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Il demonio censurato e rottamato: tutto è pronto per l’ultima battaglia

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Miguel Cuartero Samperi - pubblicato il 27/04/15

Diamo un'occhiata al nuovo libro di Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria

L’ultima battaglia: la vittoria di Gesù sul demonio (Piemme 2015) è il titolo di un libro di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria e autore di numerosi saggi di spiritualità e di teologia. Il nuovo testo farà sicuramente storcere il naso ad alcuni teologi e chierici perché ancora una volta il sacerdote bergamasco si sofferma sulla figura del demonio, come spesso ha fatto nei suoi libri (un’altra sua fatica letteraria si intitolava proprio L’Anticristo) e come fa spesso nelle sue catechesi radiofoniche.

Lo storcimento di nasi non sarà causato dalla puzza di zolfo (tradizionalmente considerata caratteristica olfattiva del regno di Satana) bensì dalla volontà di padre Livio di riproporre ancora una volta ai fedeli un personaggio che la teologia degli ultimi decenni ha accantonato considerandolo una realtà superata, una figura retorica, un astratto concetto teologico e uno strumento pastorale oramai desueto e controproducente. Per la teologia contemporanea il demonio ha smesso di essere un argomento di interesse, ha perso consistenza, subendo una metamorfosi che, da essere personale, lo trasforma in un mito, una metafora, un’attitudine o tendenza al male.

Tutte le eccezioni, tutti coloro che si ostinano ancora a parlare del diavolo come essere personale che agisce per distruggere le persone, le famiglie e – in generale – la Chiesa, sono considerate ostinate e nostalgiche voci tradizionaliste incapaci di stare al passo coi tempi. Ecco perché parlare del diavolo, in una omelia, in una catechesi, in un libro o in una lezione di teologia, fa storcere il naso e la bocca a non pochi.

Sta di fatto però che la Santa Romana Chiesa – che fino a prova contraria ha, per mandato di Cristo, un depositum fidei da custodire e da trasmettere alle generazioni future – non sembra aver messo ancora in agenda la rottamazione del personaggio più oscuro (e antipatico, è il caso di dirlo) della storia. Così come non è in programma – con buona pace di alcune correnti teologiche maggioritarie – la cancellazione del concetto di peccato, quella del vincolo matrimoniale, del celibato sacerdotale o dell’enciclica Humanae Vitae del beato Paolo VI, tutte norme considerate superate, sulle quali qualcuno vorrebbe mettere un veto.

E’ proprio papa Francesco, su cui molti avevano messo la speranza di un “tana-libera-tutti” che avrebbe snellito a ritmo di tango la teologia cattolica di queste norme e precetti millenari un poco impolverati, proprio Francesco ha ribadito, fin dalle sue prime omelie, l’esistenza e l’azione del demonio. Nella sua prima omelia (14 marzo 2013), citando l’intellettuale francese Léon Bloy, ha affermato che “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Sono numerosi i discorsi in cui il papa ha parlato del demonio come non si suole e non si vuole parlare ma la denuncia del Pontefice è arrivata il 29 ottobre durante la messa mattutina a Santa Marta quando Francesco ha affermato che:

A questa generazione, e a tante altre, hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui

E’ questa l’idea di padre Livio, che esordisce denunciando il silenzio della modernità sul demonio, una “amnesia inquietante” (pp. 7-10) che “rischia di demolire l’intero edificio della fede”. L’accusa è grave perché a censurare il demonio non sono solamente i materialisti, incapaci di riconoscere le realtà spirituali, ma sono anche i pastori delle anime, “teologi, biblisti e predicatori” complici di questa “furia demitizzante”, che “hanno fatto carte false per rendere evanescente la figura del diavolo”, espulso “dagli scaffali della teologia dotta” e relegato all’ambito della religiosità popolare come sinonimo di “ottusità mentale” e “creduloneria”.

Le cause di questo atteggiamento di diffidenza nei confronti del demonio sono da ricercare, secondo il sacerdote scolopio, nella mancanza di fede di alcuni pastori e teologi, è il “dilagare della incredulità” (p. 9) che fa considerare satana una figura mitologica e non una realtà presente e pericolosa per l’uomo, “una potenza personale, che vuole sistematicamente il male” (Romano Guardini).

A livello teologico (al di là dell’abbassamento di guardia nella vita spirituale) le conseguenze di questa operazione sono devastanti: considerare il demonio una figura retorica o una semplice immagine del male sminuirebbe la validità dell’insegnamento della Bibbia che, dall’inizio alla fine, registra la presenza di questo personaggio oscuro in costante lotta con Dio. “Che cosa resta del Nuovo Testamento  – si domanda padre Livio – se il principe di questo mondo viene trasformato in una figura mitologica?” (p. 8). E ancora: cosa resterebbe della storia della Chiesa (che letta con uno sguardo di fede presenta una continua battaglia del demonio contro i testimoni di Cristo)? Che senso avrebbe la morale cattolica, o una vita improntata sulla via del bene, se il diavolo non esiste e l’inferno è vuoto?

Il tentativo di eliminare satana dalla piazza “in omaggio alle esigenze della modernità” è comunque destinato a fallire di fronte alla evidenza: satana, angelo di luce ribellatosi alla maestà divina, esiste e agisce, combatte contro Dio, contro i credenti e contro la Chiesa. Nessuno rimane neutrale in questa battaglia perché “l’opposizione è radicale, la lotta inevitabile, il dialogo è impossibile”, “nessuna possibilità di armistizio tra i due regni” (pp. 136-137).

Proprio in questi ultimi tempi, afferma padre Livio, viviamo una battaglia inedita tra il demonio e la Chiesa, testimoniata dalla costante presenza della vergine Maria che “in previsione dell’inverno della fede e del dilagare dell’apostasia (…) ha moltiplicato le sue apparizioni” per difendere il mondo dall’attacco finale di satana. A questo proposito un recente libro pubblicato in Francia da René Laurentin (uno dei massimi esperti di mariologia a livello mondiale) tratta del ruolo di Maria negli ultimi tempi secondo le testimonianze di numerosi santi e mistici da Maria Agreda e Grignon de Montfort a Maria Valtorta e Faustina Kowalska (René Laurentin, La Vierge des derniers temps, Salvator 2014).

In effetti, la battaglia del demonio contro Dio passa attraverso due donne, comincia dalla progenitrice Eva tentata dal serpente (Gn 3) e termina con Maria madre della Chiesa a cui il drago vuole strappare Gesù, il bambino appena nato (Ap 12).

Il libro di padre Livio diventa dunque un trattato biblico-teologico sulla figura del demonio per riscoprire attraverso le pagine delle Sacre Scritture chi è, cosa vuole e quali tattiche utilizza questo angelo caduto. Il percorso biblico parte dai racconti della Genesi e termina con visioni dell’Apocalisse di san Giovanni che gettano luce sulla storia della Chiesa e sugli ultimi tempi.

Satana tenta Gesù nel deserto. Miniatura XIV sec.

Un capitolo a parte, lo meritano i Vangeli che “straripano di demoni” (p. 98) infuriati per la presenza di Gesù (“Sei venuto a rovinarci!” Mc 1, 24). I Vangeli affrontano la furiosa battaglia del tentatore contro Gesù di Nazareth, “uno scontro frontale” che il Figlio di Dio è chiamato ad affrontare personalmente durante la sua vita terrena. Gesù – tentato nel deserto per quaranta giorni (Mt 4,1-11) – scaccia i demoni e comanda agli apostoli di fare altrettanto. La risurrezione di Gesù, “la vittoria della croce di Cristo, spezza il potere di satana” (p. 97); sulla croce si concretizza il perdono dei peccati che è “il trionfo di Dio su satana” (p. 130). E’ per questo che il demonio se la prende ora con la Chiesa a cui, dall’inizio, non darà mai tregua (pp. 139-142) con l’obiettivo di volerla annientare (p. 233).

Il più luminoso degli angeli detesta Dio e odia l’uomo creato a “sua immagine e somiglianza” (Gn 1, 26); odia la Chiesa perché testimone della risurrezione di Gesù Cristo, della sua vittoria sulla morte, la odia ancora di più perché a lei fu promesso che “Le porte degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18).

Non si tratta qui di possessioni diaboliche, singoli casi da raccomandare ai migliori esorcisti in circolazione, ma del peccato che spezza la relazione vitale tra Dio e l’uomo e diffonde l’odio tra gli uomini. Satana, infatti “regna nel mondo attraverso il peccato” (p. 114)e “laddove abbonda il peccato, regna satana” (p. 115). A dire il vero, insegna padre Livio, gli esorcismi sono più facili delle conversioni: è più facile scacciare un demonio dal corpo di un posseduto che il peccato dal cuore di un peccatore (cf. p. 117).

Oggi, i segni della presenza di satana nel mondo sono facilmente riconoscibili: viviamo tempi di peccato, di immoralità, di inaudita violenza e di perversione; di allontanamento da Dio, di lotta fratricida tra gli uomini; l’uomo è diventato dio di se stesso (principio di “autodeterminazione”); la famiglia viene attaccata, l’identità maschile e femminile ridotta a semplice etichetta (le teorie gender), aborto ed eutanasia (tramite cui i bambini vengono uccisi prima di nascere e gli anziani prima di morire) divengono diritti inalienabili; il dio denaro domina in tutto l’Occidente mentre la Chiesa e i cristiani vengono perseguitati con una furia mai vista prima d’ora nella storia; in questa battaglia gioca un ruolo fondamentale anche l’Islam, religione radicalmente anti-cristiana, che pretende sostituire il cristianesimo cancellandolo definitivamente dall’Europa (224-228).

L’ultimo attacco di satana sarà di una violenza inimmaginabile, ma l’esito finale dell’ultima battaglia, non è oscuro: il libro dell’Apocalisse profetizza chiaramente la vittoria finale di Cristo e il definitivo annientamento di satana e dei suoi seguaci che, dopo l’ultimo furioso assalto alla Chiesa, verranno relegati all’inferno eterno da Cristo giudice vittorioso. Saranno tempi drammatici e terribili, ma la grande tribolazione culminerà nella condanna eterna di satana e nell’instaurazione della Gerusalemme celeste retta da Dio e illuminata dall’Agnello, abitata da coloro che sono stati redenti dal suo sangue.

p.s. A scanso di equivoci e onde contenere facili allarmismi, l’autore sottolinea che “la nostra generazione con ogni probabilità assisterà dal cielo, pregando e gioendo, a questo dramma conclusivo della storia umana” (p. 246). D’altra parte, al fine di evitare un atteggiamento troppo rilassato, tipico in chi – gravato dalla quotidianità – non vuol sentirsi toccato da eventi futuri, conclude che “siamo già chiamati a rivivere come in profezia quegli eventi futuri e a passare attraverso la grande tribolazione con la forza vittoriosa della fede”. Mala tempora currunt sed peiora parantur.

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