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Con il preservativo o senza?

Cuore donna giovani

© Flickr/Ashley Rose/Creative Commons

Punto Famiglia - pubblicato il 05/05/15

Dialogo tra giovani in carriera, laureati con obbligo di vincere

di don Silvio Longobardi

“Abbiamo scelto di non avere rapporti”, dice uno della comitiva. “Non che sia facile, aggiunge a scanso di equivoci, ma siamo convinti che l’avventura di un matrimonio si prepara anche attraverso qualche sacrificio”. Lo guardano come un extraterrestre e non sai se prevale la sorpresa o l’incredulità.

Altro quadro. Un gruppo di adolescenti sulla soglia della giovinezza. Hanno idee ancora confuse sulla politica e seguono poco le vicende sociali. Ma sul sesso hanno idee molto chiare. “Se la mia ragazza non ci sta, la rispetto, ma non può impedirmi di avere rapporti con un’altra ragazza”. “No, non penso che sia un tradimento – dice con chiarezza a chi lo guarda con occhi sbarrati – è una questione naturale”. Sì, come mangiare e dormire. Il sesso una volta era scelto come piacere, adesso è visto come un obbligo al quale nessuno può sottrarsi.

Terzo quadro. Ancora tra adolescenti. Un ragazzo invita con insistenza una ragazza, poco più piccola di lui a farsi una storia. Tutto farebbe propendere per il sì. Anche le amiche la incoraggiano a fare il passo, anche se si tratta solo di un’avventura estiva. “No grazie, dice lei, credo ancora alle favole”.

La nostra è una foto di gruppo, forse un po’ sfocata ma sufficiente per capire la complessità di quel mondo giovanile che facciamo fatica a comprendere. Davvero c’interessa comprendere questo mondo? La domanda è stata posta da Isabella Bossi Fedrigotti, giornalista e scrittrice, qualche tempo fa. Ed è accompagnata da una precisa denuncia: le notizie della politica, anche quelle del gossip, sono scrutate fin nei dettagli; la cronaca inquietante di giovani che rubano e uccidono, invece, scompare subito dopo il lancio. C’interessa davvero comprendere questi giovani che crescono sotto i nostri occhi e tuttavia appaiono come estranei, cittadini di un mondo che non conosciamo?

No, non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Non esiste un mondo giovanile compatto e unitario ma un universo composto di numerose galassie, ciascuna con la sua identità. La cultura dello sballo vive accanto, e talvolta s’intreccia, con il desiderio di autenticità e di verità; la tendenza alla chiusura egoistica convive con l’impegno nel volontariato. I giovani portano nella propria carne i segni di una cultura segnata dalla frammentazione e dalla diversificazione. Una cultura che proprio noi, adulti e spesso giudici troppo severi, abbiamo contribuito a creare.

I giovani rivendicano la loro autonomia ma in fondo sentono l’esigenza di incontrare maestri, adulti che sanno indicare la strada.

“La domanda di fondo”, disse Giovanni Paolo II ai giovani raccolti a Tor Vergata durante il grande raduno del 2000, non riguarda solo il “che cosa fare” ma il “chi”: “verso chi andare, chi seguire, achi affidare la propria vita”. I giovani hanno bisogno di sapere in nome di chi possono accettare la sfida della vita e affrontare le difficoltà. È una domanda silenziosa, talvolta. Spetta agli adulti dare una risposta.

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