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“Amava la vita”. E ora quella vita dona gioia ad altre sette persone

Nicholas Green foto giusta

© Reginald Green

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 21/05/15

Ecco perché i genitori di Nicholas Green decisero la donazione degli organi

In questi giorni Reginald Green, il padre di Nicholas, il bambino di 7 anni assassinato nel 1994 durante una rapina andata male sulla Salerno-Reggio Calabria, è a Milano per alcuni incontri sulla donazione degli organi all'Ospedale Niguarda (Corriere della Sera, 20 maggio). Reginald Green e sua moglie sono riusciti a trasformare un dolore lancinante in un atto di generosità che continua negli anni. Nicholas, mentre era in macchina con la sua famiglia, fu ucciso da un proiettile sparato da banditi che assalirono i Green nel loro viaggio nel Sud dell'Italia. 

DONATA LA VITA A SETTE PERSONE
I coniugi Green, scrive il Corriere, decisero subito di donare i suoi organi. Quattro adolescenti e un adulto ritrovarono la vita con Nicholas, altri due pazienti riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee. Tra i quattro giovani c’era un 15enne affetto da una complessa cardiopatia. Si chiama Andrea Mongiardo e in lui batte il cuore di Nicholas. 

NUOVE SPERANZE PER I MALATI
Il moto di emozioni che suscitò in Italia la storia di Nicholas cambiò per sempre il mondo e la cultura delle donazioni nel nostro Paese, triplicandole nello spazio di pochi mesi e regalando così nuova vita a migliaia di malati. 

GESTO SEMPLICE E STRAORDINARIO
Di questo la famiglia Green va orgogliosa e papà Reginald, oggi un distinto signore di una certa età, testimonia con la loro storia l’importanza del dono, un gesto semplice e straordinario. Il dolore e il ricordo di Nicholas li accompagna costantemente, così come ogni testimonianza è ragione di commozione, ma la forza e la sensibilità di questa famiglia è anche nella capacità di trasmettere agli altri le proprie emozioni. 

"ERA INNAMORATO DELLA VITA"
«Quando gli chiedevo che cosa avrebbe voluto diventare da grande – ricorda il signor Green – Nicholas mi rispondeva che voleva fare tutti i mestieri del mondo. Perché era innamorato della vita e l’Italia gli dava felicità». E in fondo Nicholas tutti i mestieri del mondo, come desiderava, li sta svolgendo attraverso quelle vite che ha salvato (Avvenire, 20 maggio).

"ABBIAMO MANTENUTO UNA PROMESSA"
Due giorni dopo quegli spari mortali, aggiunge il signor Green, «i medici del Policlinico di Messina ci dissero che non c’era più niente da fare. Ed è stato in quel momento che abbiamo capito quanto diventava importante che la scelta che stavamo per compiere fosse stata presa prima, insieme a mia moglie, in un normale momento di serenità familiare. Fu Maggie, in quel momento di disperazione, a ricordarmi di quella promessa. Perché lì, davanti a un figlio perso per sempre, certe decisioni è difficile prenderle se non le hai già maturate prima. Quel giorno, vedendolo per l’ultima volta sul lettino dell’ospedale, avrei voluto donare anche le sue lentiggini».

QUELLA NOTTE IN CUI ARRIVO' IL CUORE DI NICHOLAS
Chi ricorderà quella drammatica notte in cui la famiglia Green decise l'espianto degli organi, riporta il quotidiano dei vescovi, è sicuramente Stefano Marianeschi (responsabile della cardiochirurgia pediatrica di Niguarda). Nella notte del 2 ottobre 1994 era all'ospedale Bambin Gesù di Roma. «Allora ero un giovane medico sotto la guida di Carlo Marcelletti, quando arrivò da Catania il cuore di Nicholas. Per Andrea i giorni erano ormai contati, ora ha 35 anni e continuo a seguirlo, grazie a voi e al vostro Nicholas. In Italia allora il trapianto cardiaco era molto raro». Ma la famiglia Green, con quel gesto, «ha dimostrato cosa vogliono dire umanità e coraggio, donando la vita di vostro figlio ad altre persone ». 

GUARDA QUI LA PUNTATA DI ALIVE-LA FORZA DELLA VITA

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