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Il Vaticano: per fermare l’aggressione dell’Isis, ok anche all’uso delle armi

Mons. Paul Richard Gallagher – CPP

© MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

<span style="font-family:'Avenir Next', Helvetica, Arial, sans-serif;font-size:14.001000404358px;line-height:normal;">January 31, 2015: Msgr. Paul Richard Gallagher, Vatican Secretary for Relations with States, during the inauguration of the 86.mo judicial year Court of the State of Vatican City.</span>

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 21/04/15

Monsignor Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati: azione multilaterale nel rispetto del diritto internazionale

«E' lecito arrestare l’aggressione attraverso l’azione multilaterale e con l’uso proporzionato della forza». Il Vaticano dà il via libera ad un intervento militare incisivo nei confronti dell'Isis, sempre legato al placet della Comunità Internazionale. 
Lo spiega in un'intervista ad Avvenire (21 aprile) l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati.

PRIMO PASSO E' DEPORRE ARMI
«Prima di tutto vorrei sottolineare che non si può affidare la risoluzione di un conflitto, di qualunque tipo sia, alla sola risposta militare», ha premesso Gallagher. La via della violenza porta solo alla «distruzione». Dunque «il primo passo urgente per il bene della popolazione della Siria, dell’Iraq, e di tutto il Medio Oriente è quello di deporre le armi e di dialogare e approfondire le cause che sono all’origine dei conflitti e che vengono poi sfruttate dall’ideologia fondamentalista». 

FERMARE L'AGGRESSORE NEL RISPETTO DELLE REGOLE 
Il "ministro degli esteri" vaticano ha ricordato le parole del Santo Padre, quando ha affermato che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale. «Al riguardo, l’intervento del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, all’Assemblea Generale dell’Onu, il 29 settembre 2014 – ha aggiunto Gallagher – è stato molto chiaro e preciso. In questo momento non possiamo parlare dell’azione militare di uno Stato in risposta a quella di un altro, perché le nuove forme di terrorismo sono “transnazionali”, cioè riguardano i territori di diversi Stati». 

"MEZZI" PER EVITARE NUOVE INGIUSTIZIE
Dunque «è lecito arrestare l’aggressione attraverso l’azione multilaterale e con l’uso proporzionato della forza. Sarà responsabilità della Comunità internazionale riflettere sui mezzi migliori per fermare ogni aggressione ed evitare il perpetrarsi di ingiustizie nuove e ancor più gravi». 

VIOLATI SISTEMATICAMENTE I DIRITTI UMANI
Nel caso specifico delle violazioni e degli abusi commessi dallo “Stato islamico” «sembra opportuno che gli Stati della regione siano direttamente coinvolti, assieme al resto della Comunità internazionale, nelle azioni da intraprendere con la consapevolezza che non si tratta di proteggere l’una o l’altra comunità religiosa o l’uno o l’altro gruppo etnico, ma delle persone che sono parte dell’unica famiglia umana e i cui diritti fondamentali sono sistematicamente violati».

APPELLO AI LEADER MUSULMANI 
Secondo Gallagher, rivolgendo lo sguardo all'aspetto religioso, «tutti i leader religiosi, non soltanto i musulmani sono coinvolti in questa drammatica situazione e sono chiamati a svolgere un ruolo di vitale importanza per lottare contro il fondamentalismo, favorire il dialogo interreligioso e interculturale e l’educazione alla reciproca comprensione. La religione non si può strumentalizzare per giustificare la violenza».

CONDANNA UNANIME CONTRO LE STRAGI
Resta il problema di fondo che alcuni di questi gruppi terroristici «si appellano all’Islam per giustificare il loro operato». Allora, conclude il segretario vaticano segretario per i rapporti con gli Stati, «è chiaro che i leader musulmani hanno una importante responsabilità nello sconfessare e nel condannare senza alcuna ambiguità le pretese del cosiddetto “Stato islamico” e le atrocità commesse alle persone per il solo motivo della loro appartenenza religiosa».

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