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Adattare il sogno alla realtà o la realtà al sogno?

Woman with question mark on blackboard © Gpointstudio / Shutterstock – it

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 27/04/15

Non lasciare che ti si spenga il cuore

A volte mi dispiace vedere come mi adatto in modo eccessivo alle circostanze. Mi giustifico quando mi lascio trasportare nelle mie debolezze e non faccio ciò che sogno. Mi dispiace vedere che grandi ideali si sgretolano di fronte ai miei occhi e perdono il loro fuoco iniziale.

Non faccio quello che voglio. Faccio quello che non voglio. Mi sento come San Paolo di fronte alla debolezza dell'anima. Il mio cuore si aggrappa alla terra e smette di lottare. Si disordina. Si sottomette. Non ha la libertà dei figli di Dio.

Come se i sogni perdessero forza improvvisamente e finissimo per pensare che sono impossibili. Che la carne è carne e lo spirito non riesce a elevarmi sul mondo. Come se il mio amore umano non si potesse colorare dell'amore di Dio. Come per un miracolo.

E tutto perché non mi lascio toccare. Perché non lascio entrare Gesù nella mia vita. Credo di dover tornare a guardare con gli occhi di un bambino quello che sogno per non sviarmi.

Voglio rallegrarmi per l'amore di Dio nella mia vita, ringraziare per la sua vicinanza, comprendere che la sua misericordia guarisce le mie ferite, e tornare così a sperare nelle cose più grandi e non conformarmi a quelle minime.

Sentivo dire qualche giorno fa: “Alcuni credono che essere umile sia sognare al diminutivo”. Non ho mai voluto sognare in piccolo, ma in grande, ma a volte la vita può imporsi e riesce a far sì che lasciamo parcheggiati i sogni della nostra giovinezza.

In modo sottile o più chiaro, la realtà sembra imporsi. Il sogno svanisce e la vita con la sua forza finisce per lasciarci un po' stanchi e tristi.

Mettiamo da parte gli sforzi e giustifichiamo il luogo in cui stiamo, difendendo la comodità della nostra situazione come qualcosa di inevitabile, irrinunciabile.

Pensiamo che non sia possibile vivere in altro modo, fare altre cose, mettere da parte certe paure. Diciamo che Dio vuole così, che è ciò che è giusto, l'unica cosa che si può fare nelle circostanze che ci sono state date. La Pasqua è un periodo per sorprenderci di nuovo di fronte al miracolo, di fronte al mistero.

Papa Francesco dice così: “Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione”.

Vivere davvero la Pasqua presuppone il fatto di aprire il cuore alla grazia che trasforma tutto. Senza paura. Senza accomodarci. Perché è vero che tutto può essere giustificato quando ci rendiamo conto che la vita e il sogno procedono su vie diverse.

Vogliamo allora adattare i nostri sogni alla realtà, e non fare il contrario. Come se non si potesse sognare in grande, il mistero della vita, l'impossibile.

Non vogliamo che ci si spenga il cuore. Non vogliamo che si conformi, né che si mitighino gli aneliti di santità e che la vita scorra su vie comuni, conservatrici, mediocri, tiepide, forse troppo umane.

Sogniamo il fuoco e l'ansia di dare la vita per amore, per Gesù che ci chiama, per la sua legge che è dolce, per il suo cuore che ci ama. Siamo disposti a spezzarci per colui che ha bisogno della mia vita come cammino di speranza.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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