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15 ragioni per innamorarti follemente della Comunione

Eucaristía, comunión. – it

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Pildorasdefe.net - pubblicato il 05/06/15

Chi si comunica ha dentro di sé Gesù, come lo ha avuto Maria nei nove mesi di gravidanza

Il sacramento dell’Eucaristia è così grande che ci permette di nutrirci di Cristo e di gustare il cielo sulla Terra. Se il nostro corpo sarà dimora di Gesù, c’è qualcosa che possiamo fare per accoglierlo meglio?

1. Non è una follia pensare che in un pezzo di pane c’è Cristo stesso?

È sicuro, è una follia. Solo Dio può aver pensato e fatto qualcosa di così grande, ma dal punto di vista dell’amore è assai ragionevole. Quando una madre ha tra le braccia il proprio bambino, piena di amore, lo abbraccia, e visto che le sembra poco baciarlo dice “Ti mangerei”. È quello che fa Dio: permette che lo mangiamo. E per questo ha scelto un alimento umile, semplice e alla portata di tutti.

2. In che modo Cristo è presente nel pane e nel vino?

L’Eucaristia nasconde Gesù. Tutto Gesù è presente dietro l’apparenza del pane. Chi si comunica ha dentro di sé Gesù, in modo reale e fisico come lo ha avuto Maria nei nove mesi della sua gravidanza. Ovviamente in modo diverso: nascosto dietro le figure del pane e del vino, ma presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità in ogni particella delle sacre specie.

3. Perché mangiare l’ostia sacra anziché limitarsi a venerarla?

Perché Cristo è rimasto proprio perché lo mangiamo; altrimenti avrebbe scelto un altro modo di rimanere. Quando istituisce l’Eucaristia, dice “Prendete e mangiate”, non “Prendete e venerate”. È rimasto per nutrirci! Non solo perché lo adorassimo. Il senso radicale dell’Eucaristia è il cibo.

Lo verifichiamo rileggendo il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni: inizia con la moltiplicazione dei pani (con i quali sazia la fame materiale), passa a parlare della manna (il pane del Cielo, con il quale Dio nutriva tutti i giorni il popolo nel deserto) ed è in questo contesto che Gesù promette l’Eucaristia (il pane della vita eterna: il suo stesso essere).

4. Cosa ci apporta il fatto di comunicarci?

Tutto. Divinizza la nostra vita. Ci apporta l’essenziale, quello che ingrandisce la nostra vita e la rende eterna: la vita di Cristo, la vita eterna, vivere in Dio. E perché la nostra vita in Lui sia piena, ci viene dato come alimento. Per santificarci, purificarci, divinizzarci, rafforzarci, farci crescere, riempire la nostra vita di Lui… La cosa più grande che possiamo fare nella nostra vita è nutrirci di Cristo, diventare una “cosa” sola con Lui.

5. Quali effetti può avere sulla nostra vita il fatto di comunicarci spesso?

Tutti i benefici che alimentarsi produce nel corpo li produce l’Eucaristia a tutti i livelli, nel corpo e nell’anima. Non è un cibo solo spirituale: mangiamo il suo corpo e beviamo il suo sangue!

Nella nostra esistenza corporea non basta mangiare una volta. Abbiamo bisogno di mangiare spesso, e grazie al cibo abbiamo energia. Il fine della vita cristiana è cristificarci, identificarci con Cristo. E a questo scopo abbiamo bisogno di una forza divina che ci trasformi: questa forza ce la fornisce l’Eucaristia.

6. Ricevendolo spesso non potremmo banalizzare la grandezza dell’atto?

Dobbiamo stare attenti perché la facilità con cui ci viene donato non ci faccia perdere la consapevolezza della grandezza del dono. Sarebbe triste abituarci a comunicarci e farlo come se non fosse qualcosa di speciale.

La soluzione per desiderarlo di più non è distanziare nel tempo le Comunioni, ma evitare il pericolo della routine. E il grande rimedio alla routine è la preghiera: quando meditiamo sulla grandezza dell’Eucaristia, ci innamoriamo dell’amore che Dio ha per noi. Il tesoro è così grande – è Dio – che non finiremo mai di abbracciarlo.

7. Dobbiamo comunicarci anche se ci sentiamo indegni di ricevere Cristo?

Ci sono persone che smettono di comunicarsi perché si sentono indegne, ma per quanto possiamo sentirci indegni conviene comunicarsi se compiamo le due condizioni di base per ricevere la Comunione: essere in stato di grazia e digiunare da un’ora.

8. Perché bisogna digiunare?

È un modo per garantire la delicatezza nei confronti del nostro Dio. Se stiamo per riceverlo, privarci di alimenti e bevande (tranne acqua e medicinali, che non spezzano il digiuno) un’ora prima di comunicarsi è un modo per prepararsi a una cosa così grande. Questa condizione non viene richiesta alle persone anziane o ai malati.

9. Cosa vuol dire essere in stato di grazia?

La grazia è una partecipazione alla vita divina. Ci introduce nella vita della Trinità, visto che ci fa partecipare alla filiazione del Figlio: figli di Dio Padre, nel Figlio, per l’azione dello Spirito Santo. La riceviamo nel Battesimo e la perdiamo quando commettiamo un peccato mortale. Se la perdiamo, la recuperiamo nel sacramento della Riconciliazione.

10. E se ci si comunica in peccato mortale?

Si commette un sacrilegio, che è un peccato grave per il cattivo uso del sacro. Smettere di comunicarsi non è peccato, farlo indegnamente sì. Per questo, se si dubita di stare in peccato mortale, è sempre meglio non comunicarsi, tranne nel caso degli scrupolosi, che credono di essere in peccato mortale ma non lo sono.

11. Non è quindi obbligatorio comunicarsi ogni volta che assistiamo alla Messa?

Durante la Messa, è obbligatoria solo la Comunione del sacerdote. I fedeli non hanno quest’obbligo, ma è assai conveniente comunicarsi quando partecipiamo a questa grande celebrazione. Se una persona non è in stato di grazia o non rispetta il periodo di digiuno non deve comunicarsi. I cattolici che hanno l’uso della ragione hanno il dovere di comunicarsi almeno una volta all’anno, a Pasqua.

12. A cosa serve andare a Messa se non possiamo comunicarci?

La Messa è il centro della nostra vita. In essa ci uniamo all’offerta di Cristo, al Padre, e così questa riceve un valore di eternità. Questo non avviene per la Comunione, ma per la partecipazione alla Messa, e in moltissimi casi la soluzione è semplice: cercare un sacerdote per confessarsi.

13. Se non siamo sicuri di poterci comunicare, cosa dobbiamo fare?

Se questo dubbio ha un fondamento (“Non so se un peccato che ho commesso è grave”) bisogna smettere di comunicarsi. È meglio non comunicarsi che commettere un sacrilegio. Se il dubbio non ha fondamento (“Dubito che forse potrei aver commesso un peccato grave”) bisogna superare il dubbio e comunicarsi.

14. Si può recuperare lo stato di grazia prima di confessarsi?

Sì, facendo un atto di perfetta contrizione, con il proposito di confessarsi appena possibile. Per custodire l’Eucaristia ed evitare sacrilegi, tuttavia, la Chiesa prescrive che chi ha la consapevolezza di aver commesso un peccato grave non debba comunicarsi senza essersi prima confessato.

15. C’è qualche eccezione che permetta di comunicarsi senza essersi confessati?

I precetti della Chiesa non obbligano quando esiste una difficoltà grave nel loro compimento. Quando una persona non può confessarsi e deve comunicarsi (cosa poco frequente), potrebbe comunicarsi lecitamente compiendo prima un atto di contrizione perfetto.

È il caso, ad esempio, di un sacerdote che abbia commesso un peccato grave e non avendo con chi confessarsi debba celebrare la Messa (visto che non può celebrarla senza comunicarsi). Nel caso dei laici, non sembra che questo si verifichi se non in casi del tutto straordinari.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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