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Vescovo di Maidiguri: “Fiducia in Buhari, ma Boko Haram vuole creare un califfato”

Bishop Oliver Dashe Doeme

© Aiuto alla Chiesa che Soffre

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 01/06/15

Speranze e preoccupazioni di monsignor Oliver Dashe Doeme al nuovo presidente della Nigeria

«Crediamo fermamente che Buhari possa mettere fine alle sofferenze dei nigeriani». Monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, ha espresso fiducia nel nuovo presidente della Nigeria durante un incontro con rappresentanti dell’Unione europea, organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre lo scorso fine settimana a Bruxelles.

L’iniziativa è stata promossa nell’ambito della collaborazione tra Unione europea e Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha visto svolgersi a Bruxelles e a Roma altri colloqui tra le istituzioni europee e alcuni testimoni delle Chiese in difficoltà, quali quelle di Pakistan, Egitto e Siria.

Per il presule il carattere «inaspettatamente pacifico» delle recenti elezioni, prova il desiderio di cambiamento insito nella popolazione. «Il presidente uscente Goodluck Jonathan – ha spiegato – ha mostrato una particolare sensibilità, ritirandosi ancor prima che la sconfitta fosse ufficiale. In questo modo la delicata transizione non ha destabilizzato l’intero paese».
La prima sfida che il nuovo Capo di Stato dovrà affrontare è ovviamente quella della sicurezza, specie nel nordest a maggioranza musulmana, dove il governo di Abuja è praticamente assente e dove negli ultimi anni le autorità locali hanno istaurato relazioni con Boko Haram, con il preciso intento di rovesciare il presidente cristiano Jonathan. «I governi locali hanno così aperto un vaso di Pandora – ha affermato il vescovo – Se Boko Haram riuscisse ad islamizzare la Nigeria, l’intero continente africano sarebbe in pericolo. E dopo l’alleanza con lo Stato Islamico, l’intento di creare un califfato nel nostro paese è evidente».

Tuttavia nelle ultime settimane l’esercito nigeriano è riuscito a sferrare qualche colpo alla setta islamista, grazie al sostegno di una formazione congiunta composta da soldati degli eserciti di Ciad, Niger e Camerun. «La task force ha chiuso le vie di fuga che permettevano ai terroristi di riparare nei paesi confinanti. La facilità con cui si sono ottenuti questi risultati pone però molti interrogativi sugli sforzi del passato. Perché dei progressi raggiunti in alcuni mesi, sono costatati sette anni di violenze e spargimenti di sangue?».

Secondo il presule Boko Haram ha mietuto più di 11mila vittime e causato oltre mezzo milione di sfollati interni. «In ogni villaggio catturato, gli estremisti hanno obbligato i ragazzi ad arruolarsi con loro e costretto le ragazze a convertirsi e sposare membri della setta. Gli anziani invece sono stati lasciati a morire di fame».

Le violenze hanno gravemente colpito la diocesi di Maiduguri, capitale dello Stato nord-occidentale di Borno. Oltre 70mila fedeli sono fuggiti e 250 chiese sono state rase al suolo. «Dopo gli ultimi successi militari – ha detto monsignor Doeme ai rappresentanti del Parlamento europeo – gli sfollati iniziano a far ritorno alla proprie case. Ma le trovano vuote. I villaggi sono stati saccheggiati, gli animali rubati e i raccolti distrutti. Le nostre necessità sono immense».

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