culture e scenari molto diversi”, ma l'approccio pastorale, “se da una parte avverte le novità di una cultura 'diversa' e ostile, dall’altra continua ad agire come se nulla sia cambiato. Da qui le difficoltà di affrontare situazioni di 'irregolarità' che si incrociano oramai in qualsiasi parrocchia”.

Perché oggi ci sono tante visioni diverse del matrimonio? “In un ambiente chiamato della post-modernità (almeno in Occidente), le caratteristiche dell’amore coniugale sarebbero incentrate sull’amore di sé, piuttosto che sulla donazione”, osserva il sacerdote.

Sarebbe inoltre “esaltata la dimensione emozionale e soggettiva, escludendo la dimensione volitiva ed esagerando i sentimenti di spontaneità che garantirebbero l’autenticità”. “Questa impostazione porta, ove non si concretizzano le condizioni sognate, alla resa dei conti immediata di fronte alle delusioni. La delusione spiegherebbe, almeno in parte, la rapidità dei fallimenti del matrimonio”.

“Da un punto di vista cristiano, a questo quadro di precarietà affettiva si aggiunge una religiosità 'tenue', appena accennata, composta di ricordi, emozioni (sia positive che negative), devozioni, credenze, riti dall’incerta consistenza spirituale: spezzoni di interiorità difficilmente riconducibili a unità. Il tutto in un quadro di 'materializzazione' della vita che riguarda il corpo e non lo spirito”.

3 TORNARE A COMPRENDERE IL MATRIMONIO CRISTIANO
Nonostante la centralità del matrimonio e della famiglia per la società e per la Chiesa, la teologia elaborata su questo sacramento non è così lineare come ci si aspetterebbe, probabilmente per la lenta elaborazione che ha seguito la riflessione sul sacramento.

“L’approccio prevalente fino al Concilio Vaticano II è stato quello giuridico”, ricorda don Vinicio. “La riflessione biblica è stata captata dal dilemma dell’indissolubilità”, e solo recentemente sono apparsi lavori con riflessioni bibliche più ampie sul matrimonio e la famiglia.

“Pastoralmente, la teologia del matrimonio ha insistito – e continua a insistere – sull’unicità e sulla indissolubilità. Proprietà essenziali del matrimonio che però non traducono la ricchezza del sacramento. Elementi indispensabili, ma non pienamente corrispondenti alla dimensione soprannaturale della famiglia”.

“Pur di celebrare il sacramento, nella tolleranza che si esercita verso chi vuole la cerimonia in chiesa, la sostanza del sacramento viene sottovalutata. Gli stessi corsi di preparazione insistono sulle dinamiche di relazione, coinvolgendo psicologi, medici, avvocati. Tutto ciò è premessa utile, ma il salto di qualità nella sacramentalità è troppo nascosto; addirittura ignorato”.

Per don Vinicio, il diritto della Chiesa è stato “complice di questo nascondimento”: “introducendo il concetto che è sufficiente l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, ogni matrimonio celebrato con rito religioso è considerato sacramento”.

4 ASCOLTARE, PARTECIPARE, ACCOMPAGNARE
La riflessione sulla famiglia emersa dal Sinodo del 2014 è sembrata compiuta da “'maestri esterni' che non vivono le realtà delle famiglie, ma le 'giudicano', anche se a volte suggeriscono attenuanti. È il classico stile della gerarchia che si sente chiamata a dare informazioni, a suggerire formazione, alla fin fine a 'dare giudizi'”.

“Appellare alla dottrina non è più sufficiente”, osserva don Vinicio; “la prospettiva necessaria è quella di mettersi nei panni di chi 'non ha raggiunto' la pienezza della vita cristiana”.

La prima condizione di ascolto è “prendersi cura di chi è o si presume essere fuori dalla Chiesa”, cioè di entrare nel mondo di chi non vive il modello cristiano di matrimonio e di famiglia con atteggiamento benevolo.

“È utile poi – perché comporterebbe una vera novità – prima di tutto esprimere l’amore per chiunque, anche per gli irregolari”. “È il segnale più bello e generoso dello spirito evangelico. Le persone lo avvertono e ne sono riconoscenti”, e i piccoli gesti possono diventare “un’occasione di dialogo, di cammino verso la 'regolarità'”.

Un secondo grande passaggio nella pastorale matrimoniale e familiare problematica è la partecipazione alla storia della persona e della coppia, che nella sintesi sinodale è stata solo “appena accennato, per timore di invogliare all'irregolarità”.

Un terzo passaggio necessario dopo l’ascolto e la partecipazione è l’accompagnamento delle famiglie in difficoltà. “A volte le irregolarità possono essere sanate: la convivenza può evolvere nella celebrazione del matrimonio; una famiglia di separati-risposati può ottenere la dichiarazione di nullità del precedente matrimonio. Altre volte non ci sono strumenti di sanazione, come per i separati-risposati con il matrimonio valido o per una coppia di omosessuali”.

5 PROMUOVERE CHIESA DOMESTICA E DIACONIA DEI CONIUGI
Da San Paolo ai grandi Padri dei primi secoli, la famiglia cristiana è stata vista come “una Chiesa in piccolo, in cui si realizza una sacerdotalità particolare, già nei rapporti tra il marito, che rappresenta Cristo, e la moglie, che rappresenta la Chiesa”.

Da qui dunque l'invito a riscoprire la “Chiesa domestica”, accompagnato da quello alla diaconia per entrambi i coniugi.

Il diaconato permanente è stato ripristinato dal Concilio, ma fino a oggi è possibile il diaconato solo per uomini, anche sposati. A livello teologico e canonico, ricorda il sacerdote, non esistono obiezioni serie all'ordinazione di diaconesse, e il fatto che entrambi i coniugi siano diaconi “potrebbe essere un esempio e una risorsa da non sottovalutare, oltre a riportare a uguaglianza e dignità le donne nella Chiesa”.

La figura dei coniugi diaconi, inoltre, “può essere strumento, immagine e risorsa per dimostrare prima di tutto la santità della famiglia, in secondo luogo per svolgere ruoli che attualmente sono affidati solo al diacono uomo”.

6 SUPERARE IL CONCETTO DI CONTRATTO
Nel suo libro, don Vinicio affronta le cosiddette “situazioni difficili”, prima fra tutte quella dei divorziati-risposati.

“Se si rimane legati allo schema del contratto sacramento, ogni via d’uscita è bloccata”, osserva. “Un consenso espresso per tutta la vita non può essere modificato”. Se però si ritorna al concetto di sacramento, come è il matrimonio, la prospettiva cambia. “Il sacramento infatti è vissuto: può essere rivisitato e anche dispensato dagli obblighi che ne derivano per gravi e motivate cause”.

Quanto alle persone omosessuali, don Vinicio rileva che il documento preparatorio del Sinodo del 2014 ne parlava dettagliatamente, la relazione “intermedia” più sinteticamente prospettava un approccio di apertura alla discussione e alla riconsiderazione di queste situazioni mentre la relazione finale del Sinodo respinge ogni ipotesi di riconoscimento di eventuali unioni, aggiungendo che gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere comunque accolti “con rispetto e delicatezza”, evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione”.

“Anche dando per esclusa la possibilità del riconoscimento ecclesiastico – a qualunque titolo – di un’unione tra persone dello stesso sesso, alla domanda su che cosa si possa dire alle persone omosessuali a proposito della dimensione di affetto, di tenerezza e di sessualità che vivono, non è possibile rispondere solo che devono essere 'casti'. È una non risposta, perché si lega la virtù a una condizione che esula dalle responsabilità personali”.

7 UN DECALOGO PER LA FAMIGLIA

1. Il matrimonio, origine della famiglia, è il sacramento che il Signore Gesù ci ha indicato come 'nuovo' rispetto a quanto consuetudini e leggi umane indicano.

2. Formare famiglia è una 'vocazione' e una 'missione'. Chi si sente chiamato a tale vocazione deve garantire il proprio impegno per adempiere la missione affidatagli dal Signore.

3. La fedeltà alla vocazione e alla missione è sorretta dalla grazia dello Spirito, perché la famiglia diventi, come indicato dall’analogia del rapporto tra Cristo e la Chiesa, un’autentica 'Chiesa domestica'.

4. La Chiesa accoglie, rispetta e sorregge il sacramento perché voluto da Cristo per i 'consacrati' destinati a essere 'generatori di vita', secondo il disegno di Dio, che li vuole rispettosi tra loro ed educatori dei figli, in una comunione di vita unica e fedele.

5. La Chiesa considera la famiglia come nucleo essenziale alla sua stessa esistenza: per questo pone nella preghiera, nella liturgia e nella pastorale tutta l’attenzione che essa merita, per renderla protagonista della vita ecclesiale.

6. I coniugi e tutti i fedeli cristiani pregano perché l’impegno degli sposi sia coerente e duri tutta la vita.

7. I cristiani accoglieranno anche quanti non hanno potuto seguire pienamente la vocazione del sacramento e sono sinceramente desiderosi di rinascere a nuova vita, dopo il fallimento del loro matrimonio. Se saranno impossibilitati a vivere in solitudine, dopo la presa di coscienza dei loro limiti, saranno benedetti perché, in una seconda unione civile, possano vivere la pienezza della vita cristiana.

8. La Chiesa sarà attenta ai 'germogli' di famiglia che in ogni parte del mondo si manifestano, e pregherà il Signore nella speranza che ogni famiglia possa essere la realizzazione del disegno di Dio.

9. Per questo motivo i cristiani accoglieranno quanti, pur vivendo insieme, non hanno ancora scelto il sacramento che traduce il loro amore in matrimonio cristiano.

10. Anche quando non sia possibile dare il sacramento del matrimonio, la Chiesa rispetterà e pregherà per tutte le manifestazioni di affetto e di rispetto che le creature umane si donano reciprocamente.

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