Così il cardinal Parolin a pochi giorni dal voto in Irlanda“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”. Queste sono state le parole assai chiare del Segretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin (Radio Vaticana, 26 maggio)
Parole nette come si vede che hanno reso visibile quale sia il punto di vista della Santa Sede su questo tema, casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi. E' un punto di vista importante che non mette in discussione la posizione di Papa Francesco circa la misericordia e l'abbraccio sempre pronto per il mondo omosessuale. La famosa frase di Bergoglio – quella tanto usata quanto abusata – del “chi sono io per giudicare…” terminava con un altrettanto chiaro “…un omosessuale che cerca il Signore con buona volontà” citando il Catechismo quando – giustamente! – spiega che “non si devono emarginare”. Il problema per la Chiesa, come sempre, è il lobbismo: politico, massonico, gay. Cioè tutto quell'attivismo sotterraneo per attaccare la Chiesa o la famiglia.
Come dice la vaticanista Serena Sartini sul suo blog
“Il cardinale Bagnasco, in una intervista al quotidiano La Repubblica, ha parlato di “rivoluzione”, ribadendo il principio dell’accoglienza e del dialogo con gli omosessuali, ma riaffermando il principio del no alle unioni civili.
“L’esito del referendum – ha detto il numero uno della Cei – fotografa una rivoluzione culturale che riguarda tutti. Come tale, non può non interrogare anche la nostra Chiesa: cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale? Ogni dialogo dev’essere sereno, senza ideologie, innervato di sentimenti ma anche di ragioni. In questo quadro, noi crediamo nella famiglia che nasce dall’unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita; un’unione che costituisce un bene essenziale per la stessa società e che, come tale, non è equiparabile ad altre forme di convivenza”.
Cosa c’è dietro a questa rivoluzione culturale? La Chiesa si interroga. Un mio amico sacerdote risponde che la ragione è banalissima: l’avanzare del consumismo e del conformismo, per cui tutto viene creato con l’obiettivo di morire nel più breve tempo possibile” (Il giornale, 27 maggio).
Ma torniamo a Parolin: "La famiglia – ha anche detto in risposta a una domanda su come procedano i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che in questi giorni ha messo a punto il nuovo 'Instrumentum laboris' – rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell'umanità e della Chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia". "Colpirla – ha proseguito – sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro". Per questo è una sconfitta dell'umanità, perché la famiglia naturale fondata sul matrimonio (come recita la Costituzione italiana) non è una invenzione della Chiesa, né dello Stato che si limitano a riconoscerlo e a santificarlo: ogni manipolazione è quindi pericolosa e da Platone in avanti ogni ideologia politica ha cercato di metterci mano. Orwell con sagacia nel suo “1984” aveva previsto che la fine della socialità umana passava per il divieto della famiglia, dell'amore e dei vincoli di reciprocità tra generazioni.
E' chiaro che il processo di secolarizzazione in Europa (e non solo) è in via di accelerazione, la Chiesa lo sa e sa che deve trovare altrove i pilastri dove appoggiarsi: nel 2050 l'Africa e l'Asia saranno i luoghi da dove la Chiesa trarrà la propria linfa vitale, attestandosi come minoranza nell'Occidente che ha contribuito a svezzare e far crescere (quando si dice i figli ingrati…).
Non sono mancate le critiche dal mondo laico come quella (esemplare) di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, che chiude la sua rubrica quotidiana così:
“a rigore di logica, dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non deplorare una sconfitta dell’umanità. A meno di volere un po’ presuntuosamente fare coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità religiosa (ispirata tra l’altro agli insegnamenti di un maestro di tolleranza come Gesù) con la natura profonda e insondabile dell’amore umano” (27 maggio).
Ma Gramellini non vuole o non sa a cosa allude a Parolin: non si cambia la natura umana a colpi di maggioranza. Del resto a colpi di maggioranza Barabba si salvò e Gesù fu messo in croce. Ci sono – questo è il pensiero della Chiesa – delle cose che non sono a disposizione del legislatore: il matrimonio è una di queste.
Tra l'altro Gramellini sembra non leggere il suo stesso giornale che proprio oggi pubblica i risultati di un sondaggio dell'Istituto Piepoli su sentimento generale degli italiani circa unioni civili, matrimonio gay e adozioni e – cosa molto interessante – sulla possibilità di fare un referendum in Italia sul tema.
Se sulle unioni civili esiste una maggioranza abbastanza forte a favore, questa viene erosa ad un marginale 51% per i matrimoni (segno che anche gli italiani vedono che ci dovrebbe essere per lo meno una differenza giuridica) e tracolla quando viene chiesto se sono d'accordo circa le adozioni dove solo 1 su 4 degli intervistati è d'accordo (quindi almeno uno su due dei favorevoli al matrimonio si pongono dei problemi sul significato della parola 'famiglia' e su cosa sia meglio per un bambino). Se i risultati delle unioni civili sono schiaccianti (67%) e quindi si può dire che in generale c'è consenso – e di sicuro è un fatto di cui bisogna prendere atto – il margine così stretto sul matrimonio ci induce anche a tenere presente il margine di errore dei sondaggi, mediamente più o meno il 2-3% con circa l'8% di indecisi.
Gli italiani non sono in massa omofobi – grazie al Cielo – ma non c'è bisogno di stravolgere buon senso e Costituzione per dimostrarlo…