Diversamente sarebbe più difficile riuscire ad entrare nelle scuole e instillare queste idee
Accantonata in fretta la bufala dell'”emergenza omofobia” -martellata per mesi sui quotidiani- che caratterizzerebbe il nostro “cattolico” Paese tanto da necessitare una apposita legge (talmente urgente che il ddl Scalfarotto è stato dimenticato da tutti, senza problemi), il mondo Lgbt si è dato una nuova priorità: negare a tutti i costi l’esistenza della teoria del gender.
Bisogna dar loro atto che, effettivamente, non hanno mai definito le loro idee come una “teoria” vera e propria, tuttavia è legittimo parlarne in questi termini dato che quel che sostengono è ben definibile tramite due precisi convincimenti. La prima affermazione della teoria del gender è che esisterebbe una sessualità specifica (o “dato biologico”) e un distinto genere (o “dato psicologico”). In sintetiche parole: si può essere maschi-uomini (o femmine-donne) in caso di coincidenza tra sesso biologico e genere (si parlerebbe in questo caso di cisgender, altro neologismo Lgbt per identificare il 99% della popolazione mondiale), così come si potrebbe essere maschi-donne (o femmine-uomo) nel caso in cui sesso biologico e genere non coincidano. Ovviamente è tutto presentato come “normale”, parola che fa sempre con insistenza capolino nella terminologia Lgbt. La seconda affermazione della teoria del gender è che sarebbe possibile scegliere autonomamente il genere sessuale “preferito” (o “sentito”), ovviamente prescindendo dal dato biologico. Finora sarebbe stata la società a indirizzarci nei rispettivi generi sessuali facendoli forzatamentecoincidere al dato biologico, d’ora in poi bisognerebbe invece prendere coscienza di ciò e far crescere i bambini “liberi” da questi “stereotipi” per dar loro la possibilità di decidere “liberamente” (altro termine abusato) attraverso un’educazione gender-neutral.
Come si evince chiaramente, entrambi i ragionamenti sono complessi sofismi complottisti e anti-fattuali, teorizzati a tavolino per legittimare sopratutto il transessualismo (sessualità mutevole), ovvero la liquidità sessuale in nome dell’utopica autonomia di scelta della propria identità sessuale (accompagnata o meno dal cambiamento chirurgico dell’aspetto esteriore). Perché c’è necessità di questa ufficiale apologia? Perché la scienza medica ritiene questi convincimenti una patologia mentaledefinendo il transessualismo come “disturbo d’identità di genere” (DIG) nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), spiegandolo come «il desiderio persistente verso le caratteristiche fisiche e ruoli sociali che connotano il sesso biologico opposto». Secondo il DSM, dunque, esiste solo il sesso biologico, come d’altra parte ognuno di noi sa di se stesso, mentre il desiderare altro da quel che naturalmente si è appare come sintomo di un disturbo più profondo.