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Il sogno di papa Francesco? Andare in pizzeria!

Conclusion of the Synod & Beatification Pope Paul VI – Pope Francis 19-10-2014 – Antoine M – 16 – it

© Antoine Mekary / Aleteia

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 25/05/15

“Vorrei tanto andare in pizzeria e mangiare un buona pizza”, confessa in un'intervista

Un’intervista privata rilasciata al giornale argentino La Voz del Pueblo ha svelato uno dei desideri nascosti di papa Francesco: poter andare in pizzeria per mangiare “una buona pizza".

In un piccolo e semplice salone della residenza Santa Marta, il pontefice ha ricevuto il rappresentante del giornale senza presenza di terze persone e con una sola condizione: “L’unica cosa che ti chiedo è giocare pulito”, ha detto prima che il registratore entrasse in azione. Nei 45 minuti dell’incontro, ha confessato che in altri tempi aveva “panico per i giornalisti”, ma ovviamente è una paura ormai superata.

Un’elezione inaspettata

La prima domanda rivolta a Jorge Bergoglio è stata se si aspettasse di diventare papa. “Mai!!!”, ha confessato. Neanche dopo essere arrivato all’episcopato? “Dopo essere stato per 15 anni in posti ‘di comando’, sono tornato ad essere confessore, sacerdote… La vita di un religioso, di un gesuita, cambia in base alle necessità”, ha commentato (La Voz del Pueblo, 24 maggio).

“Ero nella lista dei papabili all’altro conclave, ma questa volta, la seconda, no, per motivi di età – 76 anni – e anche perché c’era gente sicuramente più valida… Nessuno mi indicava, nessuno. Dicevano inoltre che ero un kingmaker”, come vengono chiamati quei cardinali che per la loro influenza e autorità hanno più possibilità di altri di pesare sul risultato, “che potevo influire sui cardinali latinoamericani. Sui quotidiani non è uscita neanche una mia foto, nessuno pensava a me. Nelle case di scommesse di Londra ero al numero 46”, ha aggiunto ridendo di gusto. “Neanch’io pensavo a me”.

Anche se nel conclave precedente, quello del 2005, era stato il secondo più votato dopo Joseph Ratzinger?

“Queste sono cose che si dicono”, ha commentato Bergoglio. “La cosa certa è che almeno nell’altra elezione apparivo sui quotidiani, ero tra i papabili. Dentro è chiaro che doveva essere Benedetto e c’è stata quasi l’unanimità per lui, una cosa che ho apprezzato molto. La sua candidatura era chiara, nel secondo conclave non c’era alcun candidato chiaro. Ce n’erano vari possibili, ma nessuno forte. Per questo sono venuto a Roma con il biglietto pronto per tornare a casa sabato sera e poter essere a Buenos Aires la Domenica delle Palme. Ho lasciato anche scritta la mia omelia sulla scrivania. Non ho mai pensato che sarebbe successo”.

Prima dell’elezione definitiva, ha confessato Bergoglio, ha provato “molta pace. Ho pensato: ‘Se Dio lo vuole…’. E sono stato in pace. Mentre si svolgevano gli scrutini, che sono eterni, io recitavo il rosario, tranquillo”.

Il rapporto con la gente

Interpellato sul magnetismo che sembra suscitare nella gente, il papa ha affermato che secondo lui si tratta del fatto che le persone lo capiscono perché fa esempi concreti. Il rapporto con i fedeli, ha aggiunto, lo arricchisce “in senso umano e spirituale. La gente mi fa bene”. “Psicologicamente non posso vivere senza gente, non potrei fare il monaco, per questo sono rimasto a vivere qui” (a Santa Marta). “Mangiare in sala da pranzo, dove ci sono tutti, celebrare la Messa alla quale quattro giorni a settimana assistono persone esterne, delle parrocchie, mi piace molto. Sono diventato sacerdote per stare con la gente. Rendo grazie a Dio di non aver perso questo aspetto”.

Una cosa che rimpiange della sua vita precedente è “la tranquillità di camminare per strada. O di andare in pizzeria a mangiare una buona pizza”. “Quando ero cardinale amavo passeggiare, andare in autobus, in metropolitana. La città mi piace moltissimo, sono cittadino nell’anima”.

“Qui mi ritengono indisciplinato, non seguo molto il protocollo. Il protocollo è molto freddo, anche se ci sono cose ufficiali alle quali mi attengo totalmente”.

Vita privata

Il papa ha confessato di avere un sonno profondo. “Dormo sei ore. In genere alle nove sono a letto e leggo quasi fino alle dieci, quando inizia a lacrimarmi un occhio spengo la luce e dormo fino alle quattro, quando mi sveglio da solo, è l’orologio biologico. Poi, però, ho bisogno di una siesta. Devo dormire tra 40 minuti e un’ora, mi tolgo le scarpe e mi metto a letto. E anche lì dormo profondamente, e mi sveglio da solo. I giorni in cui non faccio la siesta lo sento”.

Quanto alle letture del pontefice, attualmente il libro che tiene sul comodino riguarda San Silvano del Monte Athos, “un grande maestro spirituale”.

Il papa ha poi confessato di rattristarsi molto quando vede “drammi umani”, come i bambini malati o i carcerati, anche se in pubblico non piange. “Un paio di volte sono stato al limite, ma sono riuscito a frenarmi in tempo. Ero troppo commosso, mi è scappata anche qualche lacrima, ma ho fatto finta di niente e dopo un po’ mi sono passato la mano sul volto”.

Non è poi un tipo pauroso. “Sono piuttosto temerario, mi butto senza considerare le conseguenze. Questo a volte mi crea dei grattacapi perché mi sfugge una parola di troppo (ride di gusto). Quanto agli attentati, sono nelle mani di Dio e nella mia preghiera ho parlato con il Signore e gli ho detto: ‘Se dev’essere così, sia, ti chiedo solo una grazia, che non mi faccia male’ (ride), perché sono codardo a livello di dolore fisico. Il dolore morale lo sopporto, ma quello fisico no. (…) Sono molto intollerante, credo che sia una conseguenza dell’operazione al polmone che ho subito a 19 anni”.

Il papa ha poi confessato di leggere solo un quotidiano, “La Repubblica”, “che è un quotidiano per settori medi. Lo faccio al mattino e non ci metto più di dieci minuti. La televisione non la vedo dal 1990. È una promessa che ho fatto alla Madonna del Carmelo nella notte del 15 luglio 1990”, anche se non per un motivo particolare: “Mi sono detto ‘Non fa per me’”.

L’incarico

“Le pressioni esistono”, ha riconosciuto Francesco parlando del suo ruolo di guida della Chiesa cattolica. “Ogni persona di governo sente delle pressioni. In questo momento quello che mi costa di più è l’intensità del lavoro. Sto sostenendo un ritmo molto intenso, è la sindrome della fine dell’anno scolastico, che qui termina alla fine di giugno. (…) E poi ci sono i problemi che si creano, per quello che ho detto o non ho detto. I mezzi di comunicazione prendono una parola e la decontestualizzano. (…) Contro quel nemico non puoi far nulla”.

Quando gli è stato chiesto se gli piace essere etichettato come un papa povero, ha commentato che la povertà “è al centro del Vangelo. Gesù è venuto a predicare ai poveri. Se si toglie la povertà dal Vangelo non si capisce niente, si toglie il midollo”.

Francesco riconosce che sradicare la povertà è un’utopia, ma dice anche che “le utopie ci fanno andare avanti. Sarebbe triste se un ragazzo o una ragazza non le avesse. Ci sono tre cose che tutti dobbiamo avere nella vita: memoria, capacità di vedere il presente e utopia per il futuro”.

Il papa ha poi spiegato perché chiede sempre di pregare per lui: “È una necessità interiore, devo essere sostenuto dalla preghiera del popolo”.

E come vorrebbe essere ricordato papa Francesco? “Come un buon tipo. Vorrei che si dicesse: ‘Era un buon tipo che ha cercato di fare il bene’. Non ho altre pretese”.

Jorge Mario Bergoglio è nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires. Ha abbracciato la vita ecclesiastica a 21 anni, dopo essere diventato tecnico chimico. Il 13 marzo 2013 è diventato il 266° papa della storia della Chiesa cattolica. È il primo pontefice latinoamericano e gesuita.

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