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Potrò mai riabbracciare in Cielo mio figlio mai nato?

Mom’s hand and the hand of the baby

© Sharon Drummond

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 27/04/15

Il teologo Ancona: i legami terreni si ritrovano ma in una dimensione diversa, legata a Cristo

Una nostra lettrice ci chiede: "Rivedrò in Cielo il mio figlio mai nato? Dal momento che un giorno staremo nella "comunione eterna dei cieli" dove non esisterà più alcune legame terreno (moglie, marito, figli, ecc.) e godremo della sola presenza di Dio, come potrà una mamma non esserlo più, cioè come potrà non sentire il bisogno di "riabbracciare" i suoi figli (magari un figlio perso, mai nato), suo marito. Sarà possibile?”.

COSA "ACCADE" IN CIELO
Giovanni Ancona, ordinario di Teologia Dogmatica e decano della Facoltà di Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana risponde alla domanda, partendo «da una bella interpretazione del Cielo», fatta da un autore contemporaneo, J.B. Russell, il quale, nel suo libro su la storia del paradiso, afferma: "Il cielo è la comunità di coloro che Dio ama e che amano Dio. Noi conserviamo la nostra peculiare personalità, ma intrecciati insieme in una carità perfetta, sì che nell’abbraccio misericordioso di Dio ognuno ama ognuno […]. In cielo vedremo tutto il nostro amore, e la grazia e la pace si trasmetteranno a tutti e attraverso tutti, e tutto ciò viene osservato da ognuno, sì che l’amore di ciascuno si realizza compiutamente e si estende perfettamente a ciascun altro e a tutti. La reciproca unione degli uomini in Cristo non è solo nel cielo: è il cielo".

OGNUNO MANTIENE LA PROPRIA PERSONALITA' 
L’autore, ha spiegato ad Aleteia il prof. Ancona, – al di là di quanto si possa dire su una realtà che è oltre noi stessi – sostiene, anzitutto e correttamente, «l’idea che nel Cielo ognuno di noi conserva la propria peculiare personalità. La fede cristiana, infatti, comprende la risurrezione di ogni uomo come pienezza della propria vita e nell’unità del proprio essere che lo identifica personalmente, in relazione alla risurrezione di Gesù Cristo». 

IL RECUPERO DEI LEGAMI TERRENI
Detto in parole più semplici, prosegue il docente di Teologia dell'Urbaniana, «la risurrezione comporta per l’uomo il recupero di tutta la propria vita, di tutta la propria storia di relazioni, di legami; la risurrezione è la compiuta maturazione nel corpo di Cristo di tutta la storia personale di ciascuno. Si tratta così di una condizione trasfigurata e quindi non omologa alla condizione storica terrena». Per questo Gesù «afferma che le relazioni nel Cielo non possono venire equiparate a quelle terrene. Ciò non significa, però, che i nostri legami non li ritroveremo, sia pure trasformati». 

LA "NUOVA" RELAZIONE CON IL FIGLIO
Pertanto, conclude il docente, «proprio perché la risurrezione ci pone nel Cielo, che è lo stesso Dio, lì ritroveremo e matureremo tutto il fascio delle relazioni (parentali, affettive, ecc.) che hanno costituito la nostra storia di persone. Un figlio mai nato è sempre parte della storia di una madre e quindi lo ritroverà secondo il registro di una relazione del tutto nuova, in unione a Cristo e agli altri fratelli nella fede (l’amore reciproco in Cristo che è il cielo)».

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