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Riscoprire il libro “King Jesus”

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Philip Jenkins - pubblicato il 09/06/15

70 anni dopo il ritrovamento dei testi di Nag Hammadi, Gesù resta il Signore

Quest’anno ricorre un notevole anniversario nello studio della storia cristiana. Settant’anni fa, alla fine del 1945, alcuni contadini egiziani scoprirono una serie di antichi testi cristiani, inclusi vari vangeli alternativi, tutti probabilmente sotterrati verso l’anno 380. Quando divenne disponibile la loro traduzione, negli anni Settanta, i cosiddetti testi di Nag Hammadi suscitarono grande eccitazione, suggerendo come facevano che la cristianità delle origini fosse assai diversa a livello di tono rispetto a quanto ci potremmo aspettare dal Nuovo Testamento canonico, molto più mistico e speculativo. Questa è stata ad esempio la visione presentata nell’opera ampiamente popolare di Elaine Pagels The Gnostic Gospels, del 1979. Tali idee sono state rafforzate da una serie di scoperte successive, come il Vangelo di Giuda.

Quarant’anni fa, ho letto il romanzo di Robert Graves del 1946 King Jesus. Anche allora riuscivo a vedere molte cose sbagliate nel testo, e ne trovo molte di più in retrospettiva. Quel romanzo non regge il confronto con altre opere molto più note di Graves, in primis I Claudius. La trama di King Jesus è eccentrica, direi bizzarra. Graves crede che la regalità sia fondamentale per comprendere il percorso di Gesù, ma il suo regno sarebbe di questo mondo. La madre di Gesù era Maria, e suo padre era un principe reale, di modo che Gesù era l’erede legittimo della dinastia erodiana. Oltre a questo, Graves aveva idee peculiari sulla natura rituale della regalità sacra, attingendo ampiamente a libri come The Golden Bough di Sir James Frazer, nonché a una serie di teorici fanatici e di ciarlatani che vagavano nell’orbita dell’autore. Alcune parti del libro sono speculazioni incomprensibili su calendari sacri perduti, con eccentrici parallelismi tra la religione ebraica e la mitologia greca. Diventa fastidioso.

Perché quindi qualcuno dovrebbe leggere oggi il libro? La ragione migliore è sfidare il mito che in genere condividiamo sullo studio delle origini del cristianesimo. Ogni tanto sentiamo resoconti che tolgono il fiato sulla scoperta di qualche presunto vangelo antico, che in teoria dovrebbe rivoluzionare la nostra comprensione del cristianesimo delle origini. Leggendo Graves, però, capiamo quanto siano prive di senso queste affermazioni, e quanto abbiamo sempre conosciuto sulle visioni alternative o addirittura sediziose della storia di Gesù.

Graves in realtà ha scritto prima che venissero scoperti i testi di Nag Hammadi, e molto prima del ritrovamento dei rotoli del Mar Morto (1947). Anche all’epoca, aveva accesso a un’enorme quantità di vangeli perduti e frammenti gnostici, dai quali ha creato una mitologia che include virtualmente ogni visione radicale di Gesù emersa negli ultimi anni. Troviamo Gesù come il rivoluzionario secolare, il marito della dea pagana della terra, l’espositore della saggezza orientale, l’erede segreto del regno secolare di Israele, il maestro dei misteri ellenistici, un membro di antichi riti tribali per la fertilità, un maestro e numerologista esoterico, e ovviamente il marito di Maria Maddalena. Al di là del contenuto politico della trama, è un Gesù profondamente mistico che si trova del tutto a proprio agio con le scuole di pensiero gnostiche del II e del III secolo. E spesso nei testi di questi movimenti Gesù si muove in un mondo di interlocutrici femminili attive e potenti, inlcuse Maria Maddalena e Salome. È un Gesù ce abbiamo imparato a conoscere molto bene dalle ricostruzioni moderne dei vangeli gnostici.

Leggendo King Jesus oggi, un lettore potrebbe ricontrollare la data del copyright per vedere se in realtà si tratta di un libro contemporaneo che è stato in qualche modo etichettato male e fatto risalire agli anni Quaranta del Novecento. Qualsiasi lettore moderno, ad esempio, resterà sorpreso dall’epigrafia del testo, che include una sequenza di citazioni da vangeli alternativi che pensiamo debbano essere scoperte molto recenti:

“Quando nel Vangelo degli Egiziani Shelom [Salome] ha chiesto al Signore: ‘Fin quando la morte avrà grande infuenza?’, egli ha risposto: ‘Fino a quando voi donne porterete i figli’… ‘Quando Salome ha chiesto quando avrebbe conosciuto la risposta alle sue domande, il Signore ha detto: ‘Quando voi due donne avrete calpestato le vesti della vergogna, e quando i due diverranno uno, e quando il maschio con la femmina non sarà più né maschio né femmina’… E il Salvatore lo ha detto nello stesso Vangelo. ‘Sono venuto a distruggere le opere della Femmina’”.

Graves in questo caso sta adattando delle fonti, ma dà un’impressione eccellente del tono e del contenuto dei vangeli antichi alternativi. Alcune delle sue citazioni, a proposito, sono fortemente richiamate nel Vangelo di Tommaso, considerato in genere una delle scoperte moderne più sorprendenti legate a Gesù. Nel corso del testo, il suo Gesù si muove in questo ambiente “gnostico”.

Non c’è niente di sorprendente, e non dobbiamo pensare che Graves stesse in qualche modo incanalando l’erudizione religiosa di una generazione successiva. Tutti i testi di vangeli alternativi che cita sono stati trovati in modo abbastanza semplice, alcuni nelle fonti patristiche, altri grazie alla grande ondata di scoperte degli esperti avvenute tra il 1870 e il 1930. Graves stesso ha trovato questi testi in due collezioni ovvie e facilmente accessibili, nella fattispecie Fragments of a Faith Forgotten, di G. R. S. Mead (1900), e più specificatamente Apocryphal New Testament di M. R. James (1924). Inserendoli in un romanzo popolare, Graves ha diffuso ulteriormente la conoscenza di base del “Gesù alternativo”.

L’unico mistero che dobbiamo risolvere, quindi, è perché gli scrittori moderni affermano tanto spesso che questi approcci siano una scoperta del tutto nuova. Non lo erano, e nessuno può suggerire che queste visioni sovversive fossero note solo a studiosi arditi, che le hanno tenute nascoste nei santuari delle accademie. Già negli anni Quaranta del Novecento, la complessa figura di Gesù era piuttosto familiare a chiunque fosse interessato ad approfondire la questione.

Suppongo che ogni generazione accetti la tirannia del presente, assumendo spensieratamente che i nostri predecessori devono essere stati naif e male informati, ma nella nostra comprensione di Gesù, e in tanto altro, forse non abbiamo fatto tanti progressi quanto ci piace credere.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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