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Chiavi per educare i figli di fronte alle avversità

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LaFamilia.info - pubblicato il 15/05/15

Tutto ciò che vale costa. Ottenere ciò che comporta uno sforzo presuppone una grande soddisfazione personale

Come genitori, vorremmo tenere i nostri figli sotto una campana di vetro perché non accadesse loro nulla e la loro vita fosse meravigliosa come un racconto di fate, ma è un'utopia. La vita ha alti e bassi, le avversità sono una cosa naturale con cui i figli dovranno lottare e per questo li dobbiamo educare, altrimenti crolleranno di fronte alla prima difficoltà e le conseguenze saranno nefaste.

Poco tempo fa, il quotidiano spagnolo ABC ha pubblicato le conclusioni delle giornate accademiche della Federazione delle Associazioni di Genitori di Alunni di Promozione dei Centri di Insegnamento (Fepace), nelle quali si è sottolineato che le famiglie “non educano i propri figli di fronte alle avversità”.

Uno dei motivi principali è che i genitori preferiscono dare tutto ai propri figli perché abbiano benessere e una vita comoda anziché insegnare loro a sforzarsi e farli “soffrire” per raggiungere un obiettivo, pensando che se lo fanno i figli smetteranno di voler loro bene.

“Niente di più lontano dalla realtà”, ha affermato Fernando Sarráis, dottore in Medicina presso l'Università di Navarra, esperto in Psichiatria e oratore nelle giornate di Fepace. “Tutto ciò che vale costa. Ottenere ciò che comporta uno sforzo presuppone una grande soddisfazione personale (studiare e ottenere un master; allenarsi e vincere una medaglia…) Se non insegniamo ai bambini a sforzarsi nell'infanzia, diventeranno adulti insoddisfatti e insicuri perché avranno paura di affrontare qualsiasi situazione che richieda loro il minimo sforzo”.

Chiavi da seguire

Su questa linea, Sarráis ha spiegato che c'è una serie di passi per educare meglio i figli:

Chi vuole qualcosa deve soffrire un po'. La buona educazione deve costare a formatore e formato. Non si deve aver paura di far soffrire educando, perché l'affetto impedisce che diventi un trauma psicologico.

Il migliore educatore è l'esempio. Si deve realizzare davanti ai figli l'azione che si vuole che essi imparino. Non basta un eccesso di ripetizione orale perché l'assimilino.

Insegnare in libertà. Nell'educazione di una personalità matura è essenziale insegnare ad essere liberi, con la responsabilità che presuppone il fatto di ricevere un premio o un castigo come conseguenza della propria condotta libera.

Imparare a fare buon viso a cattivo gioco. Uno dei capitoli più difficili da imparare dal libro della vita è “soffrire con gioia”. Senza questo apprendimento, le persone in genere vivono, si comportano e pensano per “evitare” la paura di qualsiasi sofferenza. Ciò impedisce che aspirino a grandi obiettivi nella vita.

Volontà e costanza. Ènecessario proporre modelli attraenti di modi di essere, perché se una persona vuole essere in un modo avrà la forza e la costanza per mettere in atto i mezzi necessari per ottenerlo: volere è potere.

O vivi come pensi o finisci per pensare come vivi. La condotta ha una forza educativa o trasformatrice molto potente. Un modo per raggiungerlo è che l'educatore e l'educato lo facciano insieme.

Educare più con la testa che con il cuore. Insegnare è un compito più della ragione che dell'affettività.

L'unione fa la forza. Il padre e la madre devono giungere a un accordo al momento di educare, stabilire dei limiti e non desautorizzarsi a vicenda, ma comunicare per evitare differenze educative sui temi fondamentali.

Non gettare la spugna quando sembra che non si raggiungano gli obiettivi educativi desiderati, appariranno in seguito. Non bisogna stancarsi di dare il buon esempio.

Esigere con amore. I figli non si traumatizzano tanto per l'eccessiva esigenza se si sentono amati.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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