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L’ecumenismo passa (anche) attraverso la musica sacra

Mons. Massimo Palombella

© MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 28/05/15

Proseguono le iniziative ecumeniche della Cappella Musicale Pontificia che sarà a Londra su invito del coro dell’Abbazia di Westminster

L’iniziativa è nata nel 2012, sulla scia del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito avvenuto due anni prima: perché non chiedere al prestigioso coro di Westminster Abbey – il cuore dell’anglicanesimo – di affiancare in Vaticano la Cappella Musicale Pontificia “Sistina” in occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo? E’ stato il primo passo di un “ecumenismo della musica” che ha incontrato successivamente come compagni di strada il ThomanerChor di Lipsia nel 2013 e il Coro del Patriarcato Ortodosso di Mosca nel 2014. Lo racconta ad Aleteia il Maestro della Cappella Pontificia, Massimo Palombella, alla vigilia della partenza per il Regno Unito per le prove con il coro anglicano di New College di Oxford che affiancherà quest’anno il coro vaticano per la festa dei santi Pietro e Paolo.

Un nuovo incontro nel segno dell’ecumenismo della musica?

Palombella: Un incontro doppio: prima saremo nella famosa città universitaria per le prove con il New College di Oxford; quindi ci recheremo a Londra per unirci al coro dell’Abbazia di Westminster, su invito dell’organista e Maestro del coro, James O’Donnell, per cantare, il 30 maggio, l’ufficio anglicano dei Primi Vespri – Choral Evensong – della Solennità della Trinità. Il giorno dopo, domenica 31 maggio, eseguiremo un concerto monografico su Giovanni Pier Luigi da Palestrina sempre in Westminster Abbey. Gli anglicani hanno voluto, così, restituire l’invito che avevano ricevuto da noi nel 2012. Hanno scritto nel comunicato stampa che questo “doppio pellegrinaggio” sana le antiche ferite e ci permette di guardare al futuro cercando quei percorsi di unità che il Signore ci chiede. La musica, l’arte, possono arrivare a volte dove la teologia e la diplomazia non sempre riescono.

Come si sviluppa questo percorso comune?

Palombella: Si sviluppa attraverso il mutuo confronto e il dialogo culturale nella ricerca delle fonti comuni. Prima della separazione tra le chiese, il repertorio musicale era comune sia con gli anglicani che con i luterani. Per quanto riguarda gli ortodossi, è stato molto interessante rintracciare all’interno di tradizioni, anche musicali, molto differenti, degli elementi comuni che hanno permesso a noi di cantare in russo e a loro di cantare in latino. E’ l’unica fede ad offrire degli stilemi comuni che permettono il dialogo. In altre parole, attraverso la musica costatiamo che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci separano.

In che modo si inserisce questa iniziativa nella normale attività della Cappella musicale pontificia?

Palombella: Bisogna andare oltre l’immagine della Cappella Musicale Pontificia quale semplicemente il coro che canta durante le celebrazioni presiedute dal papa. Si tratta di una realtà professionale che, oltre a fare questo, ha tra i suoi compiti prioritari lo studio e la ricerca riguardo la riforma liturgica disegnata del Concilio Vaticano II. La “Sistina” è l’unico coro al mondo che prova tutti i giorni su canto gregoriano e polifonia rinascimentale. L’esclusiva firmata con l’etichetta discografica più nota al mondo – Deutsche Grammophon – con la quale uscirà un nuovo cd dopo l’estate, ci permette di far confluire il nostro lavoro in un prodotto fruibile oltre che a valorizzarne il rilievo scientifico e accademico. La Cappella Musicale Pontificia ha inoltre l’impegno di mantenere vivo il patrimonio culturale della musica della Chiesa e per questo ha a disposizione, nella Biblioteca vaticana, il Fondo Cappella Sistina che è il più grande archivio rinascimentale al mondo. In questo impegno rigoroso di ricerca, si inserisce con naturalezza il dialogo ecumenico basato sulle studio delle fonti comuni tra le chiese cristiane. C’è molto interesse per questa forma di collaborazione che è impegno e stimolo a trovare elementi di condivisione. Tutti siamo chiamati a fare un passo fuori dalle nostre sicurezze per stare bene insieme. L’unità è un obiettivo che dobbiamo perseguire: cerchiamo di anticiparla un po’ nella storia anche attraverso queste manifestazioni e speriamo che un giorno si possa realizzare per dono di Dio.

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