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Ho scoperto che la mia ragazza non è vergine. Come devo comportarmi?

Sad teenage couple

© Martin Novak/SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 10/06/15

Il consiglio di don Giuseppe Pani: lasciarsi contaminare dal "mistero" dell'altro, andando incontro alla gioia dell'Amore

Cosa accade nel rapporto di coppia nel momento in cui uno dei partner scopre la non verginità dell'altro? E' normale il fatto che un uomo provi un misto tra delusione, rabbia, tristezza? Rischia di essere un motivo di tensione sopratutto nelle coppie cattoliche in cui spesso ci si attende la "purezza" dal proprio partner. Dunque come ci si dovrebbe comportare? E che tipo di atteggiamento dovrebbe consigliare un sacerdote a cui si confida il fatto?

RISPETTO PER L'ALTERITA'
Don Giuseppe Pani, docente stabile di Teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari, autore del libro La gioia dell'eros, osserva ad Aleteia che il partner, l'altro, «è mistero, ignoto, sorpresa», e cita il filosofo francese Emanuel Levinas: "Ho paura di parlare d’amore perché molti lo intendono ancora come fusione di due esseri e questo non rispetterebbe l’alterità. Per molti l’amore è assimilazione, appropriazione. L’altro, invece, non è possesso, ma mistero". 

ADAMO E LA SUA DONNA
Nel secondo racconto della creazione, spiega don Giuseppe, «quando Dio crea la donna, il torpore (tardemah in ebraico) di Adamo è un sonno del tutto particolare collegato alla mirabile azione di Dio. Adamo è passivo e assente. Non vede Dio in azione (cfr. Genesi 2,21-22). Non è lui a fabbricarsi (questo è il significato del verbo ebraico) la donna secondo i propri desideri. Quella creatura è altro rispetto a lui, non sarà mai un suo possesso; anzi, sarà per lui sempre un po’ enigmatica. Così l’uomo per la donna»

L'AMORE NEL CANTICO DEI CANTICI
Il mio partner non è vergine? «Ho scoperto semplicemente qualcosa del suo “mistero” – sentenzia il teologo – Il Cantico dei Cantici, libro biblico che narra una splendida storia d’amore, descrive l’amata e l’amato che si desiderano, si cercano, si trovano, si allontanano, si desiderano nuovamente: la dinamica incontro-separazione sembra non concludersi mai. L’amore è una realtà sempre nuova, un eterno cammino di ricerca e scoperta dell’altro».

DUE ERRORI DA EVITARE
Quando due persone che si amano affrontano una difficoltà, qualcosa che li “separa”, la svolta «è l’incontro autentico, piuttosto raro di questi tempi. Esistono due meccanismi per evitarlo».

Il primo «sta nel respingere l’altro per reato di diversità; in questo caso, chi amo non ha vissuto fino in fondo la castità, virtù importante nel mio percorso di fede: è “colpevole”». Il secondo consiste« nel “far finta di nulla”: non c’è differenza tra lui/lei e me. Il primo vede nella diversità un ostacolo insormontabile escludendo qualsiasi dialogo ed incontro. Il secondo vuol far sparire la “differenza” per risparmiarsi ogni frizione e conflitto». 

IL "NON-SAPERE" DEL PROPRIO PARTNER
Due atteggiamenti da «disinnescare» perché, «anche se il primo è oggettivamente “cattivo” e il secondo apparentemente “buono”, sono due bombe che finiranno per esplodere alla prova della realtà, nel proseguo della relazione d’amore». La soluzione? Don Giuseppe suggerisce la ricerca nell'«esporsi al disagio dell’ignoto, del mistero e dell’ascolto: "Se ti è caro ascoltare, imparerai, se porgerai l’orecchio, sarai saggio" (Siracide 6,33). La sfida più grande sta nel presentarsi dinanzi al partner con un non-sapere radicale, nel cercare di comprendere – senza alcun pregiudizio – le sue scelte passate, consapevoli di quanto lo amiamo nel presente e che nel futuro, visto che sarà per noi sempre un “mistero”, dovremo ancora “rincorrerlo” senza mai, però, riuscire ad afferrarlo completamente». 

INCONTRO ALLA GIOIA DELL'AMORE
Il teologo cita infine l’ultimo versetto del Cantico dei Cantici, in cui l’amata dice: "Fuggi (corri), amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto sopra i monti dei balsami!" (8,14). Il cardinale Gianfranco Ravasi commenta così: «Quel “corri!” o “fuggi!” è un invito a cercare, a lasciare dietro alle spalle il passato per incontrare, con la festosa agilità del cervo, quell’amore che non è mai posseduto definitivamente. Esso, infatti, non è una cosa, un oggetto da tenere tra le mani, è vita, anima, gioia, libertà». «Lasciamo, dunque, alle spalle il passato – chiosa don Giuseppe – per “andare incontro” alla gioia dell’amore». 

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