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Laudato sii: da Assisi il titolo dell’enciclica di papa Francesco

San Francesco

© Public Domain

padre Pietro Messa - pubblicato il 31/05/15

Ma qual'era il pensiero di San Francesco?

Il titolo della prossima enciclica di papa Francesco «quasi sicuramente» sarà «Laudato sii», ossia l’inizio del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, come afferma l’agenzia cattolica Sir. Non meraviglia che tale documento pontificio possa avere tale titolo visto che toccherà un tema attualmente cruciale, ossia il rispetto e la custodia del Creato. Di conseguenza un modo per comprendere meglio tale enciclica è approfondire il testo della lauda composta dall’Assisiate leggendo uno dei migliori commenti, ossia quello proposto da Carlo Paolazzi, l’autore dell’attuale edizione critica degli Scritti di Francesco d’Assisi. Sotto un brano di tale approfondimento (C. Paolazzi, Il cantico di frate sole, Ed. Porziuncola, Assisi, pp. 116, euro 7,00) che unisce profondità a semplicità.

Il lungo itinerario sulle orme di Francesco uomo della «lode» e sulle occasioni concrete dalle quali è nata la più famosa e amata delle sue laudi costituisce la chiave indispensabile per entrare senza forzature nella comprensione del «Cantico di frate Sole e delle altre creature del Signore». Il senso primo e fondamentale di questo titolo allargato, dal quale derivano o nel quale si congiungono i titoli più noti Canticum fratris Solis e Laudes creaturarum, alla luce delle considerazioni precedenti dovrà essere riconosciuto nella lode che frate Sole e tutte le altre creature innalzano al loro Creatore. Proprio perché uomo segnato da abissale interiorità, Francesco proietta con straordinaria coerenza il vissuto interiore nelle sue scelte di vita e nei suoi testi di preghiera, i quali andranno interpretati coerentemente […] movendo dal centro, là dove Dio e la sua lode sono diventati «il tutto» della persona e della vita di Francesco. […] Da questo bagno di interiorità nasce il fascino misterioso del Cantico, quella fusione inedita di familiarità confidente e di profondità abissale dove «le parole sono tratte dal vocabolario comune – addirittura dal dialetto umbro – e tuttavia, come se emergessero proprio in quel momento dall’oceano dell’inesprimibile, hanno trovato il fascino evocativo di cui l’uso comune le aveva depredate». La notte di sofferenza e grazia vissuta a San Damiano ha trasformato il cuore di Francesco in un crogiuolo incandescente, dal quale il libro dell’universo e le pagine della Sacra Scrittura sono riaffiorate attraverso le sue labbra come parole vive, «esaminate e caste» (cfr. Sal 11,7), che ritornano alla loro prima scaturigine col passo festoso della lode.

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