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Il Togo, un Paese africano con un segreto sorprendente

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Miriam Diez Bosch - Aleteia - pubblicato il 19/05/15

Radiografia di un Paese in cui il dialogo tra cristianesimo e islam è un modello

In Togo accadono cose diverse. È il segreto di questo Paese, rivelato in questa intervista da un missionario diocesano di Girona (Spagna), Joan Soler Ribas (Olot, 1975), che ha compiuto per Aleteia la radiografia di un Paese poco conosciuto.

Il papa ha esortato i vescovi locali a lottare perché i valori autentici non si perdano, e loro provano a farlo. Da Dapaong, Togo, Africa occidentale, Soler rivela la crescita della Chiesa a tutti i livelli.

Islam, aborto, sette, disoccupazione, vocazioni… tutto questo, dal Togo.

La Chiesa, come dice lei, è come una formica. Lavoro instancabile?

Credo semplicemente che la Chiesa abbia il ruolo della piccola formica in questo piccolo Paese. Lavorare instancabilmente, con tutti gli altri, per evitare che nei momenti difficili il Paese non possa andare avanti. Svolge una grande opera di pacificazione.

Ricordiamo solo che è stato monsignor Nicodem Barrigah a presiedere la Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione, per dare un nome a tutti gli eccessi commessi durante il periodo della dittatura.

Si è fatto ciò che si è potuto. E si è fatto bene. Possiamo essere orgogliosi del lavoro svolto.

L'islam in Togo non presenta problemi.

Qui in Togo siamo di fronte a un islam che non è affatto fanatico e a un cristianesimo molto dialogante, che ci ha permesso di creare un vero spazio di relazione personale e istituzionale. Solo per fare un esempio, il vescovo di Dapaong e il grande imam di Dapaong si chiamano tra loro fratelli gemelli, dello stesso padre (Dio) e di madre diversa (Umma e Chiesa).

Partecipano regolarmente alle preghiere e alle feste principali di ogni confessione, e a ogni festa importante scrivono una lettera indirizzata ai fedeli dell'altra religione. Così per Natale l'imam ci scrive una lettera e per la festa del Ramadan il vescovo scrive loro una lettera. In questi testi si esorta all'unità e alla vita in comune. Sono un'autentica gioia.

Le sette, invece, stanno aumentando e si approfittano della gente garantendo guarigioni miracolose. Cosa fare di fronte a questo?

Viviamo un'esplosione di nuove sette che mescolano cristianesimo e paganesimo e che stanno danneggiando molto la gente semplice della nostra regione. Approfittano della sua povertà per assicurare guarigioni miracolose, metodi per trovare lavoro e denaro. Un'autentica vergogna e un'autentica sfida.

In Togo, le Chiese tradizionali – presbiteriani, metodisti ed evangelici – e le altre Chiese riconosciute dall'Unità delle Chiese Cristiane si ritrovano regolarmente per pregare, organizzare concerti di cori o partite di calcio.

Viviamo con molta libertà il nostro modo di essere cristiani, ma siamo tutti d'accordo sul fatto che le sette ci stanno ferendo profondamente, perché la gente non sa distinguere e crede che siamo tutti uguali: dei bugiardi.

In questa stessa sfida, dobbiamo vigilare per non cadere in eccessi di imitazione nei confronti dei movimenti carismatici. Alcuni movimenti hanno molti punti di luce – capacità di missione, capacità di accompagnamento personale, spirito di servizio –, ma hanno anche alcune ombre: settarismo, messe di guarigione, una preghiera che può diventare una sorta di mercanteggiare con Dio. Io faccio questo e tu mi dai quest'altro…

Quanto al potere politico, la Chiesa è stata vista come opposizione…

La Chiesa è sempre stata considerata come una certa opposizione per il partito al potere.

Alla Chiesa non ha tremato la voce al momento di criticare la mancanza di investimenti in campi essenziali come l'educazione e la sanità, né per mettere nero su bianco la mancanza di trasparenza in molte decisioni politiche.

A volte questo non è andato troppo bene ai circoli presidenziali, e alcuni vescovi hanno subìto un certo discredito pubblico. Ad ogni modo, la Chiesa è rispettata e rispettosa. Abbiamo la missione di continuare a parlare di fronte alle ingiustizie, ma sapendo che la democrazia è ancora molto debole e che non possiamo far tremare i pilastri di un nuovo sistema che si sta facendo largo nel Paese.

Il capitalismo in Togo è “davvero selvaggio”.

E i valori africani si diluiscono di fronte alla cultura individualista?

La tradizione e la cultura africana scompaiono a un ritmo incalzante per lasciare il passo a questa cultura individualista, nichilista e materialista che viene dall'Occidente. Il problema è che per l'africano tutto ciò che veniva dall'Europa era positivo, e non sono stati messi degli “scudi” agli eccessi che sono arrivati. Qui, quindi, il capitalismo è davvero selvaggio, l'individualismo e la sessualizzazione della società sono scandalosi, e peggio ancora se teniamo conto del fatto che il 50% della popolazione ha meno di 14 anni e il 75% meno di 30.

Si tratta di una popolazione giovane che ha perso il riferimento dei suoi adulti e che ha come unico referente una televisione che è il cavallo di Troia di valori che vanno contro il sentire tradizionale africano.

Il papa ha chiesto rispetto per gli anziani e la vita in Togo

Questa settimana, i vescovi del Togo erano in visita ad limina a Roma, e papa Francesco li ha esortati a lottare contro questa cultura che vuole annichilire i valori tradizionali africani, tra i quali il rispetto per gli anziani e il rispetto per la vita. Dobbiamo vigilare perché antivalori come la promiscuità, l'aborto, l'ateismo e le famiglie monogenitoriali non si instaurino in questa società, che ha bisogno di educazione, unità e una famiglia solida perché i giovani possano crescere in tutte le loro dimensioni umane e spirituali.

Le azioni sono state “più dello stesso”

In questo piccolo e bel Paese ci sono appena state le elezioni, e per altri cinque anni saremo nelle mani dello stesso Presidente, Faure Gnassingbé, figlio dell'ex dittatore Gnassingbé Eyadema, che ha preso il potere nel 1967, ovvero abbiamo da addirittura 48 anni la stessa famiglia al potere. Un eccesso.

Tra i giovani, la disoccupazione arriva al 90%. È insostenibile.

Dobbiamo vedere come aiutare lo Stato a mettere in piedi le opere sociali necessarie per il buon vivere della popolazione, come creare impiego in una popolazione giovane con oltre il 90% di disoccupazione, come evitare l'emigrazione costante di giovani verso i Paesi limitrofi…

Abbiamo comunque grandi speranze: speranza in una Chiesa che cresce, a livello numerico e qualitativo, con un numero di vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa di molti giovani davvero innamorati di Cristo, dei laici che prendono sempre più in considerazione il loro ruolo all'interno della Chiesa e della società…

Speranza in una società sempre più matura e rivendicativa, una società con immaginazione, con la voglia di lottare per andare avanti, una società che sorride e fa festa, una società che vede l'HIV diminuire per il lavoro costante di molte ONG ma soprattutto della Chiesa. Speranza in un Dio che ama questo popolo e che non lo abbandonerà mai.

Cosa si aspetta lei dal Togo?

Spero che nessuno freni il dinamismo di un popolo che si è messo in marcia per recuperare il suo essere, la sua speranza e il suo futuro. Che il neocolonialismo lo lasci in pace, e che gli venga permesso di essere adulto. Se lo merita. Ne abbiamo bisogno.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
dialogo islamo cristiano
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