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Da 70 anni, 90 km a piedi per amore di Maria

Our Lady of Pompei © David Shane-CC – it

© David Shane-CC

https://www.flickr.com/photos/david_shane/5264910904

Aleteia - pubblicato il 07/05/15

L’8 maggio la Supplica alla Madonna di Pompei richiama al popolare appuntamento di fede migliaia di pellegrini

La prima volta fu recitata nel 1883: ha compiuto 122 anni la “Supplica alla potente Regina del SS. Rosario” composta dal beato Bartolo Longo, costruttore del santuario di Pompei e infaticabile diffusore della devozione alla Vergine del Rosario. Il testo viene recitato solennemente due volte l’anno: l’8 di maggio e la prima domenica di ottobre. Sono migliaia i fedeli che accorrono ogni volta alla preghiera e ad essi si aggiungono quelli collegati in tutto il mondo attraverso i mass media. La devozione alla Madonna di Pompei spinge da 70 anni gli abitanti di un piccolo paese della provincia di Caserta, Pignataro Maggiore, a percorrere a piedi i 90 chilometri che li separano dal santuario mariano dove arrivano puntuali a mezzogiorno, l'ora della preghiera. Un importante anniversario per una tradizione di fede le cui radici affondano in tempi difficili della storia italiana che trovano echi anche nell’oggi. Lo racconta un articolo della rivista del Santuario “Il Rosario e la nuova Pompei”.

Dal 1945, partendo nella mezzanotte del 5 maggio, arrivano nella città mariana come i pellegrini d’un tempo, nella fatica del cammino e con un semplice zaino sulle spalle. L’Italia era coinvolta nell’immane tragedia della seconda guerra mondiale. Anche gli uomini di Pignataro furono chiamati a combattere. A chi affidarsi se non a Maria, “onnipotente per grazia”? Le promisero che, se fossero tornati a casa sani e salvi, ogni anno sarebbero arrivati a piedi a Pompei. E la Vergine accolse la loro preghiera.

Il cammino implica fatica: i muscoli si contraggono, le ossa fanno male, la mente e il cuore si affliggono nella paura di non farcela. E non è un cammino faticoso la vita? Eppure, cantano tutti “Evviva Maria, evviva Gesù”.

Quanto dolore nelle notizie, diffuse ogni giorno, di persone che si uccidono perché angosciati dall’aver perso un posto di lavoro o dall’aver assistito, quasi impotenti, alla fine della propria azienda. Supplichiamo Maria anche per i padri di famiglia che non ce la fanno più a “tirare avanti”, per i pensionati ridotti alla fame, per le madri costrette a spezzarsi la schiena divise tra il lavoro in casa e i mille lavori “per arrangiare”. Con Lei, chiediamo al Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

E dallo a tutti, perché è proprio nel sangue dei sofferenti che vediamo Cristo Gesù.  Eppure, per quanto sia essenziale il pane, lo è ancora di più l’amore di Maria, che si piega sulle sofferenze dell’uomo, anche quando i crocifissi della cronaca e della storia, gridano a gran voce il loro “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”.

L’ultima parte del tragitto, la lunga navata centrale del Santuario, i pellegrini di Pignataro la percorrono in ginocchio. E noi, in ginocchio, vogliamo ripetere a Maria, insieme al Beato Bartolo Longo: “Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti”. 



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