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Un selfie al selfie

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Centro de Estudios Católicos - pubblicato il 08/06/15

Il fenomeno del selfie è solo una moda o la sua popolarità nasce da un narcisismo crescente?

Ho appena ottenuto un dato con cui potrete sorprendere i vostri amici. Esiste una città chiamata Makati City che oltre ad essere il centro finanziario delle Filippine è stata proclamata, dopo uno studio condotto dalla rivista Time, la capitale mondiale del selfie (1). Makati non solo produce denaro e investimenti, ma genera anche più selfie pro capite di qualsiasi altra città al mondo (258 ogni 100.000 persone) (2).

Nel 2012 la stessa rivista ha eletto il selfie una delle tendenze dell'anno. Da un'altra angolazione, la grande catena di vendite su Internet Amazon ha reso noto che nel 2014 il regalo più diffuso a Natale è stato il bastone per fare selfie. Le vendite dell'apparecchio sono aumentate addirittura del 400%.

Il giornalista del quotidiano colombiano El Tiempo Armando Silva ha scritto che in passato “le foto erano l'aspetto più intimo della famiglia, si custodivano come un tesoro nel vecchio album familiare” (3), mentre oggi il fenomeno delle reti sociali ha posto fine all'esperienza delle fotografie familiari o personali.

Gli studi attuali ci mostrano che tra il 3 e il 4% delle foto inserite nelle reti sociali è costituito da selfie, e che la gran parte di queste immagini è inserita da giovani. Potremmo dire che il selfie è un fenomeno che richiede uno studio speciale per comprendere la realtà attuale dei giovani del nostro tempo? O come si chiede Alejandro Saporta, “il fenomeno del selfie è solo una moda o la sua popolarità nasce da un narcisismo crescente nella società odierna?” (4). Sembrerebbe che stiamo affrontando una generazione in cui il motto di vita è “Me, myself and I”.

Alcuni parlano anche di una patologia frutto di questa moda: la “sindrome selfie”. Ne soffrirebbe chi non è capace di ascoltare, si preoccupa troppo di sé, manifesta costantemente un senso di superiorità ed egocentrismo ed è incapace di accettare le critiche altrui.

Il mondo e le sue mode impongono tendenze, e da questo primo “albero” del selfie nascono rami che cercano di farsi strada come il multiselfie (autofotografarsi in gruppo), lo shoefie (fotografarsi i piedi), il bedfie (fotografarsi quando ci si alza), il pregnantselfie (quando una donna si scatta una foto durante la gravidanza), l'aftersex (il selfie dopo un rapporto sessuale) o il powerselfie (farsi un selfie con una celebrità potenziando la propria immagine).

Ciò che è chiaro è che viviamo in una società sempre più dipendente dalla sua apparenza, e le reti sociali sono la passerella perfetta per sfilare e potenziare l'immagine personale. Tutti siamo stati adolescenti, ed è ben naturale che a quell'età si viva un'esperienza con tratti di narcisismo e con la necessità di esporsi per l'accettazione da parte dei coetanei (5).

Il selfie è negativo? Potremmo dare un valore morale a questa tendenza? Credo che in sé sia un fenomeno neutrale. Spesso i selfie si fanno per divertimento, per mostrare qualche successo personale, come mezzo di comunicazione, per condividere un momento. Potrebbero addirittura salvare una vita. A volte la possibilità di farmi un selfie mi ha permesso di rendere eterno un momento in cui ero da solo e nessuno mi poteva scattare una foto. Questa risorsa degli smartphone ci permette probabilmente di captare angolazioni della realtà prima non molto accessibili.

Dovremmo piuttosto chiederci cosa manifesta dell'essere l'umano una tendenza tanto popolare come quella del selfie.

L'essere umano ha bisogno di amare e di essere amato, di essere valorizzato, che la sua vita abbia senso. Tutti vogliono avere una vita con senso, nessuno vuole rimanere anonimo. Tutti vogliono sentirsi dire “Che bello che esisti”. Il giovane non è forse una persona alla ricerca di identità che in questa ricerca a volte vuole richiamare con forza l'attenzione? È probabile che le persone del nostro tempo stiano soffrendo per mancanza d'amore, di senso e di valorizzazione. Non sarà che molti vivono una crisi di solitudine, di insicurezza e vanità? In fondo è solo un dato irrilevante che Makati City sia la capitale mondiale del selfie e che gran parte di queste foto sia scattata da giovani. Piuttosto, è necessario e rilevante accompagnare questi dati con un'analisi per sapere cosa manifesta il fenomeno e così capire meglio l'essere umano e aiutare a far sì che la sua vita sia più piena e più realizzata.

L'essere umano nella sua essenza è sempre lo stesso. Cambiano le manifestazioni, cambia il contesto, ma nella sua natura continua ad essere lo stesso. Lo sforzo che non dobbiamo smettere di compiere è quello di proclamare in continuazione la verità dell'uomo – un essere aperto all'incontro, che ha bisogno degli altri e con un profondo anelito alla trascendenza, a non morire, e con una profonda nostalgia di comunione.

La tendenza mondiale del selfie passerà e apparirà un'altra moda, e l'essere umano sarà lo stesso. Quello che non passerà mai di moda è il fatto che l'essere umano ha bisogno di sapere che è amato e che può amare. Ha bisogno di sperimentare in modo approfondito che la sua esistenza è preziosa e che ha un posto nel mondo.

NOTE:
(1) Il selfie è una fotografia che si scatta a se stessi, in genere con uno smartphone o una webcam, per inserirla in un forum o in una rete sociale.
(2) http://time.com/selfies-cities-world-rankings/
(3) Silva accusa e dice chiaramente che viviamo nell'era di Narciso: http://www.eltiempo.com/opinion/columnistas/egolatria-en-las-redes-sociales/15727977
(4) Cfr. http://www.socialmediaproject.es/el-fenomeno-selfie/
(5) Così il sociologo Víctor Gil su http://www.huffingtonpost.es/2014/04/27/selfies-ciencia_n_5217655.html

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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