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“Tre frati ribelli”: sogna qualcosa di più

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 04/05/15

Un film sulla nascita dei Cistercensi

L'altro giorno ho visto Tre frati ribelli, un film che invita a sognare in grande realizzato da alcuni giovani di Schönstatt partendo da libro omonimo di M. Raymond. Nella pellicola si racconta la nascita dei Cistercensi.

Trailer Oficial 3 Monjes Rebeldes 2015 from proyecto3mr on Vimeo.

Dei giovani audaci hanno superato tutti gli ostacoli che si sono presentati loro durante vari anni di lavoro e hanno raggiunto il proprio sogno. Hanno creduto che i sogni si possono realizzare. E tutto perché hanno visto come San Roberto abbia avviato un movimento di rinnovamento, di ritorno alle origini, alla purezza della regola di San Benedetto, credendo nell'impossibile.

Vedendo la testimonianza di questo santo, essi stessi si sono infiammati e hanno lottato per il suo ideale. Maria li ha condotti in questa avventura. Sono stati audaci. Il loro modo di lottare e di confidare è un esempio per tutti. Se non sogniamo in grande, non arriveremo mai lontano.

A un certo punto del film, l'abate del monastero in cui entra San Roberto esclama: “C'è qualcuno disposto ad essere santo? C'è qualcuno disposto a rimanere nella breccia della muraglia?” Ascoltando quelle parole, il cuore di Roberto si infiamma. E anche il mio. Voglio essere santo. E anche rimanere nella breccia della muraglia.

Roberto vuole essere un cavaliere di Dio. Vuole sguainare la sua spada e non rimetterla mai nel fodero. Vuole essere fedele alla povertà e alla semplicità, sempre, senza conformarsi alle cose minime. Sogna di essere un nuovo San Benedetto.

Il suo sogno non è un atto di superbia. Crede semplicemente che Dio voglia che sia santo. È lo stesso invito che Dio rivolge a tutti noi. Roberto aveva tutto. Aveva delle possibilità. Avrebbe potuto diventare un grande cavaliere nel mondo, ma opta per un'altra strada. Vuole essere cavaliere di Dio. Vuole servire Lui con la sua vita.

Da quando entra in monastero, non si conforma a ciò che vive. Sogna di più e decide di vivere con radicalità la breccia della muraglia. Ogni giorno, in ogni lavoro e in ogni preghiera vuole essere santo. Non vuole conformarsi. Non vuole adattarsi. Sa che la sua vita vale la pena solo se la dona senza tenere nulla per sé.

La solitaria stella vespertina nel cielo rosso di un pomeriggio fa vedere a Roberto il suo ideale di vita. Il bianco argenteo sul rosso del fuoco. Guarda la stella e il fuoco si accende nel suo cuore.

Nelle notti di solitudine, quando arriva a dubitare della missione della sua vita, tornerà a guardare la stella. Nelle notti di passione, quando il suo ideale inizia a vibrare in altri cuori, la stella offrirà la sua luce e lui riposerà in Dio.

Il bianco della stella è per lui il suo ideale della purezza della regola in Cristo. Vivere come ha vissuto Benedetto, come ha vissuto Gesù. Vivere senza temporeggiare con il mondo, senza adattarsi alla debolezza della volontà che non vuole sforzi. Senza provare ad accontentare gli uomini fingendo di seguire i passi di Dio.

Sono la radicalità di vita e la lotta generosa a caratterizzare il suo percorso. Col passare degli anni, il bianco argenteo sul rosso fuoco significherà l'ostia bianca sul suo cuore innamorato. Il suo amore per Gesù dà senso a tutto. Gesù nell'Eucaristia gli ricorda ogni giorno fino a dove deve arrivare il suo amore.

È Cristo in mezzo al suo cuore di fuoco che palpita e arde per lui. Roberto confida e lascia che Gesù arda nella sua vita.

Possiamo accontentarci del minimo. Possiamo smettere di sognare le vette. Tutto può anche arrivare a sembrarci positivo, prudente. Cosa vuol dire realmente essere santi? Cosa presuppone il fatto di stare nella breccia della muraglia lottando per difendere la vita di tanti?

La nostra vita viene donata per salvare molti. Diceva padre Josef Kentenich: “La santità non consiste necessariamente nell'amore per la croce, ma nella conformità alla volontà divina”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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