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Miracolo sotto coperta

Sottomarino Pacocha

© Public Domain

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 19/05/15

Un evento documentato dalla marina militare di due paesi e che ha permesso la canonizzazione di Suor Maria di Gesù Crocifisso

E' una storia bellissima che si svolge meno di trent'anni fa in Perù. A raccontarla è Vittorio Messori sul Corriere della Sera, spiegando come essa sia stata la sua testimonianza ad un amico scettico sull'annosa questione: esistono i miracoli?

Questa vicenda si svolge la sera del 26 agosto del 1988 a poche miglia nautiche dal porto di Callao, in Perù dove stava rientrando un vecchio sommergibile americano ceduto alla marina peruviana: il Pacocha. Ed è qui che inizia davvero questo evento miracoloso, pochi minuti dopo che una tremenda collisione tra il vecchio scafo del Pacocha e una baleniera giapponese corazzata per rompere il ghiaccio apre una falla a poppa e il sottomarino – che per via dell'imminente approdo in banchina aveva tutti i portelli aperti e sollevati – inizia ad imbarcare grandi quantità di acqua e ad inclinarsi paurosamente verso il fondo

“Intrappolati tra le paratie, muoiono tre marinai, tra i quali il comandante. Quello in seconda, il trentaduenne tenente di vascello Luìs Cotrina, ordina l’evacuazione attraverso il portello di prua, dal quale in effetti riescono a gettarsi in mare alcuni membri dell’equipaggio, prima del rapidissimo affondamento totale. Quando il sommergibile è interamente coperto dalle acque, ci si rende conto che quel portello usato come via di fuga non si è chiuso e non può chiudersi: per l’urto, le leve di chiusura sono uscite dai loro alloggiamenti e ne impediscono la serrata. Resta aperta, così, una larga fessura, da dove entra una cascata di acqua la cui portata, a causa della pressione, diventa tanto più violenta quanto più il sommergibile scende verso il fondo. Intanto, il giovane Cotrina giace ferito sul pavimento: proprio mentre cercava di aiutare i suoi marinai ad uscire, è precipitato dalla scaletta. Ed ecco, proprio allora, l’imprevedibile. Il tenente di vascello testimonierà poi, davanti alle commissioni militari e nei processi ecclesiastici cui sarà convocato, che fu investito da una «esplosione di luce», al centro della quale stava il volto sorridente di suor Maria di Gesù Crocifisso, nata nel 1892 in Croazia e morta a Roma nel 1966, fondatrice delle Figlie della Misericordia e il cui processo di beatificazione era allora aperto a Roma. L’anno prima, l’ufficiale era stato ricoverato all’ospedale di Lima e una delle suore infermiere gli aveva donato la biografia della religiosa. In quei momenti drammatici, il volto di suor Maria, visto sulla copertina del volume, gli appare come in un flash accecante e gli dà la certezza misteriosa di un aiuto risolutivo. Come investito da una forza sovrumana, pur ferito per la caduta e vincendo la forza dell’acqua che precipita, riesce ad arrampicarsi per la scaletta e a raggiungere il portello. In quel momento, il sommergibile è inclinato di alcune decine di gradi ed è alla profondità di oltre venti metri”.

Come stabiliranno tutte le inchieste della marina peruviana affiancata da un’indagine della US Navy americana (e passate infine al vaglio dei tecnici nominati dalla Congregazione per i santi) la pressione esercitata dall’acqua sul portello equivaleva in quel frangente a un minimo di cinque tonnellate, compensate per circa una tonnellata dalla pressione interna del sommergibile. Questo vuol dire che il giovane ufficiale, per sollevare il portello di metallo avrebbe dovuto vincere una spinta di ben 4 tonnellate:

“per permettere ai ganci di chiusura di rientrare nei loro alloggiamenti. Deve anche, nel frattempo, tenere una mano aggrappata a una maniglia per reggere alla violenza dell’acqua che rischia di travolgerlo. Inoltre, sanguina con abbondanza. A quanto pare, i massimi campioni di sollevamento pesi riescono a staccare dal suolo poco più di 450 chili. Ebbene, sotto le acque del porto di Callao il portello fu sollevato, i ganci furono fatti rientrare, la falla fu richiusa: il peso sollevato dal marinaio peruviano fu, dunque, di quasi dieci volte superiore ai primati olimpici. Davvero un miracolo, oppure un fatto raro ma spiegabile in certe condizioni, quando l’istinto vitale può spingere a prestazioni straordinarie? Sia i tecnici peruviani che, in seguito, quelli degli Stati Uniti e poi quelli nominati dai tribunali vaticani, hanno discusso tutte le possibilità, giungendo alla conclusione che anche le condizioni più estreme non possono giustificare il sollevamento di 4.000 chili, per molti centimetri e per molti minuti, usando per giunta un braccio solo. Non a caso il Pacocha è stato recuperato e poi demolito, ma la torretta e il portello sono esposti davanti all’accademia navale del Perù, con una targa che non parla solo di valore di un militare ma anche — esplicitamente — di milagro . Di miracolo, insomma. Quel miracolo che, riconosciuto alla fine come autentico, ha permesso la beatificazione di suor Maria, avvenuta a Ragusa, in croato Dubrovnik, per mano di Giovanni Paolo II stesso, il 6 giugno del 2003”

Raccontatelo a qualche scettico, e vedete cosa succede. Magari insinuerete qualche dubbio benefico…

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